Questo post nasce da tre esperienze, diverse fra loro al punto da non c'entrare nulla una con l'altra, che però, in uno strano modo dalla logica tutta sua, si sono fuse e combinate insieme.
Il primo pezzo di questo puzzle è stato messo in posto ieri mattina.
Ho rifilato la storia che sto scrivendo a una mia amica... e lei ieri ha ritenuto opportuno farmi sapere, con mio sommo gaudio, che le sta piacendo. Non vi dico questo per bullarmi (un po' anche sì, lo ammetto), ma soprattutto perché lei mi ha detto, in merito a uno dei personaggi: lo amo e lo odio, ma sei sicura di non avere in mente una faccia, per lui?
No, non ce l'avevo e non ce l'ho... ma sapevo bene quale faccia fosse venuta in mente a lei.
Una bella faccia.
Vedete, non ci sono descrizioni fisiche di questo personaggio. Non so se l'ho già detto, ma difficilmente mi interesso dell'aspetto dei miei personaggi. Spesso non ho idea di che faccia abbiano e nelle cose che scrivo troverete pochissimi accenni all'aspetto fisico e solo quando hanno un senso a livello di trama. In questo caso, non ce l'hanno, quindi nisba.
Ci sono persone - e ne conosco molte - che hanno dei veri e propri prototipi per i loro personaggi. Sono attori (o attrici), sportivi, insomma, gente in qualche modo famosa.
Anche io ho provato a cercarne, ma ho scoperto che, tanto per cambiare, con me non funziona. Appiccicare un volto a un personaggio, invece di farmelo sentire più vicino e reale, mi falsa la prospettiva. Non essendo, come dicevo ieri, un'appassionata di musica, finisco per rivolgermi verso il mondo della recitazione e pescare fra gli attori. Il problema è che non riesco a limitarmi a prendere in prestito l'aspetto esteriore: oltre a quello, finisco per prendere a prestito anche qualche tratto caratteriale, magari che viene dal film che mi ha colpita di più. Il risultato è un ibrido che non è più mio e che non sono in grado di gestire all'interno di una storia.
Così, ci ho rinunciato.
Quel che mi ha fatta gongolare dal profondo del cuore è stato il fatto che la mia amica abbia percepito la figaggine del personaggio (perché non so come sia fatto, ma so che è fico) da cose che non sono l'aspetto fisico.
Gliel'ho chiesto, a questa ragazza, il perché secondo lei fosse fico. E lei ha risposto: per via di come parla e di come si muove. In altre parole, il fascino deriva da quel che fa e come lo fa, non da quel che è.
Il secondo pezzo del puzzle risale a ieri pomeriggio: ho assistito (e preso parte per un po') a una conversazione su Fb, nella quale si parlava di libri e di come, spesso, le nuove leve non abbiano grandi esperienze di lettura (che, a mio modesto avviso, sono fondamentali per uno che voglia scrivere).
Il corollario di tutto questo era la constatazione che le trame sono trite e ritrite, i personaggi sciapi e tutto ha "lo stesso sapore".
Inutile che mi nasconda dietro un dito: quando c'è stato da fare un esempio di libro brutto-brutto-brutto-aiutami-a-dire-brutto, il titolo che è venuto fuori è quello di una nota saga "vampirica" (virgolette non casuali) che ha avuto disastrose ripercussioni sull'immaginario collettivo, specie su quello femminile.
Ed ecco che i primi due pezzi si sono incastrati: il protagonista maschile, in quell'aborto di libr... in quella storia, è descritto più e più volte, con assoluta dovizia di particolari. E non ci si può sbagliare: è bellobellobello in modo assurdo.
Il problema è che - e io 'sto benedetto libro l'ho letto, quindi parlo con cognizione di causa - se dovessi giudicare da come agisce e dai discorsi che fa... ha il fascino di una cocuzza. Da non volerlo nemmeno in confezione regalo.
Avete presente quelle persone troppo belle per essere vere che, appena aprono bocca, ti fanno desiderare di essere a un paio di universi di distanza? Ecco, così.
Terzo pezzo: è arrivata la triste notizia che è morto Harold Ramis.
Vi risparmio i pistolotti della serie "un pezzo dell'infanzia che se ne va" e mi limito a dire che Egon è sempre stato il mio ghostbuster.
Avrei preferito mille volte ascoltare quel che aveva da dire uno così, piuttosto che subire le trovate da donnaiolo di Venkman. Simpatico, Venkman, eh, ma... tenetevelo.
Mi sono sempre piaciuti i tipi nerd, cervellotici e con un cultura da enciclopedia.
Fb è stato invaso da immagini e, va da sé, Ghostbusters faceva la parte del leone. E così li ho guardati, questi quattro tipi.
Sapete una cosa? Erano bruttarelli, tutti e quattro. Perfino Bill Murray, che nelle intenzioni era il donnaiolo, non è che fosse tutto 'sto gran che. Ma va benissimo, eh, non mi sto lamentando.
Non li cambierei con niente al mondo. È che, quando li ho visti, un pensiero disturbante mi si è infilato in testa: se un domani decidessero di fare un remake (e non fate quelle facce scandalizzate, non vedete che ormai fanno un remake di qualsiasi cosa?) sceglierebbero degli attori belli.
Perfino per Egon, che è il cervellone e ha gli occhiali e i cervelloni ex-secchioni non possono essere belli, sceglierebbero uno strafigo (e poi gli metterebbero gli occhiali).
Una volta - e sì, sto facendo un post nostalgico da "non ci sono più le mezze stagioni signora mia", ma ho 37 anni e concedetemelo - gli attori non erano così belli. Però erano più veri, più umani. Ora sembrano cyborg tutti plasticosi.
Perché una volta il fascino era dato da quel che uno faceva o diceva. Adesso il fascino passa per l'aspetto fisico prima che per tutto il resto. Se sei brutto - o anche solo normale - non sei credibile. Non puoi essere l'eroe di una storia d'amore, se non sei stratosfericamente bello, palestrato, senza imperfezioni della pelle e con le sopracciglia fatte alla perfezione.
Perciò sono sicura che, se invece della mia amica e coetanea, questa storia l'avesse letta una ragazza più giovane - una di quelle che fangherleggiano per quel certo libro, tanto per fare un esempio - non avrebbe apprezzato il mio personaggio.
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