giovedì 20 marzo 2014

This is my Boomstick Award (2, un anno dopo)

Con colpevole ritardo celebro la vittoria di ben due Boomstick Award, il premio inventato dal Capitano Germano Hell Greco.
Come dicevo, la Parietaria quest'anno se ne è beccati due, uno da Marina e il secondo dalla Socia Ais.

Al di là della figaggine del premio, che discende dalla ben nota uberfigaggine del suo creatore, quel che adoro del Boomstick sono le motivazioni. Perché già è bello sapere che qualcuno ti premia, ma sapere il perché è anche meglio.

Perciò, le condivido con voi.

Ecco quelle di Marina:
Perché mi piace come scrive narrativa e pure come parla delle cose che ama.
Perché abbiamo idee simili su certe cose.
Perché il suo primo fantasy è La Spada di Shannara, e pure il mio.

E qui quelle di Ais.
Perché è Socia. Perché è Vale. Perché ha aperto un blog dopo millemila resistenze e poi l'ha messo su proprio bene. E perché ha preso una gatta splendida *___*

Ora, al di là della gatta - che sì, è splendida!, ma non è certo merito mio - quest'anno il Boomstick non sento di essermelo meritato appieno: il mio impegno blogghistico è andato scemando parecchio, vuoi per circostanze di vita reale, vuoi perché sono un po' (parecchio) pigra. Mi piacerebbe dire che d'ora in avanti la musica cambierà, eccetera eccetera, ma non lo faccio. Perché poi non mantengo le promesse e passare per una parolaia non mi va!
Detto questo, passiamo alle cose importanti.
Primo, le regole del Boomstick

Perché un Boomstick? Perché, come ho sempre detto, il blog è il nostro Bastone di Tuono! Perché ci piace essere arroganti e spacconi come Ash e perché, in definitiva, le scuse melense e il buonismo di facciata ci hanno stancato.
Il Boomstick è un premio per soli vincenti, per di più orgogliosi di esserlo. Tutto qua.
Come si assegna il Boomstick? Non si assegna per meriti. I meriti non c’entrano, in queste storie. (cit.). Si assegna per pretesti.O scuse, se preferite. In ciò essendo identico a tutti quei desolanti premi ufficiali che s’illudono di valere qualcosa.
Il Boomstick Award possiede, quindi, il valore che voi attribuite a esso. Nulla di più, nulla di meno.
Per conferirlo, è assolutamente necessario seguire queste semplici e inviolabili regole:
1- i premiati sono 7. Non uno di più, non uno di meno. Non sono previste menzioni d’onore
2 – i post con cui viene presentato il premio non devono contenere giustificazioni di sorta da parte del premiante riservate agli esclusi a mo’ di consolazione
3 – i premi vanno motivati. Non occorre una tesi di laurea. È sufficiente addurre un pretesto
A cui aggiungo una quarta regola, ché l’anno scorso me le hanno fatte girare:
4 – è vietato riscrivere le regole. Dovete limitarvi a copiarle, così come io le ho concepite

Così, ora nominerò sette premiati.

(Che ne ha già ricevuti un botto, ma se Davide non sa dove mettere i premi è un problema suo.)
Volete sapere perché ho deciso di assegnargli il premio?
Perché tempo o non tempo, un occhio al post quotidiano lo butto sempre (a volte anche tutti e due!).
Perché quando lui parla di libri, io ho una reazione pavloviana: mi fa spendere un sacco di soldi,  ma sono soldi spesi bene!
Perché mi ha fatto scoprire Carnecki, il Sergente Janus e tanta altra robina interessante.
Perché parla di esploratori d'altri tempi, via della seta e dinosauri.
Perché Davide è gentleman inside.

Perché...
...perché è sempre pieno di post interessanti.
...perché mi piace lo stile di Marco, che è unico e inconfondibile e glielo dico sempre (anche se lui non mi crede).
...per Valentino o'femminiell.
...perché si sciroppa le mie prime stesure e poi non mi dice niente per non bloccarmi.
...perché a volte sembriamo Verdone e la Buy all'inizio di Maledetto il giorno che t'ho incontrato: psicotici in due.

Perché Germano è bravo quando scrive post e quando scrive narrativa.
Perché è il Cap.
E perché in un angolo remoto e segreto della rete teniamo duro, io e lui. :D

Perché Lucia quando si incazza si incazza e non le manda a dire a nessuno. E io la adoro per questo.
Perché lei è appassionata di cinema, io no, ma a tutte e due è piaciuto Pacific Rim.
Perché... magari arrivasse Cthulhu a mettere a posto un po' di cosette.

Perché Ignizione m'è piaciuto, e tanto. Adesso aspetto il seguito.
Perché Marco è uno che dice pane al pane e vino al vino. E fa bene.

Perché Marina scrive bene - molto - e amo il suo Vento di Cambiamento!
Perché, come ha detto lei, abbiamo un primo fantasy in comune.
Perché mi ha fatto scoprire Richard Kadrey!

Perché Alessandro è uno che si impegna - e tanto.
Perché il blog è curato, interessante, vario e sempre aggiornato.
Perché la serie dei Mecha è figa, punto.

martedì 18 marzo 2014

Once Upon A Time S03e13 - Witch Hunt

AWWWW! E dico solo: AWWWW!
Questa volta la mia recensione sarà breve e non conterrà spoiler, per il semplice motivo che questo episodio va visto.
Va. Visto.
In pratica: nel presente,  Emma è di nuovo a Storybrooke e tenta di dipanare il mistero dell'anno scomparso con l'aiuto di non vi dico chi. Deve gestire anche Henry - divenuto videomaniaco, sta sempre con il giochino elettronico in mano - il quale non ricorda un accidente di quel che ha vissuto.
Veniamo a sapere, però, che la maledizione non ha colpito Hook: lui se n'è andato prima. Perciò, dice a LOLlo e Sua Melensaggine che l'ultima volta che  li ha visti erano in compagnia di Philip e Aurora e che, a un certo punto mentre navigava per i fattacci suoi, un uccello gli si è posato sul timone. Legato alla zampa aveva la richiesta di aiuto e la fialetta di pozione.
Nel passato, si scopre un sacco-sacchissimo di cosucce interessanti che non vi dirò e Regina inizia a interagire con Robin. Come coppia mi piacciono moltissimo, addirittura più di Rumplestiltskin e Belle (che erano diventati un po' troppo pucci).
Diciamo - per non spoilerare - che una delle domande che mi assillavano dall'episodio 11 ha trovato risposta (yesss!) e che la Strega si conferma personaggio malvagissimo.
Sì, sarà un osso davvero duro da rodere.
Per il resto, recitazione ispirata, dialoghi molto brillanti, insomma tutto bello e piacevole. Regina in particolare sta diventando - incredibile a dirsi - il mio personaggio preferito. Tifo per lei, senza se e senza ma.
In definitiva? Ho la scimmia (alata) e non vedo l'ora di vedere il prossimo episodio.

giovedì 13 marzo 2014

Per capire veramente una donna...

Essere una drogata di lettura vuol dire che leggi qualsiasi cosa.
Le locandine dei giornali, i manifesti pubblicitari, i volantini, le T-shirt della gente, le scritte dei Baci Perugina... insomma, proprio tutto. Anche le scritte sulle borse.
Che è ciò che ho fatto io ieri, quando, alla fermata del bus, mi è cascato l'occhio sulla borsa di una tizia che aspettava ferma vicino a me.
C'era scritto sopra: "Per capire veramente una donna devi guardare cosa c'è nella sua borsa".
Beh, io ho guardato la mia, di borsa.
Primo, era sporca di grasso di motore: il giorno prima ero andata a fare delle prove e non avevo avuto tempo di cambiarla. Per lo stesso motivo dentro c'erano ancora i miei guanti da lavoro. Ma anche un astuccio completo di cosmetici, dal fondotinta alla cipria passando per lo smalto.
Poi c'erano fazzoletti di carta - usati e non -, carte di caramelle (ma niente caramelle, accidenti), l'e-reader e un libro (non si sa mai), mazzi di chiavi che manco San Pietro, la busta trasparente con il mio manoscritto e una penna (di nuovo, non si sa mai), il telefono - onnipresente -, uno spillone per capelli e due elastici, una Tratto Pen e il portafoglio.
Ora, non so, ditemi voi, ma non penso che dalla mia borsa si capiscano cose belle di me.

mercoledì 12 marzo 2014

Once Upon a Time S03e12 - New York City Serenade

Ci siamo, ci siamo!
Finalmente è tornata!
Le ultime due puntate prima del mid season finale non le ho recensite, perché, nel complesso, m'avevano fatto un po'... vabbé non mi erano piaciute.
Questo non toglie che la serie nel complesso sia gradevole e che io continui ad avere voglia di scoprire come andrà a finire.
Ma, giusto per dare qualche coordinata, dove eravamo rimasti?
Che Pan, nonostante l'impegno di tutti i nostri eroi uniti contro il male, li ha fregati.
Ha evocato una seconda maledizione e cancellato Storybrooke dalla faccia della Terra: tutti gli abitanti torneranno alla Foresta Incantata. Rumplestiltskin è riuscito a togliere di mezzo Pan sacrificando se stesso, ma questo non bastaa  fermare la maledizione. 
Nel nostro mondo, rimarranno solo Henry ed Emma.
Regina, allora, fa una cosa - una giusta, tanto per cambiare: cancella i loro ricordi e li sostituisce con dei falsi, in modo che possano vivere una vita felice.
L'episodio numero 11 si chiudeva infatti a New York, in un bell'appartamento, con Emma e Henry che fanno colazione insieme: lei non ha mai abbandonato suo figlio e la loro vita, si vede, è molto serena.
Ma, mentre sono lì, suonano alla porta.
E chi sarà mai a quest'ora?
Hook - bello come il sole - che dice ad Emma che i suoi genitori sono in grave pericolo... e poi la bacia per cercare, tramite il vero amore, di risvegliarne i ricordi.
Che non si risvegliano, vabbé.
Ora, questo dodicesimo episodio si divide in due parti distinte, sia nello spazio che nel tempo.
Assistiamo a ciò che è accaduto un anno prima nella Foresta Incantata e a quel che accade un anno dopo nel mondo reale.
In pratica, che succede?
L'episodio si apre con un cavaliere che galoppa. E io ero già lì: eccheppalle, cominciamo con LOLlo? Invece no! È Philip, sì, quello di Aurora e Mulan, che arriva a una sorta di gazebo nel quale è preparato un romantico pic nic con la sua bella (incinta). Mentre sono lì, tuoni e fulmini, nuvolone viola e puff! Ricompaiono tutti i personaggi, esattamente com'erano quando la prima maledizione è stata lanciata: Sua Melensaggine con i capelli lunghi, LOLlo con la camicia macchiata di sangue dove era stato ferito dai Cavalieri Neri della Evil Queen... insomma, reset  completo.
Aurora chiede a Sua Melensaggine: "Bella, soré, e che ci fai qui?"
E lei: "Sono venuta a fare shopping! Ma che ti credi, testa di patata?! Siamo tornati!"
Insieme a loro ci sono i nani e Granny. Archie è tornato a essere un grillo (lo preferivo uomo!) e altri abitanti di Storybrooke stanno arrivando a macchia di leopardo su tutto il territorio.
LOLlo chiede a Philip dei cavalli, perché il castello di Sua Melensaggine, prima castello della Evil Queen, prima ancora castello del padre scemo di Sua Melensaggine, è ancora in piedi! La distruzione della foresta incantata non l'ha toccato. Perché la nostra Evil Queen le protegge, le sue proprietà immobiliari, che vi credete?!
Comunque, tutti decidono di andare là. Anche Regina, che viene convinta da Sua Melensaggine a rimanere con loro. Hook, invece, se ne va per conto suo: vuole trovare il Jolly Roger. LOLlo tenta di trattenerlo, poi se ne esce con la frase sbagliata: "Pensavo che fossi cambiato che non fossi più un pirata!" (LOLlo, e che sei, una sedicenne con la sindrome della crocerossina?!). Hook risponde che lui a essere un eroe ci ha provato e non è andata benissimo. Sua Melensaggine rincara la dose: "E che fai, visto che Emma non c'è più allora torni a essere un pirata?"
"Signora sono sempre stato un pirata" (seee, vabbé, sono un pirata sono un signore professionista dell'amore, Hook, te la perdono solo perché sei fico).
In sintesi, Hook mena le tolle. E arriva Neal, vestito come un pastore della Barbagia, che chiede se è vero quel che Hook ha detto della nave. Perché se oltre loro sono tornati anche i loro possedimenti, forse è il caso di andare a dare un'occhiata al castello di Rumplestiltskin. Sia LOLlo che Sua Melensaggine consolano il figlio orbato con le parole giuste: "Guarda che tuo padre è morto, fattene una ragione".
Il piccolo particolare è che, mentre gli altri se ne stanno andando, Aurora e Philip discutono sottovoce, dicendo che devono avvisare "lei" di quel che è successo. Lui non vuole, ma lei, carrrrina, gli dice "se non le diciamo 'sta cosa, sono volatili per diabetici tutti nostri. perciò, sono fatti loro, senti amme. facciamo che crediamo che sappiano spicciarsela da soli."
E Philip zitto e a cuccia.
Intanto, un anno dopo a NY, Emma entra, tutta infighettata in un ristorante. E uno pensa alla prima puntata della prima serie, quando ha fatto la stessa cosa per catturare un tizio. E invece no! Emma ha un appuntamento. Con Walsh.
E chi è Walsh? Il suo boyfriend. Sì, sì, stupitevi pure, che questo è niente.
Finito di mangiare - onestamente, sarà pure un ristorante stiloso, ma come fai a dire che ti senti piena con quelle porzioni microscopiche?! - Walsh dice che deve assentarsi un momento ed Emma tira subito fuori il cellulare per mandare un messaggio. così non si accorge che la persona che si è appena seduta davanti a lei non è Walsh. È Hook. Che le domanda scusa e le ripete che tutto ciò che crede è sbagliato. Emma la prende benissimo: "You're a madman, o a liar, or both."
Ma Hook non si scompone: "I prefer a dashing rapscallion."
Occhiata di Emma. E lui, guardandola da sotto in su con la sua inimitabile faccia da culo: "Scoundrel?"
Sì, adoro 'sto personaggio. Comunque, lui le dà un biglietto con scritto un indirizzo, le dice che se vuole sapere chi lei sia davvero deve andare, che poi lo troverà a Central Park dall'entrata dello zoo e poi se ne va. E torna Walsh. Con il dolce.
Insomma, insieme al dolce c'è un anello con un brillocco da mezzo chilo. Lui si inginocchia e le chiede di sposarlo!
La reazione di Emma è la stessa che se le avesse chiesto di sottoscrivere l'acquisto di una enciclopedia tascabile in settecentocinquanta volumi, pagabile in diecimila comode rate a un tasso di interesse del 70%.
Un epic fail così epic che "epic" non rende nemmeno l'idea. Lui però incassa con stile - anche il fatto che lei è praticamente scappata dal ristorante senza pagare il conto.
Emma arriva a casa ed ecco Henry attaccato alla Playstation. I due parlano della proposta di matrimonio - Henry sembra decisamente più sveglio e meno male!
In breve, Emma va dove le ha indicato Hook e trova il vecchio appartamento di Neal, quello dove erano andati a cercarlo con Rumplestiltskin... lei capisce che si tratta dell'appartamento di Neal e trova, fra le altre cose, una macchina fotografica con una targhetta con scritto "Henry" sulla tracolla.
E capisce che qualcosa non va.
Così fila dritta da Hook... lui spera che la vista dell'appartamento le abbia restituito la memoria, ma è ovvio che no, non è così. Cerca di dirle la verità, le propone di bere un siero, ma ovviamente lei rifiuta.
E lo fa arrestare. Sì, la signorina gli ha preparato un agguato: non vuole più nessuno che tenti di avvicinarsi a lei e a suo figlio.
Intanto nella Foresta Incantata, c'è una luuunga carovana di gente. Prima spiamo Neal e Belle che parlano di Rumplestiltskin: Belle non è mica convinta che sia morto. In fondo, dice, non abbiamo mai visto il suo pugnale (cara, io spero tu abbia ragione). Poi passiamo a LOLlo e Sua Melensaggine che chiacchierano di quanto sia strano tornare al castello con Regina dalla loro parte, ma arriva Grumpy a dire che non c'è tanto da fidarsi: la Evil Queen è sparita!
E dov'è la Evil Queen? Nel folto della foresta, che seppellisce qualcosa. Sua Melensaggine arriva e sembra partire in quarta con le accuse, quando si accorge di cosa sta seppellendo Regina.
Un cuore. Il suo cuore, che non è del tutto nero, fra l'altro. Così, dopo un dialogo un po' strappalacrime, Sua Melensaggine la convince che non si possono seppellire le proprie pene nel bosco e Regina le dà - incredibilmente - retta. Mentre tornano indietro - noto che Regina dice: "Let's get back to our castle" - vengono attaccate da un'inquietante scimmia alata che cerca di portare via Regina e la graffia. Le due vengono salvate all'ultimo minuto e indovinate da chi?
Da Robin Hood. Che, ricordiamocelo, ha il famoso tatuaggio a forma di leone. Il suo approccio con Regina non è dei migliori, ma devo dirlo: i due hanno chimica. Si vede subito.
Intanto, Emma fa sviluppare le fotografie che ha trovato... e ci sono cose inspiegabili. Per lei, almeno: le foto di Storybrooke, il volo con Henry da Boston.
Insomma, alla fine Emma fa liberare Hook, beve la pozione e recupera i ricordi. E finalmente viene a sapere che sono tornati tutti: che c'è una nuova maledizione e che sono tutti di nuovo a Storybrooke. Lui non sa esattamente cosa sia successo: ha solo ricevuto un messaggio nel quale gli chiedevano aiuto e di trovare Emma.
Intanto, nella Foresta Incantata, mentre Robin si riunisce a Neal - chiedendo lumi sul viaggio a Neverland - e a Belle, la comitiva in gita turistica arriva al castello... solo per trovarlo sotto un incantesimo di protezione. Uno che non è stato lanciato da Regina.
La Evil Queen si incazza come una biscia, fosse per lei darebbe subito battaglia, ma LOLlo e Sua Melensaggine la dissuadono, convincendola a portare al sicuro la gente, prima. A parte che lei sulle prime risponde: "They'll be safe when whoever's in there is dead".
Logica by Regina. 
Vi faccio solo vedere la faccia di Robin quando la sente dire una cosa del genere, perché fa morire dal ridere.
E sono tutti fatti tuoi, ora, Robin
Comunque, alla fine, accettano l'ospitalità di Robin e si dirigono alla foresta di Sherwood. (Ok, l'ammetto: non vedo l'ora di capire come si svilupperà la storia con Regina. Già il fatto che lei non si sia tolta il cuore è positivo).
Ritorniamo al tempo presente e a NY. Emma ha deciso di tornare a Storybrooke con Hook. Fra l'altro, non c'è una pozione anche per Henry, il quale continuerà a non ricordare nulla. L'ultima cosa che Emma ha da fare, prima di partire, è dire addio a Walsh. Henry le aveva combinato un appuntamento a casa loro (prima di vedere le foto lei aveva deciso di sposarlo) e adesso lui sta arrivando.
Così, Emma chiede a Hook di rimanere in casa e porta Walsh sul tetto, nel giardino pensile, per dirgli che la risposta è no.
Il problema è che, quando lo fa Walsh le dice: "I wish you hadn't drank that potion".
E io cooosa?! E bravi sceneggiatori che mi levate dalle scatole subito 'sto tizio. Già due pretendenti per Emma sono troppi (e farei fuori pure Neal, io), ma tre è esagerato!
Insomma, per farla breve: Walsh si trasforma in una di quelle scimmie, ma Emma riesce a sconfiggerlo usando un pezzo di tubo. Non si sa se sia morto o tornato da dove viene, ma tant'è.
Il mattino dopo Emma, Hook e Henry partono per Storybrooke - le prime interazioni fra Henry e Hook, anzi, Killian sono piuttosto divertenti - e alla fine arrivano.
L'episodio si chiude con Emma che va a parlare con LOLlo e Sua Melensaggine.
Le apre lui e lei è convinta che non la ricordi, ma LOLlo ricorda tutto quanto... e le racconta che l'ultimo loro anno è svanito. L'ultima cosa che ricordano è quando le hanno detto addio, prima che tutto scomparisse.
Emma, allora, chiede come fanno a sapere che è passato un anno. E a questo punto compare Sua Melensaggine, che pare - per citare il Dottore - aver ingoiato un pianeta.
Sì, Sua Melensaggine è incinta. Molto incinta.
Così, mentre Emma chiede chi ha potuto far svanire un anno intero, torniamo nella foresta Incantata. Nel castello, per la precisione.
Una di quelle scimmie orribili atterra in quella che era la camera di Regina e una donna, vista di spalle, chiede se ha portato quello che doveva. La risposta è sì: il sangue di Regina, che la donna, dal colorito verde zucchino e con un grosso smeraldo al collo, si affretta a raccogliere e disciogliere in una bottiglietta di vetro.

Now, now I shall get my revenge.
Of course I will.
The Queen may be evil...
But I'm Wicked. 
And Wicked Always Wins.
E io sono curiosa su due fronti, adesso.
Voglio sapere cosa è successo nell'anno scomparso. Se sono tornati tutti. Dov'è Regina? Dov'è Rumplestiltskin? Chi è questa tizia? No, perché a me pare un osso duro. Molto duro.
Ovviamente, sono curiosa di sapere cosa succederà. In che modo Emma è chiamata a salvare tutti (di nuovo). Insomma... non vedo l'ora che sia lunedì per potermi gustare il nuovo episodio.

martedì 11 marzo 2014

Il mio primo incontro con il fantasy

Vi dirò, per me il fantasy non è mica iniziato con Tolkien.
Per me, il fantasy è iniziato con La Spada di Shannara.
Sono sempre stata una lettrice vorace - fin troppo - e quindi era mia abitudine curiosare nelle librerie altrui. Nella fattispecie, ho trovato La Spada di Shannara fra i libri del più grande dei miei cugini, all'epoca ben più che ventenne.
Non è che consideri il fantasy roba da under 20, voglio dire, io lo leggo (ora molto meno) e sono abbondantemente over. È solo che, se conosceste mio cugino, vi rendereste conto che è l'ultima persona al mondo dalla quale potreste aspettarvi questo tipo di letture.
In effetti, è l'ultima persona al mondo dalla quale aspettarsi delle letture.
Comunque, tornando al punto, ho curiosato, ho trovato questo libro e l'ho chiesto in prestito.
Che poi ce l'abbia ancora io, è un'altra storia.
Se aveste domandato, alla me stessa undicenne, chi fosse il mio scrittore preferito, avrebbe risposto senza esitazione alcuna: "Terry Brooks".
Potete essere d'accordo come no (io non sono d'accordo con me stessa, fate un po' voi), ma tenete conto che mi mancavano del tutto i modelli di riferimento: mia nonna mi spacciava fantascienza targata Urania e grandi della letteratura americana (il culto di Steinbeck data quei giorni... ed è rimasto immutato, Louis Bromfield lo adoro e conservo gelosamente una vecchia copia di Notti a Bombay. Nevil Shute è un altro dei miti che mi sono rimasti e, prima o poi, vi parlerò del suo L'ultima Spiaggia, oppure Marjorie K. Rawlings che ha scritto Il Cucciolo... ma io preferisco di gran lunga L'ospite inatteso oppure La Luna nascosta). Insomma, la letteratura fantastica non era proprio il suo genere. Di conseguenza, poiché attingevo alla sua libreria, non era nemmeno il mio. 
All'epoca comprare libri era un evento eccezionale - non mi vergogno a dirlo - e sopperivo con la sezione ragazzi della biblioteca comunale, che però metteva a disposizione i classici (Verne, Salgari e compagnia cantante) e poco altro. Erano i favolosi anni Ottanta, di fantasy qui poco e niente. Di certo non negli scaffali per i ragazzini di una biblioteca di provincia: lo YA era ancora di là da venire... ma anche Peppa Pig, e ciò basta a farmi dire che era un mondo migliore.
Al compimento del quattordicesimo anno mi è stato concesso il prestito nella sezione della Narrativa Adulti. Lì c'era tutta la fantascienza che potessi desiderare, e poi Stephen King e un mucchio di altre cose interessanti, ma il fantasy si riassumeva in: il volumone de Il signore degli Anelli edizione Rusconi, un po' di cose sparse di Tolkien, tipo il Silmarillion e i Racconti Perduti e i Racconti Ritrovati e Tom Bombadil. Ve l'ho detto che detesto Tom Bombadil?
Tolto JRR, l'unico altro esempio di fantasy era l'ultimo volume del ciclo dei Belgariad (in edizione Nord), che mi ha fatto fare la conoscenza di David Eddings. Considerato che mi mancavano i primi quattro (e che all'epoca non c'era Amazon dal quale ordinare), ero rimasta con una gran voglia di leggere tutta la storia. La mia vicenda, ve lo dico giusto per non lasciare niente in sospeso, ha avuto un lieto fine: anni dopo, quando, girando annoiata per il reparto libri dell'Ipercoop, ho messo le mani su Il segno della profezia, primo volume di quella saga, in edizione economica Tea e, a seguire, su tutti gli altri.
Ma non mi sarei interessata né di Tolkien, né di Eddings - né di tutto quel che ho letto dopo di questo genere - se non avessi cominciato  La Spada di Shannara
Mi ha aperto un mondo. Quindi, anche solo per questo, rimane speciale.
Sì, sì, nostalgia canaglia e tutt'un po'.
Settimana scorsa mi è venuta - non so nemmeno perché - la voglia di rileggerlo. A parte che nella mia libreria non c'era perché, mi sono ricordata poi, l'avevo prestato, quindi ho dovuto sbattermi - mediamente - per recuperarlo, ieri sera ho iniziato a leggerlo.
A voce alta. Alla gatta. 
Ehi! Non ridete!
Essendo una ex-randagina un po' traumatizzata, deve abituarsi alla mia voce. Per lei fa lo stesso che io le faccia i complimenti o le legga un libro, l'importante è sentirsi considerata e che non smetta di farle le coccole.
Così, insomma, dopo averla iniziata alle avventure del sergente Janus (ottimo consiglio di Davide), è venuto il turno del fantasy.
Sapete che c'è? In termini di divertimento schietto, preferisco Shannara.
Lo so, lo so. A livello di trama, Shannara è un po' una scopiazzatura.
Va bene, mica vi dico di no. Ci sono parecchie somiglianze.
E poi, sì, ci sono gli elfi e i nani e i troll. D'accordo.
A parte che, all'epoca, magari, non eravamo così saturi di elfi buoni-belli-biondi-boschivi-immortali e di nani con le asce al vento.
Il fatto è che Tolkien era un professore inglese. Brooks un avvocato americano.
Capite dove voglio andare a parare?
Il primo ha provato a scrivere un'epica, quasi mettendosi nei panni di un bardo. L'altro, invece, della letteratura d'evasione.
Ci sono delle somiglianze? Oh, beh, direi.
Ci sono degli stereotipi? Non se li fa mancare, Brooks, mettiamola così.
La trama è banale? Non posso negarlo: inizia con il druido che va a cercare un discendente perduto di un re, più banale e trito di così....
Però, per me - e sia chiaro, per me - Shannara è più divertente. Perché è un romanzo d'avventura. Le peripezie di Shea e compagni sono prima di tutto avventura. Quindi abbiamo pericolo, tensione, e un ritmo piuttosto elevato. 
Non sto dicendo che Shannara sia migliore. È un'operazione commerciale piuttosto furbetta. Sto dicendo che, se voglio del divertimento senza pretese, non è poi così male.
E poi, scusate, i personaggi non cantano.
E, soprattutto, non c'è nessun dannato Tom Bombadil.

Benvenuti su Pianeta Gatto.

Da qualche giorno in casa mia c'è un nuovo inquilino. Un'inquilina.
No, non ho avuto una figlia. Non voglio neanche dire "però quasi".
Il fatto è che io ho sempre voluto un gatto e che Simo, al contrario, non ne voleva proprio sentire parlare. Mi ci è voluta un bel po' di pazienza e persuasività, ma alla fine ce l'ho fatta.
E così abbiamo adottato lei.
Che si chiama Mina. No, non come la cantante. Come Mina Murray, che ve lo dico a fare.
 

martedì 4 marzo 2014

Scrittura femminile e maschile

Ieri su Fb siamo finiti a discorrere, in tono semiserio, di scrittura femminile e maschile.
Non era tanto una questione di "scrittura femminile vs scrittura maschile", quanto più un discorso strutturato così: "la sensibilità femminile e quella maschile sono diverse, perciò certe idee a un uomo non verrebbero mai".
Il punto di partenza di tutto il discorso era un paranormal romance, vedete. Inedito e ineditato.
Questo giusto per dare un paio di coordinate.
C'era chi sosteneva che la diversa sensibilità femminile/maschile derivasse da una sorta di condizionamento ambientale: in sintesi, i maschi giocano con i soldatini, alle bambine viene appioppata la Barbie (anche se io sono d'accordo sul fatto che sia l'Imperatrice del Male e un'Algida Stronza), questo giustificherebbe l'utilizzo di certe tematiche nella scrittura femminile.
A questo punto è il caso di mettere il primo paletto: c'è scrittura femminile e SCRITTURA FEMMINILE. 
Buona parte delle autrici paranormal romance e romance (o di tutte quelle opere spacciate per horror/fantascienza/urban fantasy/fantasy classico che altro non sono se romance travestito) rientrano nella prima categoria. Sì, è un giudizio molto secco. Faccio di tutta l'erba un fascio? Allora vi suggerisco di andare a farvi un giro sul Kindle Store.
Date una bella occhiata alle copertine e poi andate a leggere le sinossi di quelle dove vedete: 1. principessa più o meno discinta, più o meno gothika, 2. angelo seminudo e muscoloso (alla faccia del fatto che gli angeli non hanno sesso), 3. vampiro dall'occhio languido e dallo sguardo spermatico, con il sopracciglio che grida "sono andato dall'estetista" lontano chilometri, mascellona d'ordinanza e (a seconda) muscolo in bella vista oppure jabot settecentesco in pizzo.
Fatto?
Ecco. La trama - una qualunque - fa più o meno così: lei è bella ma non sa di esserlo ed è anche speciale, ma non sa nemmeno questo, e, comunque, la cosa le crea più problemi che altro. È una outsider, a volte ribelle ma più spesso vittima, ha una famiglia che non la capisce, se è adolescente va sicuramente al liceo (ché, anche in Italia, altre scuole, nel magico mondo delle autrici di questa roba, non esistono) e subisce episodi di bullismo da una compagna di classe bella e stronza, forse oca, - coadiuvata, o anche no, da un gruppo di supporto di ragazze meno belle e non meno stronze. Se non è adolescente, ha un lavoro poco soddisfacente, magari sottopagato, e viene molestata da una collega bella e stronza. Volendo, può essere insidiata dal viscido capoufficio.
Poi c'è lui. Di default, lui è misterioso. Bello - ma questo è ovvio - e ricco. Così maschio alfa che "maschio alfa" non rende nemmeno l'idea. Ovviamente, lui e lei, quando si vedono per la prima volta, fanno scintille. Perché non si sopportano, è chiaro. L'amore non è bello se non è litigarello, no? E quindi, questi due litigano. Un altro requisito importante è che il nostro eroe è stronzo. O meglio, non è stronzo: è che lo disegnano così. La sua è una forma di difesa, perché ha una profonda ferita interiore. Un trauma. Insomma, pare un leone, invece è un cucciolo bisognoso d'affetto.
E chi glielo darà, l'affetto (e anche massicce dosi di sesso più o meno perverso, se avete pescato una storia per donnine un po' più grandicelle)? Una persona a caso, vediamo se indovinate.
A fianco di queste autrici da serie B, ci sono le autrici da serie A, quelle da SCRITTURA FEMMINILE. Tipo la Atwood. O Angela Carter, solo per dirne un paio. Quelle che ti lasciano a bocca aperta per l'intelligenza, la raffinatezza, la profondità. Quelle che le leggi e dici "vorrei tanto scrivere come lei!"
Questo per dire che non è che i maschi siano scrittori migliori.
Però sono diversi.
Se io guardo quel che mi passa sotto gli occhi quando leggo - o quando scelgo cosa acquistare - vedo alcune "linee guida" che sono, a mio parere, direttamente connesse all'essere donna.
In primo luogo, certi generi sono appannaggio quasi esclusivo delle donne: quasi tutto quello che è romance - o che vorrebbe essere altro ma è romance lo stesso - è scritto da donne. Anche quei generi trasgressivi, o finto trasgressivi stile cinquanta sfumature, sono scritti da donne. Perfino quegli ibridi francamente evitabili e al limite del porno (e ben addentro allo squallido) - dinoporn, tanto per citarne uno - sono scritti per la maggior parte da donne.
Secondo: i punti nodali della trama - quelli che più o meno tutte le storie di un certo tipo hanno in comune - sono strettamente connesse a certi chiamiamoli meccanismi della mente femminile. Il desiderio di protezione, per esempio. Molte di queste protagoniste hanno un (poco nascosto) bisogno di essere protette: il maschio è forte, dominatore e, alla fine, le salverà. Anche la protagonista ribelle, stringi stringi, arriverà a punto in cui non riuscirà a cavarsela, se non per via di un provvidenziale intervento del nostro eroe. Un'altra caratteristica femminile che viene quasi sempre messa in evidenza è la maledetta sindrome della crocerossina. Ce l'abbiamo tutte, chi più, chi meno, ed è un'indubbia fonte di guai, per noi. È quel perverso meccanismo mentale che ci porta a voler salvare l'amato bene da se stesso, con tutte le nostre forze, anche a scapito di noi stesse. Non possiamo resistere. 
Le protagoniste di queste storie sono affette tutte - e allo stadio terminale - da questa sindrome. Così assistiamo a cose terrificanti tipo: lui mi rapisce, mi violenta, ma in fondo è buono e me ne innamoro. Oppure, lui non è cattivo, è traumatizzato e io lo guarirò con la forza del mio aMMore.
Questo meccanismo è così potente che funziona anche da "aggancio" per il pubblico: le lettrici si riconoscono in quel che leggono e ne rimangono ammaliate.
Io non so se le donne che scrivono paranormal romance di un certo tipo siano davvero convinte che sia possibile l'instaurarsi di un certo tipo di relazione partendo da un certo tipo di presupposti. Non so se pensino sia giusto - proprio nel vero senso della parola - che ci sia un rapporto così squilibrato fra le due parti di una coppia, al punto di averne una totalmente dipendente dall'altra. O che sia sano - anche qui, nel vero senso della parola - tentare di "guarire" qualcuno con l'aiuto di, in sostanza, null'altro che delle buone intenzioni (motivate dall'aMMore).
Perché queste potrebbero essere anche scelte - tematiche e di trama - dettate invece dal tipo di pubblico. Scelte ad hoc per far presa.
Il che, se vogliamo, è ancora più allarmante, perché, se è vero che "dimmi cosa leggi e ti dirò chi sei", allora  là fuori ci sono un mucchio di donne, ragazze e ragazzine che, in cambio di un compagno attraente, soldi e una vita comoda, sono disposte a rinunciare a indipendenza, dignità e personalità.
Io credo che siamo diversi, maschi e femmine. 
Credo che lo siamo anche per come veniamo cresciuti. Forse, se mia madre fosse stata una di quelle fissate che vestono le bimbe come bambole e le affogano nel rosa, nei nastri, nei fiocchi e nelle bambole, invece di essere una donna sportiva, sempre in jeans e che non si è mai fatta problemi nel vedermi giocare con i soldatini e le macchine e, se i miei genitori non mi avessero insegnato che non c'è nulla di più importante del ragionare con la propria testa, sarei stata diversa.
Vedete, credo che la diversità nella scrittura sia bellissima. Che, come ho già detto, ci siano scrittrici bravissime. E che certe, come chiamarle?, aberrazioni? derive?, non siano rappresentative dell'essere donna, ma di certi modi di pensare che non mi appartengono, come non appartengono a tante donne, a tante autrici, che dalla scrittura e dalla lettura vogliono altro.
E questo è un pensiero che mi consola.

lunedì 3 marzo 2014

Buon Compleanno!

Oggi la casa editrice digitale WePub compie due anni... e li compie anche il mio Ultimo Orizzonte che, insieme a È qui che dobbiamo stare, è stata la loro prima uscita ufficiale.
L'emozione di sentirsi proporre la pubblicazione è indescrivibile e il ricevere la mail di accettazione resta uno dei momenti più belli della mia vita... quasi pari al vedere il mio libro prendere andare in giro per il mondo sulle sue gambe digitali.
Per festeggiare, sia Ultimo Orizzonte che È qui che dobbiamo stare sono scaricabili sul sito WePub al prezzo simbolico di un tweet - o di un post su Fb o su G.
Sono DRM free - ché noi al DRM nun ce crediamo! - e disponibili sia in .epub che in .mobi.
Che aspettate a provarli?