venerdì 28 febbraio 2014

The Black Lung Captain - Chris Wooding

I pirati del cielo mi è piaciuto da matti.
Così, ieri sera che ero un po' depressa, mi sono consolata delle mie sfortune con un acquisto.
Era davvero tanto che volevo questo libro e, devo dirlo, il Paperwhite è una rovina per chi acquista in modo compulsivo, come la sottoscritta. Perché è coooosì comodo!
(Ah, non ve l'avevo detto? Ho rottamato il vecchio Sony e mi sono viziata con un favoloso Kindle Paperwhite!)
Comunque, tornando a bomba, adesso non vorrei buttarmi di nuovo a pesce nelle avventure della Ketty Jay, perché ho il mammuttone Newton Compton su Lovecraft da finire, però... però un'occhiatina a 'sto benedetto libro gliel'ho data.
E devo proprio ammetterlo: Wooding sa come agganciare il lettore.
Gli bastano due righe. Due, non di più. Due righe e - zac! - sei preso all'amo.
E contento di esserlo, fra l'altro.
Non vi posso dire molto altro, se non che l'inizio è col botto: fedele alla consegna, lo metto da parte per i tempi di magra e continuo a studiare HP (non che ci perda,  nel cambio, anzi!).
Ma, siccome sono davvero uno zuccherino, oggi, vi lascio una citazione. E se non vi fa venire voglia di comprarvelo questa, non so proprio cosa potrebbe far accadere il miracolo!

'Told you robbing an orphanage was a bad idea' said Malvery.
'No, it was Crake who said that,' said Frey, through gritted teeth. 'That's why he wouldn't come. You thought it was a good idea. In fact, your exact words were: "Orphans don't fight back"'
'Well, they don't,' said the doctor defensively. 'It's the rest of the village you've got to watch out for.'

mercoledì 26 febbraio 2014

Meeting Lovecraft

Da una settimana a questa parte, sto leggendo Lovecraft.
Voglio dire che sto leggendo solo lui (di solito porto avanti tre o quattro libri per volta).
Mi sono comprata questo bell'ebuccone per la modica cifra di 4.99€ e lo sto leggendo da cima a fondo.
Vuol dire dalla prefazione all'ultima nota a pié di pagina e per i miei standard è strano: in genere, salto sia l'una che le altre (le note sono una delle ragioni per le quali non mi riesce di finire né Jonathan Strange & Mr. Norrell, né Infinite Jest).
Non è che non apprezzi il lavoro di chi le ha redatte, ma voglio arrivare subito alla storia, alla ciccia. 
Invece, stavolta no.
E vi spiego anche perché: perché mi sono messa in testa di fare un tentativo. Voglio cercare di conoscere Lovecraft, il Lovecraft uomo, tramite quel che scriveva e come.
Sono stata fortunata, nel mio acquisto: questa edizione è proprio quel che mi ci voleva, intanto perché l'introduzione, ricchissima di note biografiche, fornisce un quadro di riferimento indispensabile, nel quale vanno a incasellarsi accenni e tematiche rintracciabili nei racconti. E poi perché ogni racconto è corredato da note che lo collocano all'interno dell'esperienza umana del suo autore. Le note dicono quali racconti lui giudicava passabili (pochissimi, era autocritico a un punto tale da rasentare il masochismo) e quali infimi (no, sul serio, il suo senso critico era del tutto sballato! Giudicava schifose delle cose bellissime!), quali sono stati scritti per altri, quali sono stati revisionati conto terzi - di fatto, poi, riscritti di sana pianta. In un paio di casi, il Lovecraft editor ha fatto incazzare l'autore per avergli snaturato l'opera (ma mi sento di dire che l'ha senz'altro migliorata).
È interessante cercare di vedere attraverso i suoi occhi, di attraversare il velo della storia e capire che tipo di persona potesse essere colui che l'ha scritta. Ho scoperto cose di lui che  mi piacciono moltissimo, per esempio il suo interesse per la scienza: ci sono accenni alle scoperte e alle teorie scientifiche più moderne (per la sua epoca), quando parla di chimica sa di cosa sta parlando, quando parla di storia sa di cosa sta parlando. 
Scriveva di soprannaturale da scettico.
Un'altra cosa che mi ha veramente colpita è il modo in cui parla di New York. Ci ha vissuto per un breve periodo e non gli dev'essere piaciuta: ma parla con cognizione di causa della vita nei bassifondi, delle torme di immigrati appena usciti da Ellis Island e di quelli contrabbandati clandestinamente e destinati a vivere ai margini della società. Oltre la metropoli trasfigurata nell'orrore, c'è la realtà di una città che stava conoscendo un'espansione senza pari: disordinata, piena di conflitti, multietnica nel senso peggiore del termine, spietata. 
E, se presti attenzione nel modo giusto, puoi vederla, proprio com'è nelle fotografie di Jacob Riis. 
Bellissimo, in questo senso, è Lui, in cui Lovecraft ripercorre, in una specie di allucinato viaggio nel tempo degno del Dottore, la storia della città: dalla finestra della casa nella quale si trova, il protagonista vede susseguirsi i cambiamenti che il territorio ha attraversato. Prima una foresta lussureggiante, poi l'antica Nuova Amsterdam e poi, in un lampo, il futuro
cieli pullulanti di incredibili creature volanti e in basso una città nera, demoniaca, fatta a piani di pietra colossali, le cui oscene torri si protendevano tentacolarmente verso la luna, con milioni di finestre al cui interno brillavano luci infernali.
È la prima volta che mi capita di studiare in questo modo un autore: normalmente non mi può importare di meno di chi scrive, perché mi interessa il cosa scrive. Però devo ammettere che è un tipo di prospettiva interessante dalla quale guardare il lavoro di uno scrittore.
È una strana indagine, un po' come cercare di capire il tipo di persona dalle sue ceneri e da quel che ha lasciato dietro di sé, ma è appassionante.
Sapete, da quel che ho visto finora, penso che mi sarebbe piaciuto conoscerlo, Howard Phillips Lovecraft.

Edit: Davide mi ha suggerito un fantastico documentario. Questo:


Prendetevi il tempo che serve, e guardatelo. Perché c'è da lustrarsi occhi ed orecchie.

martedì 25 febbraio 2014

Di fascino e bellezza.

Questo post nasce da tre esperienze, diverse fra loro al punto da non c'entrare nulla una con l'altra, che però, in uno strano modo dalla logica tutta sua, si sono fuse e combinate insieme.
Il primo pezzo di questo puzzle è stato messo in posto ieri mattina.
Ho rifilato la storia che sto scrivendo a una mia amica... e lei ieri ha ritenuto opportuno farmi sapere, con mio sommo gaudio, che le sta piacendo. Non vi dico questo per bullarmi (un po' anche sì, lo ammetto), ma soprattutto perché lei mi ha detto, in merito a uno dei personaggi: lo amo e lo odio, ma sei sicura di non avere in mente una faccia, per lui?
No, non ce l'avevo e non ce l'ho... ma sapevo bene quale faccia fosse venuta in mente a lei.
Una bella faccia.
Vedete, non ci sono descrizioni fisiche di questo personaggio. Non so se l'ho già detto, ma difficilmente mi interesso dell'aspetto dei miei personaggi. Spesso non ho idea di che faccia abbiano e nelle cose che scrivo troverete pochissimi accenni all'aspetto fisico e solo quando hanno un senso a livello di trama. In questo caso, non ce l'hanno, quindi nisba.
Ci sono persone - e ne conosco molte - che hanno dei veri e propri prototipi per i loro personaggi. Sono attori (o attrici), sportivi, insomma, gente in qualche modo famosa.
Anche io ho provato a cercarne, ma ho scoperto che, tanto per cambiare, con me non funziona. Appiccicare un volto a un personaggio, invece di farmelo sentire più vicino e reale, mi falsa la prospettiva. Non essendo, come dicevo ieri, un'appassionata di musica, finisco per rivolgermi verso il mondo della recitazione e pescare fra gli attori. Il problema è che non riesco a limitarmi a prendere in prestito l'aspetto esteriore: oltre a quello, finisco per prendere a prestito anche qualche tratto caratteriale, magari che viene dal film che mi ha colpita di più. Il risultato è un ibrido che non è più mio e che non sono in grado di gestire all'interno di una storia.
Così, ci ho rinunciato.
Quel che mi ha fatta gongolare dal profondo del cuore è stato il fatto che la mia amica abbia percepito la figaggine del personaggio (perché non so come sia fatto, ma so che è fico) da cose che non sono l'aspetto fisico.
Gliel'ho chiesto, a questa ragazza, il perché secondo lei fosse fico. E lei ha risposto: per via di come parla e di come si muove. In altre parole, il fascino deriva da quel che fa e come lo fa, non da quel che è.
Il secondo pezzo del puzzle risale a ieri pomeriggio: ho assistito (e preso parte per un po') a una conversazione su Fb, nella quale si parlava di libri e di come, spesso, le nuove leve non abbiano grandi esperienze di lettura (che, a mio modesto avviso, sono fondamentali per uno che voglia scrivere).
Il corollario di tutto questo era la constatazione che le trame sono trite e ritrite, i personaggi sciapi e tutto ha "lo stesso sapore".
Inutile che mi nasconda dietro un dito: quando c'è stato da fare un esempio di libro brutto-brutto-brutto-aiutami-a-dire-brutto, il titolo che è venuto fuori è quello di una nota saga "vampirica" (virgolette non casuali) che ha avuto disastrose ripercussioni sull'immaginario collettivo, specie su quello femminile.
Ed ecco che i primi due pezzi si sono incastrati: il protagonista maschile, in quell'aborto di libr... in quella storia, è descritto più e più volte, con assoluta dovizia di particolari. E non ci si può sbagliare: è bellobellobello in modo assurdo.
Il problema è che - e io 'sto benedetto libro l'ho letto, quindi parlo con cognizione di causa - se dovessi giudicare da come agisce e dai discorsi che fa... ha il fascino di una cocuzza. Da non volerlo nemmeno in confezione regalo.
Avete presente quelle persone troppo belle per essere vere che, appena aprono bocca, ti fanno desiderare di essere a un paio di universi di distanza? Ecco, così.
Terzo pezzo: è arrivata la triste notizia che è morto Harold Ramis.
Vi risparmio i pistolotti della serie "un pezzo dell'infanzia che se ne va" e mi limito a dire che Egon è sempre stato il mio ghostbuster. 
Avrei preferito mille volte ascoltare quel che aveva da dire uno così, piuttosto che subire le trovate da donnaiolo di Venkman. Simpatico, Venkman, eh, ma... tenetevelo.
Mi sono sempre piaciuti i tipi nerd, cervellotici e con un cultura da enciclopedia.
Fb è stato invaso da immagini e, va da sé, Ghostbusters faceva la parte del leone. E così li ho guardati, questi quattro tipi.
Sapete una cosa? Erano bruttarelli, tutti e quattro. Perfino Bill Murray, che nelle intenzioni era il donnaiolo, non è che fosse tutto 'sto gran che. Ma va benissimo, eh, non mi sto lamentando.
Non li cambierei con niente al mondo. È che, quando li ho visti, un pensiero disturbante mi si è infilato in testa: se un domani decidessero di fare un remake (e non fate quelle facce scandalizzate, non vedete che ormai fanno un remake di qualsiasi cosa?) sceglierebbero degli attori belli.
Perfino per Egon, che è il cervellone e ha gli occhiali e i cervelloni ex-secchioni non possono essere belli, sceglierebbero uno strafigo (e poi gli metterebbero gli occhiali).
Una volta - e sì, sto facendo un post nostalgico da "non ci sono più le mezze stagioni signora mia", ma ho 37 anni e concedetemelo - gli attori non erano così belli. Però erano più veri, più umani. Ora sembrano cyborg tutti plasticosi.
Perché una volta il fascino era dato da quel che uno faceva o diceva. Adesso il fascino passa per l'aspetto fisico prima che per tutto il resto. Se sei brutto - o anche solo normale - non sei credibile. Non puoi essere l'eroe di una storia d'amore, se non sei stratosfericamente bello, palestrato, senza imperfezioni della pelle e con le sopracciglia fatte alla perfezione.
Perciò sono sicura che, se invece della mia amica e coetanea, questa storia l'avesse letta una ragazza più giovane - una di quelle che fangherleggiano per quel certo libro, tanto per fare un esempio - non avrebbe apprezzato il mio personaggio.
Del resto, non si sa nemmeno com'è fatto.

L'immagine - bellissima - viene da qui: http://www.megacynics.com/

lunedì 24 febbraio 2014

Thomas Bergersen, Two Steps From Hell e l'importanza di una colonna sonora.

Io sono una scribacchina da silenzio. Scrivere con la musica è proprio qualcosa che non mi riesce: mi distrae e basta.
Non sono una grande appassionata di musica in generale, perciò non è che la cosa mi sorprenda. Non so suonare, non so cantare, non ho gusti raffinati, né una passione per qualche genere particolare, insomma sono un disastro, musicalmente parlando.
Le volte in cui ho provato a stilare una colonna sonora sono anche state quelle in cui la storia si è miseramente arenata.
C'è un'unica canzone che ho usato durante la stesura di Ultimo Orizzonte e che fa da colonna sonora alla parte finale, quella più d'azione: Our Solemn Hour, Within Temptation, che è assolutamente perfetta, sia come musica che come testo.
L'ho trovata per caso e sembrava destinata a restare un incidente isolato, per quanto felice. 
Questo fino a sabato mattina.
Dovete sapere che da un paio di mesi è entrato in casa mia un sistema home cinema che ha la fichissima prerogativa di poter essere connesso e utilizzato per ascoltare le web radio. E le web radio sono l'equivalente musicale del pescoso mare di libri digitali: trovi di tutto, cose molto brutte e cose molto belle. Soprattutto, trovi cose provenienti da tutto il mondo (e puoi agevolmente evitare porcate sanremesi, tanto per dirne una). Ci sono diverse stazioni che prediligo, ma fra tutte ce n'è una che è la mia preferita: Cinemix.
Cinemix trasmette brani strumentali tratti da colonne sonore. È molto aggiornata - ho ascoltato, per esempio, un brano tratto da Monuments Men - e non si occupa solo di film: sabato mattina mi sono beccata Migration, dalla serie BBC Walking with Dinosaurs e pure la splendida An Easterly View dalla quarta serie di Battlestar Galactica (e pure il tema di Mina e Dracula dal Dracula di Coppola). Ma sto divagando, quindi riacchiappo il filo: mentre ero lì che facevo i lavori godendomi la musica (ecco, per fare i lavori di casa la musica la uso eccome!), passa un brano che mi lascia a bocca aperta, tanto che mi appunto, su un pezzo di carta volante, nome del brano e del compositore (perché la figata è che Cinemix ti fornisce tutte le informazioni).
Questo tipo si chiama Thomas Bergersen, è un compositore e si occupa di colonne sonore. E io avevo appena sentito Homecoming, dal suo album solista del 2011, Illusions
Fatto sta che ho mollato per un attimo i lavori e sono andata in cerca di notizie
Per esempio, ho scoperto, fra le altre cose, che Sonera, uno dei brani di Illusions è finito anche nella colonna sonora di Cloud Atlas. Io amo Cloud Atlas, si sa.
Poi sono passata su Youtube... e sono rimasta folgorata dalla copertina: come non pensare alla rosa de La Bella e la bestia?
Sotto al video ho visto il link per l'acquisto da iTunes... e, alla modica cifra di 8.99€, me lo sono portato a casa.
Così, sulla fiducia. 
Volete sapere una cosa? Ho fatto bene. Ma non bene così, BENE tutto maiuscolo.
Perché è perfetto, ma dico perfetto, per la storia che sto scrivendo. Così perfetto che mi ha servito pure il titolo - quel titolo che latitava da mesi - su un piatto d'argento (no, non ve lo dico). Mi ha anche fornito un nuovo, interessante pezzo di trama e qualche dettaglio succoso.
Non so se scriverò ascoltandolo (non penso), ma ho scoperto che concilia le mie riflessioni, mi suggerisce scene e collegamenti, insomma, funziona benissimo.
Ma non è finita qui, perché Bergersen ha anche un gruppo,che si occupa sempre di musica strumentale, che si chiama Two Steps From Hell... e nel 2012 è uscito un loro album che si chiama Skyworld.
E qui vi vorrei far vedere la copertina.

Scusate, lo so che non si comprano le cose solo per la copertina, ma... non è splendida? Insomma, preso anche questo. E credo che sarà legato intimamente alla seconda storia che scriverò, che - se non cambio idea - sarà il prequel di quella che sto scrivendo.
Insomma, ho scoperto che la musica funziona anche con me. In maniera forse un po' diversa, ma funziona eccome.
E adesso, per chiudere in bellezza, siccome non saprei scegliere un brano - li adoro tutti -, vi lascio l'album completo. Ascoltatelo e, se vi piace, compratelo, perché merita.