venerdì 5 ottobre 2012

E alla fine arriva il titolo.

Ieri sera ho avuto un'interessante conversazione telefonica con la Socia Ais, che verteva (più o meno, perché tendiamo a divagare, noi due) sui differenti approcci alla scrittura.
Devo confessarvelo: io la invidio moltissimo (in senso buono). 
Prima di tutto, lei, come vi ha detto nel post di ieri, scrive sempre. Io sono lenta, pigra e discontinua. Venire a patti con la natura molto più - diciamo - episodica della mia scrittura è stato un boccone amaro da mandare giù e ancora oggi ogni tanto torna a farsi sentire, peggio dell'aglio o dei peperoni.
Perché, vedete, nella mia testa c'è una vocina (il solito diavoletto cinico) che mi sussurra: "Il vero scrittore è quello per cui scrivere equivale a respirare... tu, che puoi farne a meno, cosa sei?"
Di solito rispondo: "Una scribacchina allenata all'apnea?"
Ma è uno sparo a salve e lo so benissimo anche io. 
Perciò, ecco il fatto: se scrivo, mi diverto. Se ho troppo da fare, sono stanca o, peggio, depressa, non scrivo. Ci provo, ma nisba. E posso andare avanti nell'inattività per mesi. Non che la cosa mi faccia stare bene, certo. A parte i dubbi pseudo-esistenziali (avete notato? Chi scrive, in genere, si fa miliardi di pippe mentali), mi sento proprio una perdigiorno sfaticata.
Altra cosa per la quale la invidio è il suo modo di maneggiare i personaggi
Lei sa sempre cosa quel personaggio potrebbe dire/pensare di una data situazione. Riesce ad avvicinarsi tantissimo, a infilarsi letteralmente nella loro pelle, cosa che io, proprio, non riesco a fare. Anzi, no. Non è che non ci riesca - ci riesco, eccome - è che, ogni volta che lo faccio, la storia si ferma. Perciò, evito.
Mentre lei per i personaggi è un po' una madre (a volte matrigna, perché non si fa problemi a farli soffrire orribilmente ed è giusto così), io sono più... un principale.
Loro hanno il loro spazio, io ho il mio. E che se ne stiano al loro posto.
A meno di eccezioni - quando proprio partono per la tangente e fanno sbarellare tutto quanto - io li lascio liberi di comportarsi come più aggrada loro, ma non voglio sentirli parlare nella mia testa (c'è già il diavoletto, basta e avanza). Non mi innamoro, non fangherleggio... quando va bene mi stanno simpatici. E nemmeno tutti. 
Non mi interessa neanche sapere che aspetto hanno. Da lettrice, mi scoccio quando mi descrivono per filo e per segno la pettinatura della protagonista, o l'esatta sfumatura di colore degli occhi del protagonista... non me ne può fregare di meno (con l'eccezione che, per un qualche motivo, questi dettagli siano funzionali alla storia, allora hanno un senso).
Le invidio (sempre in senso buono) anche la capacità di maneggiare i sentimenti. Le storie d'amore, nello specifico.
Da quando ho ripreso a scrivere, dopo una pausa "di riflessione" un po' lunghetta - dieci anni, che vuoi che sia - ho capito una cosa: "scrivi di ciò che ti entusiasma" è la sacrosanta verità. 
Non lo so se sono io a essere fatta male, o se è così per tutti, ma, per reggere l'impegno di un romanzo intero, ho bisogno di carburante: un argomento e un'ambientazione che mi interessino. E, anche se ho dei problemi con il concetto di "genere", il discorso è che mi piacciono le storie d'avventura. Poco importa che siano post-apocalittiche, o futuribili, o fantasy, o western. Voglio pericolo, inseguimenti, un po' di sangue e budella se è il caso... i tormenti dell'animo non sono al primo posto nella mia lista di gradimento.
Li leggo, ma non li so scrivere. E la cosa un po' mi rode.
E poi, l'ultima cosa, e questa gliela invidio davvero tanto, ha un ottimo istinto per i titoli. Io sono fortunata se, dopo aver messo la parola "FINE" ne trovo uno che sia appena appena decente.

2 commenti:

  1. E' bello non essere solo nell'universo e non essere gli unici a non sapere "quando stiamo andando" in questo mondo!

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  2. Ti ringrazio molto, dolcezza! Sei troppo buona. Io ti invidio molto la capacità di creare le ambientazioni e di padroneggiare argomenti che per me sono arabo eheh ^___^ oltre a considerarti la mia sensei delle parodie, lo sai. Ma il bello di noi quattro Socie è che ognuno ha uno stile, gusti e propensioni particolari e ci completiamo abbastanza a vicenda ^^
    Per il resto... istinto per i titoli? Se lo dici tu... a me non sembra! E per quanto riguarda i sentimenti... sssì, mi concentro molto sulle emozioni e le reazioni dei personaggi, sulla loro caratterizzazione, ma non so se me la cavo così bene come dici con le storie d'amore!

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