martedì 30 aprile 2013

Once Upon A Time 2x20 - The Evil Queen

Eccoci qua, altro giro, altra corsa, altro Once Upon A Time.
Se lo scorso episodio era incentrato sul rapporto fra Rumplestiltskin e Belle/Lacey, su ciò che lei rappresenta (o meglio, rappresentava) per lui e sul concetto - se vogliamo - di redenzione, questo è tutto su Regina.
La Evil Queen è uno dei personaggi che reggono la serie (insieme a Rumplestiltskin, chevvelodicoaffà), perché se avessimo dovuto contare su LOLlo&gentil consorte, ma ciao bambini. (Sì, c'è Emma, ma mi si sta ammosciando, rispetto agli inizi prima serie).
Ora, due sono le cose con Regina: la prima è la vendetta. Snow le ha fatto un torto - ok, uno grosso - e lei se l'è legata al dito. Ogni sua azione, fin dall'inizio, è pensata in funzione del compimento di questa vendetta. L'altra è l'amore. Regina è l'unica senza happy ending. Lo è fin dall'inizio e non solo  per colpa di Snow: lo è per colpa di quella psicopatica di Cora, in realtà, che le ha sempre negato ciò che un figlio vuole: essere amato. E il bisogno di Regina, quello più vero, è essere amata. Vuole essere amata dagli altri. Vuole nel senso più profondo del termine, lo vuole punto e basta.
Devono amarla. Perché lo dice lei e non azzardatevi a protestare che vi fa fare una brutta fine. Il fatto è che Regina non vuole accettare il rischio di non essere amata: l'amore, nell'accezione che lei dà al termine, è una forzatura.
Potenzialmente, è un conflitto della madonna. Funziona alla grande.
Cioè, funzionerebbe.
Se solo lei non fosse, con tutta evidenza, completamente scema.
Ha la mentalità di una dodicenne viziata. Mi può stare bene all'inizio - anzi, no, non mi può stare bene perché una persona adulta non ragiona in questo modo.
Ora, parliamone. 
Perché i sudditi dovrebbero amarla? Perché lei è la regina. Non importa se combina loro le peggiori cose, se li massacra, se li tratta come pezze. Lei è regina, quindi va amata di default. E già così è una stronzata abissale: non si capisce come faccia questa tizia, abbastanza intelligente da ordire trame e intrighi, a crederci. Ma se poi ci mettiamo pure il "ammazzo Snow e, una volta tolta di mezzo lei, ameranno me" ecco, no.
Semplicemente, no.
E questo per quanto riguarda la Regina nei flashback. La Regina del presente, quella di Storybrooke, è pure peggio: perché ha visto fallire i suoi piani millemila volte, ma continua a provarci. Sempre nello stesso modo. E commette sempre gli stessi errori. Imparare dall'esperienza no, eh?

In sintesi: il flashback è il solito tira e molla fra Regina e Snow che forse-si-capiscono, forse-si-perdonano, poi succede qualcosa e va tutto a carte quarantotto, con Regina che sembra essere sul punto di redimersi e poi diventa cattiva peggio di prima. (Va detto che Rumplestiltskin le dà una bella spinta giù per la china della malvagità).
Altre cose.
  • In grazia del suo super-mozze detector, Emma ha sgamato che Tamara puzza (in senso metaforico) come il pesce di tre giorni. Solo che perfino mammà sua (melensa come non mai) non le vuole credere. Insinua che stia cercando di riprendersi Neal e si rifiuta di dare anche un minimo di credito all'indizio più incriminante: il biglietto delle equivalenze, nel quale stanno scritti i nomi delle persone e a chi corrispondono nel mondo delle fiabe. Henry le crede, però, e i due inaugurano Operation Praying Mantis, una nuova missione. Nel bel mezzo dell'ispezione in camera di Neal e Tamara vengono sgamati proprio da lui, il quale rivela di essere l'autore del famoso biglietto con i nomi.
  • Il caro Henry è sotto incantesimo. Regina gli svela i dettagli del suo malvagio piano: uccidere tutti gli altri, cancellando Storybrooke per sempre, e tornare nella foresta incantata solo loro due (perché, veniamo a sapere, la maledizione ha una sorta di bottone di auto-distruzione). Ovviamente, il ragazzino inorridisce al sentire una cosa del genere (come chiunque dotato di un intelletto superiore a quello di un paramecio avrebbe potuto capire. No, Regina, tu no) e la nostra Evil Queen gli cancella la memoria. Perché dirgli tutto? Sono indecisa fra "perché sì", "perché è fantasy", "perché gli spettatori devono sapere e non avevamo voglia di sbatterci a trovare un modo meno scemo di veicolare le informazioni".
  • I fagioli magici sono spariti. Com'era chiaro sarebbe successo fin dall'inizio. Vatti a fidare dei mascheramenti di Fata Suorina. Ne è rimasta una pianta sola, indovinate chi ce l'ha.
  • Hook è di nuovo in pista, e, a quanto pare, è in combutta con Tamara e Greg: si illudeva di aver scuoiato il coccodrillo e invece ciccia, eccotelo là che si diverte e ridacchia con il troione da sbarc... ehm, Lacey. Fra l'altro, Regina ha tentato di fregarlo, usandolo come distrazione per riuscire a prendere una sorta di diamante - conservato nella bara di Snow - e guardato a vista da Malefica versione zombie autorigenerante. Come faccia Hook a salvarsi non si sa, ma tant'è. Don't ask (Well you should know by now the one thing I excel is surviving e con questo ci ha pagato. E va bene che Hook è fico, ma onestamente questa mi sa un po' di pezza a colori. Poi magari nel prossimo episodio ci diranno come ha fatto, ma per adesso l'impressione è un altro "perché sì" grosso come una casa).
  • Greg vuole qualcos'altro oltre trovare suo padre, ma non ci dice che cosa (cattivo!).
Però, quello che mi interessa, ma davvero tanto, è il braccialetto che blocca la magia.

You might be able to get rid of the leather, but inside are the toughest metals and machinery known to man, and right now they're counteracting every magic bone in your body.

Okay, di cosa stiamo parlando? Incursione nella fantascienza? No, perché nel caso io ci sto, eh.

Vedo, prevedo e stravedo anche:
  • nel season finale Storybrooke scompare. Alla fine della prima stagione, avevamo il ritorno della magia, con i personaggi delle fiabe, finalmente memori della loro vera identità, imprigionati nel mondo reale. Simmetricamente, alla fine di questa scommetto che li sbatteranno nella Foresta Incantata... o in quel che ne è rimasto. Altrimenti, perché presentarci Mulan, Aurora e Philip per poi lasciarli andare?
  • le parentele. Ridendo e scherzando, sono tutti un'unica famiglia felice (vabbé, felice si fa per dire). Siamo proprio sicuri che Regina sia figlia di suo padre e non di Rumplestiltskin e Cora? (Se fanno una cosa del genere, che cambino pure nome in Once Upon A Beautiful... e non contino sulla mia presenza fra gli spettatori).

lunedì 29 aprile 2013

Croce e delizia - ma più croce

Lo so che sto latitando da almeno due (tre?) settimane e che posto solo sul Dottore e su Once Upon a Time.
Che posso dire?
Intanto, che sono ancora viva (a meno che questo non sia un post direttamente dall'aldilà, una specie di scrittura automatica su blog). Ipotesi affascinante, ma cervellotica. No, ci sono, punto.
È che non è un gran periodo, gente, quindi ho poco da raccontare e quel poco è, beh, deprimente a voler essere generosi.
Sto leggendo - parecchio, in effetti - e quanto alla scrittura... mettiamola così: mi sto picchiando con un manoscritto da rivedere. Il problema è che le sto prendendo e, come sempre quando c'è da impegnarsi, il neurone vede bene di sfarfalleggiare in altre direzioni.
La sirena che mi sta chiamando con il suo canto ammaliatore è, in realtà, coperta di squame e con dei grossi denti. Non so quanto a lungo riuscirò a resistere prima di mollare gli ormeggi, salutare tutti e sprofondare nella croce e delizia del finire una storia rimasta a metà da troppo tempo.
(Invece ora sprofondo nella croce e delizia - si fa per dire - di una relazione geologica per delle terre armate.)

domenica 28 aprile 2013

L'angolo della monomania: Doctor Who 7x10 - Journey to the centre of the TARDIS

Ho appena finito di vederlo ed eccomi qua, a parlarne.
Prima domanda, secca secca: mi è piaciuto?
Mmmm, sì. L'ho trovato meglio dei due che l'hanno preceduto.
Diciamo però che c'è una cosa che mi ha un po' stufata - e tanto vale togliersela dai piedi subito: quella cosa de "inizio-grande esplosione con scintille" e facce da oddiooddiosiamo in pericolo mortale. In questi momenti la recitazione, specie quella di Smith, a me pare un po' sopra le righe. Preferivo di gran lunga quando le cose cominciavano in modo tranquillo per precipitare - so che suona assurdo - con calma. L'impressione di voler gettare lo spettatore nel pericolo dopo secondi trenta dall'inizio dopo un po' stanca.
A parte questo - e a parte il subplot dei fratelli con la redenzione di quello stronzo che mi è parso un po' inutile - l'episodio dà quel che promette: un viaggio all'interno del TARDIS. Con alcuni scorci davvero molto suggestivi, come la famosa piscina. O la culla di River Song. Il modellino del TARDIS fatto da Amy Pond quand'era piccola. E la biblioteca (now, that's showing off) e l'enciclopedia su Gallifrey in bottiglia! Le voci! Sono riuscita a distinguere la voce di Ninth in Rose "The assembled hordes of Gengis Khan couldn't get through that doors and believe me they've tried" e l'indignato "We are in space!" di Donna in Runaway Bride. (Okay, confesso, ho fangherleggiato.) 
Il richiamo all'Occhio dell'Armonia, direttamente dalla serie classica e dal film.
Trattandosi di un paradosso, la storia si avvolge su se stessa e, alla fine, è come se non fosse successo nulla... se si escludono alcuni piccoli particolari, come la foto strappata all'inizio - che alla fine è invece intera - a l'atteggiamento del fratello stronzo (ve l'ho detto che è contrito, pentito e redento).
Si gettano le basi per l'episodio del Cinquantenario - Clara ha visto il nome del Dottore - e finalmente lui ha aperto la ciabatta e le ha rivelato - spaventandola a morte - di averla già incontrata prima. E di averla vista morire. (La cosa ha breve durata, perché nel paradosso le perde queste memorie, incluso il nome del Dottore, ma sono sicuro che spunteranno fuori giusto in tempo).
Ammetto di avere iniziato la visione con qualche pregiudizio.
Ci sono alcune cose, del Dottore, che non voglio sapere. E non le voglio sapere perché sono parte integrante della sua magia e del suo fascino - anche se con questo Undicesimo e con questa gestione della serie vado poco d'accordo. Il bello del Dottore sono i suoi segreti. E il bello dei segreti è che li vuoi e non li vuoi sapere: vuoi conoscerli perché sei curiosa, e nello stesso tempo non vuoi perché la conoscenza è come una luce forte che fuga tutte le ombre. Rende ogni cosa molto chiara. E molto meno affascinante. Per questo, non ero molto convinta che mostrarci l'interno del TARDIS, il suo centro, nientemeno, fosse una buona idea. Lo scrittore, adottando il trucco del paradosso, se la cava, perché di fatto resetta tutto quanto, quindi, sì, ci fa sbirciare, ma nell'economia della main storyline è come se non avessimo sbirciato. 
Da fan, sono contenta di quello che ho visto. Ma sono anche perplessa: mi sembra che, per mantenere il passo con aspettative sempre più alte - o forse per "alzare l'asticella" lassù dove mai è arrivata -, ci si stia sparando, in rapida successione, le cartucce migliori, sputtanando - scusate l'espressione - il vero "tesoro" della serie, il motore immobile: tutte le cose che il pubblico non sa, non ha mai visto e che fanno parte del mito. Come, appunto, l'enormità del TARDIS.
Voglio sperare di sbagliarmi.

martedì 23 aprile 2013

Once Upon A Time 2x19 - Lacey

Che non parlo di Once Upon A Time è parecchio tempo: un po' perché gli ultimi episodi non mi hanno entusiasmata più di tanto (prevedibili, purtroppo) e un po' perché bloggo sempre meno in generale.
Però questo diciannovesimo episodio della seconda stagione mi è piaciuto proprio: ha momenti divertenti, momenti inquietanti, promette conseguenze notevoli e, sì, è centrato su Rumplestiltskin e Belle o meglio, Lacey.
Un sacco di cose sono successe (e, possibilmente, succederanno) a Storybrooke.
A parte che Cora ha tirato le cuoia con la gentile collaborazione di Snow (che ora è oppressa da melensi sensi di colpa, come se non fosse già abbastanza lagnosa di suo), il caro August - alias Pinocchio - è tornato ad essere un bambino dopo il coraggioso sacrificio dello scorso episodio. Peccato non abbia fatto in tempo a rivelare a Emma che Tamara, la bella fidanzata di Neal, non è quello che sembra. Sì, perché, tanto per cominciare, è un'assassina e poi, ma questo August non lo sa, tresca con Greg, l'automobilista che, tanto opportunamente, ha messo sotto Hook la notte in cui Belle ha perso se stessa varcando i confini della cittadina spinta da un proiettile. Come dire che per Neal ed Emma si è aperta un'autostrada... e che lui per essere un truffatore - o un ex-truffatore - è: a) singolarmente tonto e b) palesemente cornuto.
Inoltre, c'è la questione-fagioli, che non sono quelli di Bud Spencer e Terence Hill: mentre Emma, Mr.Gold ed Henry erano a NY alla caccia di Baelfire, Snow, LOLlo il principe del LOL e i nani hanno "adottato" Anton detto Tiny, il gigante - o meglio, l'ex-gigante - e hanno dato vita a una coltivazione illegale di fagioli magici, con i quali sperano di poter tornare a casa. La Fata Turchina versione suora (nun se pò guardà) ha provveduto a un mascheramento magico per impedire a Gold e soprattutto a Regina di scoprire cosa stanno facendo.
Last but not least, la profezia: la veggente - causa scatenante di tutti i casini di Rumplestiltskin - ha previsto che un ragazzino l'avrebbe condotto da suo figlio... e che il ragazzino medesimo sarebbe stato causa della sua rovina. Alla notizia, lui non si è scomposto più di tanto: il marmocchio rompe? Facciamolo fuori, che problema c'è? Solo che il destino (a.k.a. gli sceneggiatori) ha un perverso senso dell'umorismo: perché quel ragazzino è Henry, il suo neo-acquisito nipote.
Ora, il nostro Mr.Gold/Rumplestiltskin, perdutamente innamorato della smemorata Belle, sta rigando dritto e ci si impegna proprio. E siccome non sembra voler uccidere Henry, tenta di farsi aiutare dall'unica persona che ha sempre trovato il modo di tirare fuori il meglio da lui: Belle, appunto.
La quale accetta di aiutarlo. Non si ricorda di lui, ma trae una logica conclusione: se ha dimenticato, vuol dire che ha un passato. E che, probabilmente, lui ne faceva parte.
Solo che... possono le cose andare lisce? Ovviamente no.
Mentre Gold, tutto contento,va a farla dimettere dall'ospedale (evidentemente, a Storybrooke non hanno problemi di posti letto, perché questa ci bivacca da ventordici episodi), Regina ci mette lo zampino: oltre al fatto che le hanno ammazzato mammà, non ha preso un cazzo bene la notizia - datagli con tatto esemplare proprio da Gold - che Baelfire altri non è che il padre di Henry.
E casualmente, proprio mentre Gold è girato dall'altra parte, lei capita in ospedale e Belle, povera, ingenua Belle venuta giù con la piena, apre la ciabatta e le spiffera che Mr.Gold ha promesso di aiutarla a ritrovare la memoria. La nostra Evil Queen preferita si ritrova una vendetta servita su un piatto d'argento: fornisce a Belle delle false memorie e la trasforma in Lacey.
Prendi appunti, Tom!
Lacey è una specie di zoccola da bar che beve come un portuale, gioca a biliardo che manco Tom Cruise ne Il colore dei soldi e ha una moralità a dir poco labile. Ci manca solo che rutti e poi il quadro è completo.
Quando Gold la trova - in quella che è, evidentemente, la bettola cittadina, un postaccio dall'evocativo nome di Rabbit's Hole il cui emblema è, manco dirlo, un coniglio bianco dall'aria inquietante e tutt'altro che coccolosa - il poveraccio rimane lì come un pesce lesso.
A capire cosa è successo e chi c'è dietro ci impiega tipo un picosecondo e, incazzato come una biscia, va a protestare da Regina, ma stavolta è uno a zero per lei. Lo prende pure per il culo: c'è suo figlio, in giro, e lei sa bene che lui farà di tutto per nascondere la sua natura malvagia. Rumplestiltskin deve rigare dritto, il che significa che ha le mani legate. Spezzare la maledizione, gli dice? Ci vuole il bacio del vero amore, insomma, Lacey deve innamorarsi di te e, visto il tipo, è molto poco probabile. 
Il nostro, a questo punto, è in difficoltà come mai l'abbiamo visto. Cosa può fare? A chi può chiedere aiuto? C'è solo una persona cui può rivolgersi. Sì, avete indovinato. A LOLlo, il principe del LOL, paladino del melenso de "I will always find you". In fondo, anche se Regina aveva alterato la memoria sua e di Snow - rifilandogli una moglie - quei due si cercavano disperatamente e tanto hanno fatto che si sono innamorati lo stesso, no?
Sei proprio sicuro di aver chiesto alla persona giusta?
Good thinking, Mr.Gold! La strana coppia (neo-consuoceri, fra l'altro) parte all'attacco del problema. E, devo dire, che è un paio che, per quanto male assortito, funziona.
Forse funziona proprio perché è male assortito: le loro scene sono divertenti e leggere senza essere stupide e scivolano via che è un piacere. 
Il segreto, dice LOLlo, è che deve far vedere a Belle/Lacey l'uomo di cui si è innamorata e la scintilla della vera personalità che è in Lacey farà il resto... forse.
L'inizio del rapporto fra Rumplestiltskin e Belle è il leit motiv di tutto l'episodio e vediamo, nella parte di flashback, proprio i primi giorni della convivenza, con lei che singhiozza talmente forte da esasperarlo e lui che va a protestare per il casino - It's making it very difficult for me to spin. You know, I do my best thinking then - e le regala un cuscino - No, no, no. It's not to help you sleep, dearie. It's to muffle the cries so I can get back to work!  -  oh, l'ho adorato in questo episodio, ancora di più che nel primo in cui compare Belle.
Ma, proprio nel bel mezzo di questo scambio, entra in scena... Robin Hood! Che si fa beccare - come un pollastro - a rubare una bacchetta magica e finisce nella camera di tortura di Rumplestiltskin (che continua a dare da lavare a Belle grembiuli sporchi di sangue). Lei però non ci sta e libera il prigioniero... il quale fugge portandosi via la bacchetta. E Rumplestiltskin si incazza come una iena: portandosi dietro Belle (il "What?" di lui quando lei gli dice che ha liberato Robin vale da solo tutta la puntata!) parte per andare a ucciderlo e insegnare una lezione a chi ha osato rubare in casa sua. Per farvela breve - mi sto dilungando un sacco - il ladro gentiluomo aveva un ottimo motivo per volere la bacchetta e Belle riesce a piegare Rumplestiltskin ai suoi voleri... e a sbalordirlo. (E, sì, c'è anche la scena della biblioteca.)
Stanti queste cose, Mr.Gold ci prova, davvero, a mostrare il lato migliore di sé. Del resto, è di quello che Belle s'è innamorata, no?
Una mise raffinatissima
Chiede un appuntamento a Lacey e lei propone una cena... da Granny. 
(Non c'è un ristorante decente?) 
Ora, se Belle sembrava una contadinotta venuta giù con la piena, Lacey ha un gusto tutto suo.
Discutibile.
Si presenta con un vestito da tigre del ribaltabile per il quale la prende per il culo pure Granny (What the hell happened to you? You raid the back of Ruby's closet?). Mr.Gold le ordina hamburger e una Coca, lei cambia: vuole una parmigiana di pollo (che porcata sarebbe?!) e vino bianco e che lasci pure la bottiglia, grazie.
Fa anche domande scomode: è fin troppo interessata alla reputazione di lui il quale, va da sé, nega e si schermisce: chi, io? Sono solo uno che ha un negozio e procura cose rare. Lei - che nel frattempo s'è di nuovo attaccata alla bottiglia - fa mostra di crederci e dopo poco si alza per andare al bagno (con la grazia di un camionista di centotrenta chili che si chiama Ugo e manca solo che si gratti dove non batte il sole). Il povero Gold è sempre più perplesso, ma aspetta a mangiare finché non gli viene un dubbio. Che si trasforma in amara verità: Lacey è scappata dalla finestra del bagno e lui la trova dietro l'angolo a farsi smanazzare in mezzo alla strada dallo sceriffo di Nottingham (incontrato durante la caccia a Robin Hood e, onestamente, davvero un bel vedere, anche se un po' grezzo). Siamo alla resa dei conti: lei ha accettato l'invito solo per essere gentile. Magari Belle lo amava, ma ehi, lei è Lacey, non Belle. Rumplestiltskin, dunque si ritira, ma viene raggiunto dall'ex-sceriffo che cerca di scusarsi, dicendo che non sapeva che lui e Lacey stessero insieme. Il nostro ammette che no, non stanno insieme, infatti. E quando il poveraccio tira un sospira di sollievo, Rumple molla gli ormeggi... e lo mena con il bastone.  Lacey lo scopre.

Lacey: So it is true then, what they say about you.
Mr.Gold: Yes. It's all true.
Lacey: You are... you are not who I thought you were. And I'm glad. You really are as dark as people say.
Mr.Gold: Darker, dearie. Much darker.

Dopo questo scambio - quando lui dice "it's all true" sembra contemporaneamente esasperato, disperato e quasi sollevato. Robert Carlyle è un attore fantastico, continua a dare sfumature al suo personaggio - Rumplestiltskin ricomincia a pestare e Lacey lo guarda, con l'aria di avere - scusate la poca finezza - le mutande in fiamme.
E qui mi domando: Regina si è limitata a darle delle false memorie, oppure tirava specificamente a fare in modo che lui la smettesse di cercare di fare il bravo ragazzo e tornasse al peggio di sé? O forse è questo il lato oscuro, più nascosto, di Belle?
Altre cose che succedono:
Emma è tormentata sia da quello che August non è riuscito a dirle che dalla prospettiva di dover scegliere fra il mondo reale e quello fantastico.
Regina scopre i fagioli magici. Con una facilità allarmante. Fata Turchina, i tuoi incantesimi sono una pippa!
E Tamara e Greg? Ah, non stanno certo con le mani in mano e vedono bene di contrabbandare a Storybrooke... Hook legato come un salame.
Come ho detto, mi sono goduta l'episodio: non ci sono praticamente sbavature, né momenti di noia (forse perché il tempo in scena di Snow e Lollo è limitatissimo?). E, posso dirlo? Belle versione troione da sbarco è decisamente più divertente! 
Ora sono proprio curiosa di sapere cosa succede: datemi il ventesimo episodio! Subito!

domenica 21 aprile 2013

L'angolo della Monomania: Doctor Who 7x09 - Hide

Pee-ka-boo! 
Questa settimana il Dottore fa un'incursione nell'horror. Il trailer prometteva bene e devo dire che non sono rimasta per niente delusa.
25 novembre 1974: il Dottore e Clara si presentano a Caliburn House, un'antica dimora infestata di proprietà del professor Alec Palmer, parapsicologo. Il professore, insieme alla sua assistente, Emma, che è dotata di poteri psichici, sta facendo ricerche per chiarire il mistero.
Ovviamente, le cose sono più complicate di quello che sembrano, o meglio, sono diverse da quello che sembrano e il Dottore finirà per trovarsi in seria difficoltà.
Vorrei sottolineare che questo episodio ha lo stesso autore di The Rings of Akhaten, ma questa volta devo dire che centra l'obiettivo senza grosse sbavature. A me ha ricordato, per esempio, La casa d'inferno di Matheson e L'incubo di Hill House di Shirley Jackson, libri che adoro (e che mi hanno messo addosso, soprattutto quello di Matheson, una gran fifa).
Le sequenze con il Dottore e Clara che se ne vanno a caccia del fantasma nella più classica delle situazioni - soli, notte di tregenda, luce di un candeliere - sono ben fatte e hanno la giusta tensione. Perfino uno degli scambi più cliché di questo tipo di storie
"Ho paura, ma non c'è bisogno che mi prendi per mano"
"Ma io non ti sto prendendo per mano"
seguito da fuga precipitosa, fa il suo sporco lavoro.
Al di là del plot, questo episodio è importante, a mio parere per diversi motivi.
Prima di tutto perché, analogamente a quello che è successo con Rose, il Dottore porta Clara fino alla fine della Terra (il suo scopo, stavolta, è del tutto differente), ma questo genererà un confronto piuttosto serrato con la ragazza che sbatte la faccia sulla diversità del Dottore, che riesce a tollerare il paradosso di muoversi nel tempo, in epoche nelle quali tutte le persone che conosce sono morte.
Poi perché il Dottore sta continuando a cercare di sciogliere il mistero dell'identità di Clara - alla fine ammette di essere andato a Caliburn House non per trovare il fantasma, ma per poter chiedere a Emma cos'è Clara.
Infine, perché - forse vedo e stravedo anche - ci ho trovato un po' di riferimenti a Rose. Credo che stiano preparando il terreno per il Cinquantenario ed ecco quello che ha fatto scattare il mio fangirl-alert.
Come prima cosa, eccovi questo scambio fra il Dottore e Clara:

Clara: Can't you just... y'know? What? Fly the TARDIS into the parallel universe?
Dottore: Ah, it's not a parallel universe. It's a POCKET universe.
Il Dottore sa bene che il TARDIS non può volare in un universo parallelo. Lo sa fin troppo bene...

E il secondo è questo:

It's the oldest story in the universe - this one, or any other. Boy and girl fall in love, get separated by events -
war, politics, accidents in time. She's thrown out of the HEX, or he's thrown into it. Since then they've been yearning for each other across time and space -across dimensions - this isn't a ghost story, it's a... love story!

Ecco, secondo me, questa frase non si riferisce alla sua situazione con Clara - anche se è verissimo che sono stati separati due volte - ma quell'across dimensions mi fa pensare che lui si riferisca a ciò che è successo con Rose. E il tono in cui lo fa, molto sereno, mi ha portato a pensare che si tratti di una chiusura, che il Dottore abbia fatto pace con i suoi sentimenti - penso sia successo molto tempo fa - e che finalmente lo ammetta. Devo dire, comunque, che sono molto curiosa di capire cosa succederà quando si troverà davanti Rose.

Cose che mi sono piaciute: 
  • Clara e il Dottore che si qualificano come "ghostbusters";
  • l'attrezzatura vintage del professore;
  • le scene con l'essere che si muove nel buio (sono una fifona, mi hanno spaventato);
  • le scene nel bosco;
  • lo scambio fra Clara e la Voice Interface del TARDIS. Lo so che nella prima serie l'abbiamo vista agire come ologramma di Ninth e che nella sesta ha dato filo da torcere a Eleventh (in Let's Kill Hitler), ma questa volta lo fa di testa sua. E no, Clara non le piace proprio;
  • l'accenno ai Baker Street Irregulars. (No, non sono i ragazzini di strada che aiutano Sherlock Holmes);
  • il volo di Clara nel TARDIS.
  • il Dottore che rientra attaccato al TARDIS come Capitan Jack in Utopia.
Cose che mi hanno lasciata un po' così:
  • il subplot romantico fra il professore ed Emma, che è a dir poco tiepidino;
  • la storia della pronipote che vabbé, se ne poteva pure fare a meno;
  • la virata improvvisa con la storia d'amore fra mostri;
Nel complesso, però, non si tratta di veri e propri difetti, ma solo di perplessità che sono strettamente connesse con la mia insopportabile pignoleria.
Il prossimo episodio promette di soddisfare una curiosità che ho da quando ho visto per la prima volta il TARDIS: ma quanto è grande e cosa c'è dentro? Settimana prossima... Journey to the center of the TARDIS!

domenica 14 aprile 2013

L'angolo della monomania: Doctor Who 7x08 - Cold War

Lo so, lo so, questa settimana la Parietaria è stata mollata a se stessa.
Che dire? Troppe cose cui stare dietro e questo blog ne risente.
Con il migliorare del meteo prevedo di stare pochissimo in ufficio - ho un mucchio di lavoro arretrato da sbrigare fuori - e ci sta che i post si riducano drasticamente.
Comunque, parliamo di cose serie. Parliamo dell'ultimo episodio del Dottore.
Le mie aspettative erano davvero alte e, come ho già detto nell'altro post, per diverse ragioni. Per via della mia passione per i sottomarini (e per Caccia a Ottobre Rosso) e perché è scritto da Mark Gatiss. 
Ora, a parte che io lo adoro quando interpreta Mycroft Holmes e lo adoro anche di più in quanto autore di Sherlock (insieme a Moffat, ma per Moffat provo sentimenti contrastanti), trovo gli episodi scritti da lui dei veri, piccoli capolavori, all'altezza dei migliori di Moffat (quando però non lo lasciavano pacciugare con la main storyline): il mio preferito è The Unquiet Dead con un Christopher Eccleston in formissima che incontra Charles Dickens. Pochi episodi mi piacciono quanto quello, ma ha messo in saccoccia anche The Idiot's Lantern (seconda serie), Victory of the Daleks (quinta serie, e, per quanto il Dottore di Smith non mi piaccia ci sono poche cose più fighe degli Spitfire nello spazio) e l'inquietante Night Terrors (con quelle tremende bambole imbottite).
Così, mi aspettavo molto da Cold War. E mi aspettavo molto anche perché si sapeva che avrebbe riportato sulla scena uno dei mostri della serie classica: un ice warrior.
Se devo stilare una classifica di questa settima serie - seconda parte, direi che lo piazzo subito dopo The Bells Of St.John (e parecchio sopra a The Rings of Akhaten). L'ambientazione è ben costruita e i personaggi del capitano e del professore sono interessanti.
Però.
Però trovo che la vicenda si risolva con un po' troppa faciloneria, sì alla fine Skaldak non è cattivo è che lo disegnano così, sì alla fine i marziani salvano tutti quanti (ma perché, poi: visto e considerato che si teletrasportano via Skaldak, perché non portarlo via subito dal sottomarino e lasciare gli umani in malora? Forse sono io a non aver capito bene qualcosa).
Alcune cose mi sono sembrate già viste: tipo, il dottore con l'occhialone seventies che esce gridando "Viva Las Vegas". Anche all'inizio di The Idiot's Lantern lui e Rose erano convinti di andare a vedere un concerto di Elvis (invece erano finiti a Londra), altre invece un po' buttate lì, tipo il TARDIS che prende e se ne va (con il Dottore costretto a chiedere un passaggio al capitano sovietico), tipo il costruire la tensione per tutto l'episodio, dicendo che Skaldak è pericoloso, che non ha niente da perdere, che annienterà la razza umana, facendo vedere che squarta a destra e a manca e poi degenerando nel volemose bene.
Nel complesso, l'ho trovato godibile e credo che Clara si dimostrerà una companion più che valida, all'altezza di Rose (con la quale ha in comune il "buttarsi" nelle situazioni) o Donna (a volte ha dei modi di fare domande - e di pretendere risposte immediate! - che me la ricordano molto), ma aspetto ancora... un apritore d'occhi (cit.).
Infine... il Dottore ha detto "Brilliant!" (e di "Geronimo" non s'è più sentito parlare. Sono contenta, perché è un'esclamazione stupida e molto poco inglese). Ora, per farmi felice basterebbe fargli dire una sola parola. Una.


Fantastic!

martedì 9 aprile 2013

Recensioni (o anche no).

Germano ha postato questa perla di Joe Konrath.
Il nocciolo della questione è: "come mi comporto quando ricevo recensioni negative"?
Okay, guardiamoci bene nelle palle degli occhi: le recensioni negative fanno male e fanno incazzare a morte. Chiunque dica il contrario sta mentendo: tutti - e dico tutti - abbiamo avvertito l'impulso omicida nei confronti dello stroncatore di turno, quella voglia matta di cavargli il sangue nella maniera più prolungata e dolorosa possibile (o di fargli qualcosa di altrettanto doloroso, prolungato e letale). Sì, sì, poi passa, tranquilli. Non finirete in manicomio come Renfield.
Però poi ci si ragiona su e si impara a fare la tara anche alle stroncature. Il che non vuol dire, attenzione, partire dal presupposto che l'autore ha ragione e il recensore torto, eh. 
Vuol solo dire

Remember, just because the Internet allows you to say things about a person you'd never say their face, doesn't mean you should. The cavalier dismissal of art has become one of the low points of our culture, with Joe Average whining his opinions to the world without backing them up with an iota of sense, proof, or logic. Because you dislike apples doesn't mean all apples suck. Because you didn't understand a movie doesn't mean the eight hundred people involved in its production didn't know what they were doing. Because you are a prude with a short attention span doesn't mean the book had no redeeming qualities.

What Peter says about Paul says more about Peter than Paul. Chances are you're the fail, not the thing you're reviewing.

If you want to post reviews, good or bad, make sure they are substantive and well-thought out. Defend your opinions. Know why you feel the way you feel, and explain it in detail. Be deliberate. And if you're going to trash something, remember there is a human being on the other side of that trashing.

A human being with a big ass pipe.

Ovviamente, e Konrath lo specifica (non che ce ne fosse bisogno), sta scherzando. Scherza anche quando suggerisce di andare a trovare il recensore armati di spranga (a volte, però, la voglia di farlo ti viene sul serio).
Il fatto è che 

The best way to deal with bad reviews is to ignore them. If they really hurt, talk about it with your support network, and have a beer.

Ora, io non bevo birra (non molto spesso, comunque), ma è senz'altro un ottimo consiglio. Perché anche da una recensione negativa può venire fuori un suggerimento per migliorare e perché parlarne è il miglior modo di buttarsela alle spalle.

Never have any sort of contact with a reviewer. There's no reason. Everyone has an opinion, and all opinions are valid to the person who has them.

Questa è da incorniciare. Del resto, se qualcuno venisse da me per farmi cambiare opinione, mi incazzerei. Ciascuno ha diritto alla sua e ci mancherebbe altro.

Life is too short to worry about what anyone thinks of you, or your work. In fact, you shouldn't be reading your reviews at all.

Questa è da incorniciare e sottolineare. La vita è breve e non ti rendi conto di quanto finché non ci sbatti il muso contro. Ma quando succede - e sei sopravvissuto per raccontarlo - ti accorgi che preoccuparsi di cosa pensa qualcuno che non fa parte della tua vita e del quale, se va bene, non conosci neanche il nome (per non parlare della faccia) è decisamente una cosa stupida.

Also remember that the pendulum swings both ways. You're a writer, so you know how difficult it is to write a story. Trashing your peers, or their work, shows a staggering lack of empathy. Be above that.

Ecco perché non faccio recensioni negative. 
Primo, perché non perdo tempo a parlare di cose che non mi sono piaciute: se non mi sono piaciute, novantanove su cento le ho anche piantate lì a mezza via per dedicarmi a qualcosa di più nelle mie corde.
Secondo, perché per quanto possa essere brutto un libro - o per quanto io possa pensare che sia brutto - dietro c'è una persona. Che magari non sa scrivere, ma non merita di essere trattato come il più infimo dei criminali o l'ultimo degli idioti.
E terzo... perché prima di levare la pagliuzza dall'occhio di un fratello-scribacchino (o di una sorella-scribacchina) è meglio controllare di non avere travi nel mio.

domenica 7 aprile 2013

Keep Writing

Questo è il consiglio principe, quello che ciascuno scrittore degno di questo nome darà a qualsiasi esordiente - o aspirante - che gli domandi cosa deve fare per diventare scrittore a sua volta.
Regole, metodi, schemi, quello che volete. Ci sono tutti. Ma vengono dopo, perché la prima cosa, l'unica e insostituibile è 

Ha voglia, Wendig, di dire
12. Give yourself permission to suck
13. Deal with your shit
E Lansdale di aggiungere:

Sometimes you fail. It happens with everything. Sometimes your failures get published. But here's the thing, if you don't write it, don't put it out there, due to fear of failure, you've already failed. Success is about staying at it, and knowing that you can't walk a high wire forever without at least slipping, and possibly falling now and then. So if it's your burning dream to write, set the dream on fire, and do it. Otherwise, you're just someone with a story in your head, and that's fine enough if its fine for you. But don't let fear keep it there if you want to let it out.
 
Hanno ragione da vendere.
Ma in questo momento, il timore (che la storia nuova sia uno schifo, che chi leggerà, se qualcuno lo farà mai, penserà che non so più scrivere, se mai ho saputo farlo), trasforma il keep writing in un peso che mi spezza la schiena.

L'angolo della monomania: Doctor Who 7x07 - The Ring of Akhaten

Eh no, eh no, eh no. 
Avevamo cominciato tanto bene e mi si ammoscia così?
Dunque, sarò breve, lapidaria e quanto più possibile spoiler free.
Questa è la prima avventura del Dottore e di Clara, nel senso che sì, lei ha accettato di andare con lui. 
Prima di andarla a prendere, però, lui si è dato un bel po' da fare e ha ficcato il naso, zompettando nel tempo, proprio nella vita di Clara. Assiste al primo incontro fra i suoi genitori - capisce perché lei ha definito la foglia "page one" del suo libro - e scopre che la mamma di lei è morta quando Clara era una ragazzina (ed ecco spiegato perché si sia offerta di badare ad Artie e Angie). Conclude la cosa con il già visto (nei trailer): "She's not possible".
Ma torniamo al presente Clara - munita di libro e vestita come una bambina delle elementari in procinto di andare in gita (e su questa cosa dei vestiti ci torniamo) - è seduta sulle scale di casa. Dall'esterno, si sente il rumore del TARDIS (che lei non riconosce, non avendolo mai sentito prima), quello della porta che cigola e, finalmente, qualcuno bussa.
Insomma, facciamola breve, lei non ha richieste particolari riguardo a dove (o quando andare), così si limita a un dire che le piacerebbe qualcosa di sbalorditivo e il Dottore, tutto sorridente e ringalluzzito, la porta all'anello di Akhaten, un insieme di sette asteroidi che orbitano intorno a un'enorme stella rossa. Su uno di questi asteroidi c'è una piramide, dove viene venerato un vecchio dio (lo chiamano the Grandfather).
Perché ha scelto proprio quel posto? Perché sta per tenersi un festival. Fra l'altro, lui dice che ci è stato con sua nipote. Che sia un riferimento al primo dottore? Non lo so, non conosco bene la serie classica. Mentre sono lì che girellano assaggiando roba da magnare e osservando di vari alieni di passaggio, il Dottore scompare opportunamente per un attimo e, manco a farlo apposta, una ragazzina, che evidentemente sta scappando, si scontra con Clara. Riassumendo, fanno amicizia: lei è Merry, la Regina degli Anni e ha l'incarico di cantare la canzone per mantenere addormentato il dio. La bambina ha paura di sbagliare e si sente oppressa dalla responsabilità, ma Clara riesce a darle fiducia e insomma, alla fine questa canta. Ma, manco dirlo, il dio si sveglia lo stesso, risucchia la povera Merry nella piramide, e quindi c'è bisogno del Dottore.
Il dio - si scopre - non è l'essere rinchiuso in una teca, per capirci questo qui a sinistra,ma l'intera stella infuocata, che si nutre di emozioni umane, quelle buone e quelle negative, e di ricordi.
Morale della favola, il Dottore e Clara riescono a salvare la ragazzina, poi, mentre Clara torna indietro, il Dottore rimane lì a cercare di rimediare la situazione con la gigastella incazzata e affamata. Ovviamente - ma lì a un certo punto c'erano arrivati pure i sassi - lui offre i suoi ricordi, la sua storia, le sue perdite eccetera eccetera. Solo che non basta. Non basta perché alla fine è Clara a salvare il mondo, offrendo la foglia, il simbolo non solo dei giorni vissuti da sua madre, ma anche di tutti quelli che avrebbe potuto vivere. Questa possibilità è così grande che la stella ingorda ci si ingozza ed esplode. Tutti salvi, tutti felici e contenti. 
Corollario: lei si ricorda di averlo visto sbirciare da dietro un albero al funerale di sua madre, chiede il motivo, lui dice che gli ricorda una persona che è morta, lei che non ce l'ha manco per l'anima di competere con un fantasma, lui dice no, no, tu sei tu e nessun altro e fine.
Perché non mi è piaciuto?
  • Perché sa di già visto: il bazaar di Turn Left e The Beast Below, la stella infuocata di The Impossible Planet, la ragazzina in fuga di The Beast Below, gli scagnozzi adepti del dio incaricati di mantenere l'ordine sempre di The Beast Below (ma questi erano più fighi, lo ammetto).
  • Perché sa di riempitivo, utile a un solo scopo: farci conoscere il passato di Clara. E va bene che siamo curiosi, ma potevamo pure aspettare un altro po'.
  • Perché va bene il cacciavite sonico, ma ormai fa veramente di tutto, pure sollevare porte da millemila tonnellate.
  • Perché Clara mi piace sul serio, ma quando sfodera il complesso di Mary Poppins anche no.
  • Perché tanto casino per via del mostro nella teca, quello sfonda il vetro e poi schiatta senza nemmeno uscire.
  • Perché la stella che fa la facciona incazzata sembra uno smile malnato e fa ridere i polli.
  • Perché il finale "e vissero tutti felici e contenti" mi è sembrato un po' ridicolo.
  • Perché la vena canterina mi è sembrata ridicola pure quella. (Che volete farci, sono una donna cinica).
  • Il corollario è appeso lì con rara malagrazia.
Dal punto di vista visivo, l'episodio è spettacolare - a parte quella specie di corsa in spazio-scooter che non è bellissima a vedersi. La storia, invece è debole e di certo non all'altezza della partenza con il botto che l'ha preceduta. Cioè, più che altro è poco interessante. Come ho detto: già visto.
Il prossimo episodio, Cold War, è quello ambientato sul sottomarino russo. E siccome io adoro Caccia a ottobre rosso (libro e film), ho grandi aspettative. Vedremo...

Ah, la storia dei vestiti! Io non lo so se hanno cambiato costumista o cosa, ma sia Amy che Clara sono vestite malissimo: Rose, Martha e Donna non erano così mortificate dai costumi di scena. Con Amy ogni tanto la azzeccavano - del resto, la Gillan ha due gambe chilometriche, le metti una mini e il più è fatto-, ma il vestitino di Clara in questa puntata era un pugno in un occhio di rara bruttezza. E quella borsa rossa, ma dove l'hanno presa, in regalo nei fustini del detersivo?

giovedì 4 aprile 2013

Sguazzo nello scazzo.

Oggi sarebbe giorno di musO, ma... sono ancora immersa nello scazzo cosmico, quindi questa settimana si salta.
Spero che mi passi in fretta, perché non è che mi sopporto tanto, quando faccio così. Ma, oh, questo passa il convento, attualmente.
Perciò, per rimettermi in sesto l'umore - e anche un po' la coscienza - vi saluto, vi mando un bacio e mi metto a lavorare sul dannato manoscritto finito.
Ah, già che ci sono, vi lascio pure una canzone.

mercoledì 3 aprile 2013

Just...


Oggi è mercoledì.
Sarebbe giorno di W.W.W. Wednesday.
Però sapete che c'è?
Sono scazzata. Very scazzata.
E lo scazzo è dovuto a una constatazione: perché capita che l'autore di un libro contatti qualcuno che conosci e gli chieda una recensione. Vai a vedere: il solito fantasy stra-cliché e, oltretutto, scritto da cani. Compatisci il povero disgraziato e ringrazi che nessuno abbia chiesto a te una cosa del genere.
Poi capita anche che ti fai un giro in libreria, così, mica perché vuoi comprarti qualcosa, solo perché le librerie ti piacciono, hanno un buon odore e ti ci senti a casa.
E finisci nel reparto dedicato al fantastico.
Che:
1. dire "reparto" è fare un complimento, è uno scaffaletto alto un metro e mezzo e lungo uno e ottanta (a voler esagerare).
2. di fantascienza non ce n'è. Un solo libro. Di Dick. UNO. Figlio unico di madre vedova.
3. ci sono quattro fentasi in croce. (Troisi, Martin, un paio di imitatori di Martin, spacciati come "il nuovo Martin" che, scusate, fossi io m'incazzerei. Che significa "il nuovo qualcun altro"?. Un autore dovrebbe avere una sua identità. Non essere l'imitazione di uno più famoso. Vabbé).
4.  paranormal romance vampirico come se piovesse. Copertine declinate in tutte le versioni di nero-rosso-viola con donzelle poppute in tenuta gothic-loli semistracciata e bellimbusto dall'addominale tartarugato in costume semi-adamitico.
Va bene, nessuno nasce imparato. Okay. Ma possibile mai che sia sempre la stessa pappa?
E non è mica colpa degli autori. Chi pubblica - chi sceglie cosa pubblicare - si attesta su schemi preconfezionati di desolante piattezza.
Sì, mi girano, mi girano da lettrice, perché ho fame di bei libri e non ne trovo (non nella mia lingua e dei generi che mi piacciono).
quindi vi lascio con uno dei dieci (ottimi) consigli di Joss Whedon - non il primo tizio che passa, no - sulla scrittura.
(Lui parla di scriptwriting, ma andateveli a leggere e poi ditemi se non li trovate validi anche nel caso di racconti e romanzi).

9. DON’T LISTEN
Having given the advice about listening, I have to give the opposite advice, because ultimately the best work comes when somebody’s fucked the system; done the unexpected and let their own personal voice into the machine that is moviemaking. Choose your battles. You wouldn’t get Paul Thomas Anderson, or Wes Anderson, or any of these guys if all moviemaking was completely cookie-cutter. But the process drives you in that direction; it’s a homogenising process, and you have to fight that a bit. There was a point while we were making Firefly when I asked the network not to pick it up: they’d started talking about a different show.

Il resto lo trovate qui (e, come sempre, grazie a Marina che scova queste perle).