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giovedì 22 settembre 2016

Oggi è il Fertility Day e non c'è un cazzo (letteralmente) da festeggiare.

Ai miei tempi, ti diceva culo se, quando ti venivano le mestruazioni la prima volta, era già successo a una tua amica, almeno avevi un'idea di quel che stava succedendo e non pensavi di morire dissanguata alla vista di quelle macchie nelle mutande.
Ai miei tempi, ti diceva SOMMO culo, se tua mamma ti aveva avvisato prima di quel che poteva succederti.
Ai miei tempi, ti diceva  FANTASCIENTIFICO culo se mamma ti informava che no, non era dalla pancia che veniva fuori tutta quella roba, ma dall'utero (e tu non sapevi neanche di avercelo, un utero, figuriamoci tutto il resto).
Ai miei tempi ti diceva APOCALITTICO culo se mamma si prendeva la pena di spiegarti che c'era uno stretto legame fra mestruazioni (o meglio, 'le tue cose') e il fare bambini.

[Dopo (che ti fosse venuto il coccolone o meno, che avessi pensato di morire dissanguata o meno), mamma ti spiegava che sarebbe successo una volta al mese e te le dovevi tenere tutta la vita e benvenuta nel mondo dei grandi.]

E non c'è neanche da fargliene una colpa, a queste mamme, perché magari certe cose non le sapevano nemmeno loro. Perché, che accidenti ne potevano sapere le loro mamme - che avevano forse la terza elementare, avevano passato una guerra e vissuto in un'epoca storica nella quale c'erano cose più serie cui pensare tipo mettere insieme pranzo e cena?
Onestamente?
Non credo che oggi le cose siano cambiate poi tanto, ma questa è una sensazione mia, non basata su dati oggettivi e prendetela per quel che vale. 
Con la differenza che noi non abbiamo la terza elementare a stento. Non abbiamo vissuto una guerra. E abbiamo accesso non solo a un'istruzione, ma anche a una massa di dati e informazioni così grande che a stento riusciamo a concepirla.
Non è che sto qui a tediarvi con le mie reminiscenze di quarantenne così tanto per.
È che oggi è il famigerato Fertility Day.
Sorvolerò sulle pernacchie che il Ministero (nella persona della sua titolare) si è presa dall'universo mondo, virtuale e non, italiano ed estero, giudicate da soli se se le sia meritate o no.
Il fatto è che quello della fertilità, o meglio, dello spettro della crescita zero che si avvicina sempre più, è un grosso problema.
Facciamo pochi figli, li facciamo tardi, siamo disinformati su tutto quello che concerne la fertilità (e, secondo me, la sfera sessuale in genere) e l'Italia diventa sempre più un paese di vecchi.
MA.
Ma non è così che si approccia la questione.
Prima di tutto, ci si deve rendere conto che il problema 'fertilità' necessita di un approccio multidisciplinare: non solo sanitario, ma anche sociologico ed educativo - tanto per dirne un paio.
Perché c'è un'enorme confusione anche solo su una cosa apparentemente semplice come il ciclo mestruale: sì, in media 28 giorni, ma come si contano? Quali sono quelli fertili? Quali sono le varie fasi?
E il machismo italiano - parliamo dell'altra metà del cielo per una volta  - non aiuta. Una volta, per esempio, ci pensava la visita militare a diagnosticare il varicocele, una patologia che, se trascurata, può portare all'infertilità. Adesso... adesso mentre le ragazze - quelle più informate, quelle con una mamma consapevole - vanno dalla ginecologa, i ragazzi non vedono un andrologo a meno che non ci siano problemi gravi. Le ragazze si fanno controllare, ma per quanto riguarda i ragazzi si dà per scontato che tutto funzioni bene e no, non sempre è così.
Parliamo di educazione. Di educazione sessuale
Che andrebbe fatta nelle scuole, perché l'età cui ci si approccia al sesso è sempre più precoce e questi ragazzini sono del tutto inconsapevoli dei rischi che corrono e non sto parlando di gravidanze indesiderate, ma di malattie sessualmente trasmissibili.
Anche a me hanno detto e ripetuto che 'si deve aspettare a farlo con la persona giusta' e ' non ci si deve buttare via', ma (possiamo essere d'accordo o meno), non è una buona scusa per lasciare che i nostri figli si avventurino in questo territorio inesplorato privi delle minime nozioni e della minima consapevolezza.
Non si può nascondere la testa sotto la sabbia a questo modo, c'è la loro salute, in ballo.
Eppure, no, non riusciamo ad avere l'educazione sessuale nelle scuole perché i cattogenitori ogni volta si ribellano... come se i loro figli non ci finissero, nei casini.
E poi - la faccio breve - è un problema sociale.
Di emergenza sociale.
I figli costano, costano tanto. Fa male dirlo, ma i figli sono un lusso.
Mancano le tutele, le strutture, le politiche di supporto alla famiglia. Manca la sicurezza, del presente e del futuro.
Infine, è anche un problema sanitario e permettetemi una parentesi: che ci vogliamo aspettare da un paese che consente agli obiettori di coscienza di fare i ginecologi?
Io, l'ho già detto, ho esperienza di infertilità e so cosa vuol dire iniziare un percorso di procreazione medicalmente assistita in Italia. È pesante, psicologicamente pesante.
Senza entrare nel merito della legge che la regolamenta - abominevole - dirò soltanto una cosa: ci sono tempi d'attesa biblici. Mesi e mesi in lista.
Ti capita di chiamare per prenotare la visita per la redazione del piano terapeutico di stimolazione ormonale e sentirti dire 'non ci sono posti liberi, deve provare a richiamare fra un po' di tempo, vediamo se si sono riaperte le liste'. Intanto il tuo orologio biologico ticchetta sempre più forte e tu sei lì, al palo, costretta ad aspettare le lungaggini di un sistema sanitario che - evidentemente - non funziona.
Se hai i soldi, scappi all'estero.
Se non ce li hai, continui ad aspettare e, nel frattempo, ti disperi e invidi ogni pancione, ogni carrozzina, ogni passeggino.
E poi un giorno arriva il Ministero della Salute italiano (gestito da una che ha fatto due gemelli a 44 anni e che, si suppone, certe cose le capisca) e ti schiaffa in faccia una cartolina con una tipa che si tiene la manina sulla panza, ti mostra una clessidra e accanto ha una scritta a caratteri cubitali :"La bellezza non ha età, la fertilità sì".
(Sorvoliamo sulle altre, quella del figlio unico è agghiacciante.)
Non ci vogliamo sentire neanche un po' presi per il culo?
In conclusione, oggi è il Fertility Day.
Ma siccome io ho quarant'anni, mi ha già detto culo - ma tanto tanto culo - di farne uno, di figlio, e di un altro, ammesso che venisse, non se ne parla perché non ce lo possiamo permettere, fingerò di non saperlo. 
E domani, come ogni venerdì, mi ricorderò di sostituire il cerotto anticoncezionale.

martedì 6 settembre 2016

Je suis Charlie... o anche no.

Quando la sede di Charlie Hebdo è stata colpita da attacco terroristico, su Fb è stato un florilegio di messaggi di indignazione, bandiere francesi usate come avatar e "Je suis Charlie" da tutte le parti.
Io mi sono rifiutata.
Non perché non reputassi orrendo e vile quel che è successo, ma perché ritengo che lavarsi la coscienza sui social all'irrisorio prezzo di qualche condivisione sia uno sputo in faccia a chi la tragedia l'ha vissuta sulla propria pelle. 
(Come, ad esempio, quell'immonda stronzata delle foto in bianco e nero per combattere il cancro.
Se vi mettete a posto la coscienza e pensate di aver fatto il massimo possibile condividendo una foto b/n con scritto 'sfida accettata', beh... il minimo che vi si possa dire è che siete dei pecoroni superficiali.)
Comunque, pochi giorni fa è comparsa in rete questa vignetta.
L'effetto è stato devastante, i leoni da tastiera si sono svegliati ruggendo e hanno tuonato contro i "francesi bastardi mangiarane", hanno augurato loro mille morti, una più atroce dell'altra. Improvvisamente, i "Je suis Charlie" si sono trasformati in "hanno fatto bene ad ammazzarvi come cani".
L'odio da tastiera è un altro fenomeno che mi spaventa molto, ma di quello parlerò un'altra volta. Scopo di questo post è tutt'altro.
Purtroppo questa vignetta - che è disturbante, provocatoria e cinica - ha scatenato gli analfabeti funzionali (che spesso coincidono con i leoni da tastiera, avete notato?).
E siccome l'indignazione è merce da poco, ne abbiamo lette di ogni.
Io, che di mestiere faccio il geologo, prima di dirvi cosa ne penso e come ho letto la vignetta, vi metto qui un po' di dati scientifici.
Ripeto: DATI. Vi faccio lo spelling: d-a-t-i.
Non ci vuole tanto, basta usare internet nel modo giusto (che, fra l'altro, non è condividere foto contro il cancro, gattini carini mentre si augura l'annegamento agli immigrati sui barconi, oppure teorie antivacciniste).
L'evento sismico del 24/08 ha avuto una magnitudo 6.0 e l'ipocentro è situato a una profondità stimata di 8 chilometri. La zona è in piena catena appenninica, che è una catena montuosa attiva e quindi sismicamente si tratta di una zona a rischio.
Morti (fino ad adesso): 293.
Sfollati: circa 2500.
Il 90% del patrimonio edilizio si è sbriciolato. Edifici pubblici quali municipi, ospedali, caserme (che per la legge sono ritenuti strategici) sono inagibili.
Adesso facciamo una ricerchina, una veloce. 
Vi faccio il Mucciaccia della situazione.
Andiamo sul sito INGV - se siete un minimo interessati alla cosa sapete benissimo come raggiungerlo - e accediamo alla lista dei terremoti. 
Fatto? Benissimo, bravi, sette più.
 Ora la difficoltà aumenta, gli analfabeti funzionali iniziano a sudare: si tratta di effettuare, ohimeme, una ricerca personalizzata.
Impostiamo una finestra temporale di un paio di anni, diciamo dal gennaio 2014 ad oggi. Cerchiamo terremoti con intensità da 6.0 a 6.2, facciamo contenti quei dementi che "l'INGV ha sottostimato la magnitudo così lo stato non paga". Per quanto riguarda la profondità dell'ipocentro, mettiamolo da 5 a 10 chilometri.
Fatto? Ma dai, mi state meravigliando.
Adesso premete il tastino 'Cerca' e... voilà, una bella listina.
Ve la riporto, per comodità, in una tabella (ho tolto l'orario, lasciando soltanto la data).
Time
Latitude
Longitude
Depth/Km
Author
MagType
Magnitude
Event LocationName
2014-02-03
38.29
20.31
10.0
AGENDA-
INGV
Mw
6.1
Greece
2014-04-18
-11.13
164.83
10.0
SURVEY-
INGV-
CSEM
mb
6.1
Santa Cruz 
Islands region
2014-05-05
19.703
99.683
7.4
SURVEY-
INGV-
USGS
Mw
6.0
Thailand
2014-07-25
58.41
-137.15
10.0
SURVEY-I
NGV-
GEOFON
Mw
6.0
Southeastern Alaska, 
United States
2014-08-03
27.245
103.427
10.0
SURVEY-
INGV-
USGS
Mw
6.1
Yunnan, China
2014-08-06
-7.31
128.1
10.0
SURVEY-
INGV-
CSEM
Mw
6.2
Timor 
Sea
2014-08-18
32.739
47.67
10.0
SURVEY-
INGV-
USGS
M
6.2
Iran-Iraq 
border 
region
2014-08-18
32.653
47.753
10.0
SURVEY-
INGV-
USGS
M
6.0
Iran-Iraq 
border
 region
2014-08-24
38.2
-122.2
10.0
SURVEY-
INGV
Mw
6.0
Near coast of
 northern 
California,
United States
2014-09-04
-21.368
-173.19
10.2
SURVEY-
INGV
Mw
6.2
Tonga Islands 
region
2014-09-06
-26.625
-114.456
10.0
SURVEY-
INGV-
USGS
mb
6.1
Southern
 East 
Pacific Rise
2014-09-25
-9.49
156.38
10.0
SURVEY-
INGV
Mwp
6.0
South of
 Solomon
 Islands
2014-10-07
23.39
100.51
10.0
SURVEY-
INGV
Mwp
6.0
Yunnan, China
2014-10-08
23.917
-108.377
9.8
SURVEY-
INGV
Mwp
6.1
Baja 
California, 
Mexico
2014-11-10
-22.78
171.44
10.0
SURVEY-
INGV-
USGS
Mw
6.1
Southeast of 
Loyalty 
Islands
2014-11-13
-15.307
173.167
10.2
SURVEY-
INGV
Mwpd
6.1
Fiji Islands
 region
2015-01-07
5.89
-82.82
10.0
SURVEY-
INGV-
GEOFON
M
6.0
South of 
Panama
 [Sea]
2015-01-30
-21.27
170.27
10.0
SURVEY-
INGV
Mwp
6.1
Southeast of 
Loyalty 
Islands 
[Sea: Vanuatu]
2015-05-05
-5.36484
151.727
10.2
SURVEY-
INGV-
A
mb
6.0
New Britain, 
Papua
 New Guinea, 
region 
[Land: 
Papua New Guinea]
2015-06-10
39.665
143.591
10.0
SURVEY-
INGV-
A
Mwp
6.0
Off east coast 
of Honshu, 
Japan [Sea]
2015-06-11
39.6334
143.376
10.0
SURVEY-
INGV-
A
Mwp
6.0
Off east coast of Honshu, 
Japan [Sea]
2015-07-29
8.21602
-77.2418
9.8
SURVEY-
INGV-A
Mwp
6.0
Panama-
Colombia 
border region
 [Land: Colombia]
2015-09-08
-33.0398
-178.216
10.2
SURVEY-
INGV-A
Mwp
6.1
South of 
Kermadec
 Islands 
[Sea: 
New Zealand]
2015-09-16
-31.59
-71.91
10.0
SURVEY-
INGV-USGS
mb
6.2
Near coast 
of central
 Chile 
[Sea: 
Chile 
(Peruvian 
point of view)]
2015-09-19
-29.5523
-71.9185
10.2
SURVEY-
INGV-A
Mwp
6.1
Near coast of 
central Chile
[Sea: 
Chile 
(Peruvian 
point of view)]
2015-10-18
-16.1367
-173.108
10.2
SURVEY-
INGV-A
Mwp
6.2
Tonga Islands [Sea]
2015-12-19
-18.3164
169.323
10.2
SURVEY-
INGV-A
Mwp
6.1
Vanuatu Islands [Sea]
2016-02-14
-43.4742
173.096
10.2
SURVEY-
INGV-A
Mwp
6.0
Off east coast of 
South Island, 
New Zealand [Sea]
2016-02-22
-30.4383
-71.7747
10.2
SURVEY-
INGV-A
Mwp
6.1
Near coast of 
central Chile 
[Sea: 
Chile 
(Peruvian 
point of view)]
2016-04-01
-3.55078
144.738
10.2
SURVEY-
INGV-A
Mwp
6.1
Near north 
coast of 
New Guinea, 
Papua 
New Guinea [Sea]
2016-04-05
4.14141
126.077
10.2
SURVEY-
INGV-A
Mwp
6.1
Talaud Islands,
Indonesia [Sea]
2016-04-14
32.69
130.735
10.0
SURVEY-
INGV-A
Mwp
6.1
Kyushu, Japan
2016-04-30
-16.4883
167.205
10.2
SURVEY-
INGV-A
Mwp
6.1
Vanuatu Islands 
[Sea: Vanuatu]
2016-05-20
-25.5199
129.826
9.8
SURVEY-
INGV-A
Mwp
6.0
Northern Territory, 
Australia 
[Land: Australia]
2016-06-09
-11.3309
116.195
9.8
SURVEY-
INGV-A
Mwp
6.1
South of 
Sumbawa, 
Indonesia 
[Sea: Indonesia]
2016-08-20
40.3787
143.674
10.0
SURVEY-
INGV-A
Mwp
6.2
Off east coast of 
Honshu, 
Japan [Sea: Japan]
2016-08-24
42.6983
13.2335
8.1
BULLETIN-
INGV
Mw
6.0
Rieti
 
L'avete letta tutta? Ci siete riusciti? Ma bravi.
Lasciamo per un momento da parte la questione del tipo di magnitudo e concentriamoci sul "dove". Ora vi complico le cose.
Prendiamo il terremoto in Grecia, quello del 3 febbraio 2014. Magnitudo 6.1, profondità 10 chilometri... e cerchiamo un po' in rete.
Troviamo intanto che c'era stata una scossa precedente (il 26/01) di intensità Richter 6.3, che l'epicentro è a Cefalonia - vicino alla capitale Argostoli. Cercando in rete - sia in italiano che in inglese, cosa si apprende? Che sì, ci sono stati parecchi danni ad edifici, strade e infrastrutture. Che si sono avute anche frane sismogenerate e fenomeni di liquefazione.
E che ci sono stati 16 feriti lievi, più che altro a causa della caduta di oggetti. Cefalonia è una piccola isola, con una popolazione, all'ultimo censimento, di circa 36.000 persone, un terzo delle quali vive nella capitale, Argostoli.
Vi faccio notare: 16 feriti, nessun morto.

Non vi basta? Allora ripetiamo il giochino: lasciamo perdere il secondo, per un momento, guardiamo il terzo. Thailandia, 5 maggio 2014.
Le immagini, me lo ricordo bene, erano devastanti. Templi e case sbriciolati. Il terremoto ha interessato un'area densamente popolata: il distretto di Mae Lao conta circa 30.000 persone e la città di Chiang Rai, che si trova a 27 chilometri dall'epicentro conta quasi 200.000 abitanti.
Volete sapere quanti morti? Uno. Molti feriti, ma una sola vittima.

Prendiamo un terzo terremoto, Cina, provincia dello Yunnan, agosto 2014. Quella di Yunnan è una provincia montagnosa e poverissima, che fa parte di una zona ad alto rischio sismico, colpita da diversi terremoti devastanti. Questo, in particolare ha causato più di 600 morti, un centinaio di dispersi e decine di migliaia di sfollati (alcune fonti dicono 30.000, altre 50.000). Pensate che sia peggio di quello che è successo a Rieti? E allora vi metto un po' di cose in prospettiva: la provincia di Yunnan inta conta quasi 46.000.000 di abitanti. Se ci limitiamo a considerare la sola Contea di  Ludian, parliamo di quasi 300.000 persone.

Se volete continuo. Ancora uno, uno più recente?
14 aprile 2016. Kyushu Giappone. Sì, sì, non vale perché si sa che in Giappone sono avanti sull'antisismico. Ve la faccio breve: 49 morti, 3000 feriti, in una sequenza sismica che comprende un foreshock di magnitudo intorno a 6.0, ma con la scossa principale (due giorni dopo) di magnitudo 7. Kumamoto, la città più vicina all'epicentro conta una popolazione di oltre 700.000 abitanti.

Fatevi due conti. Si tratta di una divisione, nulla più. Mettete a numeratore (per gli analfabeti funzionali: di sopra), i morti. E mettete a denominatore (per gli analfabeti funzionali: di sotto), il numero totale di persone.
Ok, ho capito, ve lo faccio io, almeno per i quattro terremoti che vi ho citato.

Cefalonia: nessun morto.
Thailandia: 1/30.000 = 0.000033
Yunnan: (617+112)/300.000 = 0.00243
Kyushu: 49/700.000 = 0.00007

E no, non ve li esprimo con le potenze del dieci, che vi fonderei il cervello.

Se ancora non avete capito dove voglio andare a parare, adesso vi faccio un po' di storia.
Storia d'Italia.
Storia Sismica.
L'Italia è un paese a forte rischio sismico, ce l'hanno ripetuto in tutte le salse. 
Perché?
In breve, per via della tettonica a zolle. E per via del fatto che in un posto molto piccolo (relativamente parlando) che è il Mediterraneo, due grandi placche, la africana e la eurasiatica, fanno testa a testa. I risultati sono: la catena alpina, la appenninica, una serie di faglie sotto la Pianura Padana e il vulcanismo in Italia meridionale (Etna, Vesuvio, Stromboli e compagnia).
Ci sono sempre stati, in Italia, i terremoti. Il buon Mercalli - che era un prete studioso - compilò un catalogo degli eventi sismici, sulla base del quale elaborò la scala poi modificata da Cancani e Sieberg, utilizzando, per i terremoti più antichi, notizie rinvenute, ad esempio, nei registri parrocchiali.
Da studiosa, trovo peculiare lo stilare una scala di misura che si basa sui danni provocati dal terremoto.
Un terremoto devastante in una zona desertica risulterà meno distruttivo che non un sisma modesto in una zona ad alta densità abitativa e con un patrimonio edilizio altamente vulnerabile. E se pensate che questo non importi granché, ricordatevi una cosa: le mappe di rischio sismico si basano anche sull'assunto che c'è una maggiore probabilità di avere un terremoto se una zona è già stata colpita.
Immaginiamo una zona di campagna dove non ci sia più o meno un accidente. Sismicità storica presente, ma grado Mercalli basso. Fantastico, cambiamo la destinazione urbanistica, ci facciamo un bell'insediamento industriale, bello grosso, magari con cose anche inquinanti, tanto è tutto stabile. Peccato che i terremoti storici avessero un'alta energia. E quindi... noi ci aspetteremmo pochi danni - oh, Mercalli dice che siamo in grado 2! - e invece... e invece succede un patatrac.
La magnitudo infatti - che, lasciatemelo dire, NON SI MISURA - è una stima dell'energia meccanica sprigionata, basata sull'ampiezza delle onde sismiche registrate. Un terremoto di magnitudo 6 Richter è tale, sia che avvenga in un deserto che in una zona popolosa.
In altre parole, la magnitudo è un parametro oggettivo.
Detto questo, la storia d'Italia è costellata di terremoti. Lasciamo perdere quello di Messina del 1908 - probabilmente il più grave dell'intero Mediterraneo, con annesso tsunami - e limitiamoci ad alcuni esempi del XX e XXI secolo.
Pronti?

Belice, 1968 - Magnitudo: 6.1, Profondità ---, 370 morti.
Friuli, 1976 -  Magnitudo: 6.4, Profondità 6 km, 989 morti.
Irpinia, 1980 - Magnitudo: 6.5, Profondità: 30 km. 2914 morti.
Marche e Umbria, 1997 - Magnitudo: 6.1, Profondità: 10 km. 11 morti.
Molise, 2002 (San Giuliano di Puglia) - Magnitudo: 5.8, Profondità: --- km. Morirono 30 persone, di cui 27 bambini nel crollo della scuola.
L'Aquila, 2009 - Magnitudo: 5.9, Profondità: 8.8 km. 309 morti
Pianura Padana, 2012 - Magnitudo: 5.8, Profondità: 6.3 km. 30  morti
Rieti/Ascoli Piceno, 2016 - Magnitudo: 6.0, Profondità: 8 km. 295 morti bilancio provvisorio.

Se volete vi faccio anche il calcoletto. Se volete, vi metto a rapporto il numero di morti e il numero di persone coinvolte. Secondo me, ve ne pentirete, ma sapete che c'è? Ve lo voglio sbattere in faccia.
Limitiamoci ai terremoti del XXI secolo, perché sto già abbastanza male così.

Pianura Padana: 20/59028 = 0.00033
L'Aquila: 309/303239 = 0.001
San Giuliano: 30/1050 = 0.028
Rieti/Ascoli Piceno: 295/20240 = 0.014

Come vedete, solo il terremoto dell'Emilia ha un valore paragonabile a quelli trovati per i sismi in Grecia, Thailandia, Cina e Giappone. Gli altri valori sono nettamente più alti.
Che vuol dire? Che c'è meno gente, eppure ci sono più morti.
Chiedetevi il perché, avanti, chiedetevelo.
E quando vi sarete dati una risposta, bene... saprete cos'è il sisma all'italiana. A quel punto, leoni da tastiera con l'indignazione pronta a uscire dal taschino, scegliete un bersaglio migliore per i vostri strali e, già che ci siete, fate qualcosa di diverso. Non limitatevi a pigiare tasti mettendo insieme invettive sgrammaticate: nel vostro piccolo, cercate di cambiare le cose.
Cercate, per esempio, di essere meno furbi e più onesti.
Pretendete il rispetto delle normative, perché le normative ci sono, anche se costa di più. Perché poi, nelle case finte antisismiche costruite o ristrutturate a risparmio, ci andate voi.

Ah... un'ultima cosa. Io ho usato dei DATI. Si trovano in rete, se ci si prende la pena di cercarli.
E, per inciso, la storia della magnitudo ridotta così lo stato non paga è una puttanata.
Vergognatevi.
 

martedì 21 giugno 2016

Sick of it all

Oggi ho ricondiviso su Fb un post di Alessandro Girola che vi linko qui.
Il fatto è che... non avrei saputo dirle meglio, certe cose.
Io sono stanca. Sono stufa. E l'unico motivo per cui non chiudo il mio profilo Fb è che sono in contatto con persone interessanti, con le quali intavolo produttive discussioni via messenger. Che gli aggiornamenti dei loro blog sono per me fonte di approfondimento e diletto.
Però, in un bilancio costi/benefici, il fatto è che per quattro persone interessanti (dico quattro, ma sono di più), mi trovo in home page una marea di stronzate, bufale, post irritanti e stupidità assortite. E non ce la faccio più.
Non me ne vogliate, ma sono stufa di gattini e cagnolini in difficoltà con una pletora di commenti stile "piccolo amore vedrai che troverai una mamma presto" e "adottatelo vi prego!" e "ma come si fa, qualcuno lo aiuti"... qualcuno? qualcuno chi? non tu, che ti sei lavata la coscienza con una riga su Fb. Oppure, e io lo odio, il "corri felice sul ponte dell'arcobaleno". Ma quale arcobaleno? Quale ponte? Gente che, di fronte a un animale maltrattato, si lascia andare a commenti che mi lasciano basita:robe tipo "io a quel bastardo maledetto infilerei chiodi negli occhi", poi vedi il profilo ed è una mamma dall'aria dolce con un paio di pargoli. Ma che è? Personalità multipla? Veramente dietro quella facciata alberga tutto quell'odio? I maltrattamenti fanno incazzare anche me, ma questo genere di persone mi spaventa.
E le polemiche. Volontari che si fanno il mazzo, ci mettono soldi, tempo, fatica, patemi d'animo e poi arriva il primo analfabeta funzionale che passa, decide di ammannire un po' della sua sapienza sulla questione (non può esimersi) e polemizza.
Che altro?
Gli immigrati che stanno in hotel di lusso (ma veramente ci credete, voi? oltre che aver affrontato la morte, oltre ad essere sradicati, soli, in balia dell'aiuto altrui, questi si devono anche beccare l'odio fomentato on line? ma non vi sentite neanche un po' delle merde?), mamme vegane o talebane della tetta pazze da legare (e a cui revocherei la patria podestà), fashion victim di turno che ripostano le pIrle di saggezza della starlette del momento, chi posta tettone in pose equivoche (seriamente vi eccitano quei due meloni plasticosi e quelle pose volgari?), leoni da tastiera che tuonano contro la Kasta!!!111!, antivaccinisti dell'ultim'ora e via così in una Corte dei Miracoli dell'idiozia, una giostra folle in cui vince chi urla più forte.
Devo prendermi una vacanza da tutto questo. Perché lo spettacolo men che mediocre dell'italietta 2.0 sta distruggendo quel poco di fiducia nel genere umano che mi è rimasta.
Dice là fuori è un altro mondo. Ok, ma io sono qui. Sono in Italia. E sto perdendo la speranza.

lunedì 6 giugno 2016

Ridatemi un mondo analogico!

Forse essere mamma vuol dire che ti parte l'embolo mediamente molto prima rispetto a quando non lo eri.
Sarà la mancanza di sonno? Sta di fatto che ultimamente lo spettacolo che la varia umanità di Facebook dà di sé mi fa venire una gran voglia di mondo analogico.
Seriamente, non so proprio se il signor Zuckerberg abbia fatto un favore all'umanità, inventando Facebook. Propendo per il no.
Chiariamo una cosa, sui social ci sto molto meno, ultimamente (e meno male), ma l'occhiatina ci scappa comunque. E, com'è come non è, mi ritrovo sempre più spesso a pensare che un bell'asteroide sarebbe una gran soluzione.
Ieri, per esempio, uno dei miei contatti commenta una palese bufala: Bruxelles ordina che da settembre ciascuno di noi ospiti in casa un immigrato. Commenta dicendo (testuale): non mi stupisco di chi scrive certe cose, ma di chi ci crede sì.
La pagina Fb è legata a un sito con un nome che è tutto un programma: italianosveglia (no, non ce lo metto, il link. Non sia mai che gli porti anche solo una visita).
Che poi, concordo eccome: l'italiano si dovrebbe svegliare ma non nel senso inteso dai fondatori del sito.
Apriamo una parentesi: è un sito sul quale chiunque può scrivere un articolo e postare. E quando dico "chiunque" intendo proprio "chiunque". Senza fonti, senza controllo, in pratica un inno alla diffusione delle palle.
Se vai a leggere l'articolo (vabbé, chiamalo articolo), scopri che a Bruxelles due politici, l'italiano Alvaro Viziali e il tedesco Norris Chuck sono i padri fondatori di una legge in virtù della quale, da settembre, ogni famiglia deve ospitare un immigrato. Avete fatto caso ai nomi? Sono scritti una riga e mezzo (toh, facciamo due) sotto il titolo. Ma niente, ai leoni da tastiera in odore di razzismo (e sono tanti) è sufficiente il titolo, anzi, no, la parola 'immigrato'. Come i tori quando sventoli la muleta, questi partono a testa bassa in un tripudio di banalità, rancore, odio e italiano sgrammaticato. Un distillato di analfabetismo funzionale, presunzione ed egoismo che ti stende morta entro pochi secondi.
Questa gente non si merita un cazzo.
Poi ci sono i gruppi Facebook, altra invenzione geniale (si fa per dire). Ora, anche io sono in qualche gruppo (riguardante scrittura e lettura). Ogni tanto qualche contatto maleducato mi aggiunge a tradimento ad altri, io mi tolgo, questo mi riaggiunge, io mi ri-tolgo e via così fino a che non la capisce e la pianta.
Però.
Però ci sono alcuni gruppi che sono un covo di disfunzionalità e psicopatia. E il peggio è che, una volta, certi elementi rimanevano isolati nella loro follia. Adesso si ritrovano e si danno man forte in un crescendo di delirio che, in alcuni casi, sulle prime fa ridere, alla lunga ti fa preoccupare.
Come la querelle delle mamme vegane contro l'invidia. Non la conoscete? Ecco, leggete qui, poi non riuscirete più a smettere fino a che non avrete divorato tutte le puntate.
Queste persone esistono. Non sono troll, non lo fanno per far ridere, né per far parlare di sé. Certe cose le pensano davvero, le fanno davvero. E, che è peggio (come diceva Quattrocchi), si spalleggiano.
Il problema non è che sono vegane, è che manca loro del tutto il buonsenso. (Che poi fra la mancanza di buonsenso e il veganesimo ci sia un rapporto di causa-effetto non tocca a me giudicare).
Perché se il tuo cane si sente male e sporca in un negozio (a prescindere dal fatto che dovresti portarlo dal veterinario e non fargli fare tre giorni di riposo sperando che guarisca, povera bestia), tocca a te pulire e la commessa non è cafona perché ti porta il mocio. Questa è semplice buona educazione, cazzo. E, una volta, ti avrebbero fatto notare che le tue pretese erano non solo sbagliate e ingiuste ma anche profondamente maleducate. Lì dentro c'è gente che fa la ricotta con il latte materno e la spaccia alla vicina convinta pure di averle fatto un gran dono.
C'è gente - giuro - per la quale essere vegana è tentare di rianimare (non ho idea di come) un moscerino che è cascato nel bicchiere di succo di frutta. Gente che viene (ovviamente) guardata con perplessità dagli altri avventori e che per questo si sente... confermata nella propria vocazione. Mi guardano male perché sono vegana e tengo alla vita. Ma io, anche se tutti mi tirano sassi, continuo per la mia strada perché sono nel Giusto. Perché ho la Verità in tasca. Sono martire e discriminata (e mi piace tantissmo, mi fa sentire coooosì importante), ma difendo la vita. Praticamente, un'eroina. Giovanna d'Arco mi fa una pippa.
No. Ti guardano perplessi perché vedono una che tenta di fare massaggio cardiaco a un moscerino.
C'è gente che alleva bambini vegani, fruttariani, crudisti e chi più ne ha più ne metta, svezzando neonati col latte di banana e fottendosene allegramente del bilanciamento della loro dieta. Tutelate la vita, ma a quella di vostro figlio non ci pensate? Ma lo sapete che potreste causare dei danni? E si sentono così fieri, così virtuosi, così una spanna sopra noi mangiacadaveri...
Mamme che mandano le bambine alle feste di compleanno ma le dotano di pizze vegane perché non sia mai che mangino quello che mangiano gli altri bambini. Perché tutte le altre mamme sono incoscienti e sventate tranne loro.
Mamme in cura dallo psichiatra che, quando questo fa notare che allattare un bimbo di QUATTRO ANNI è patologico, rispondono che non capisce niente. E qui parte il coro di commenti delle supporters: non tornarci più, da questo. Patologico è il suo cervello. Non è preparato sulla questione, perché mommy knows better. Che loro allattano fino a che il bimbo dirà che la tetta non la vuole più. Ma quando succederà? Quando va alle medie?
E poi ci sono gli antivaccinisti. Quelli che hanno preso una laurea in medicina su Fb. Quelli che ti citano studi a sostegno dell'antivaccinismo, ma non dicono mai fatti da chi. Quelli che si curano con la luce, i numeri, l'omeopatia, insomma con tutto tranne le medicine. E che curano i figli nello stesso modo. Prendere la polemica fra il virologo Burioni e l'accoppiata Red Ronnie-Eleonora Brigliadori a Virus, qualche settimana fa. Hanno dovuto fare una puntata di 'riparazione' tanto è stata scandalosa la conduzione.
Rendiamoci conto che una trasmissione RAI (quindi pubblica, quindi pagata anche da me) invitato un virologo di fama, un professore universitario e poi l'ha lasciato in balia dei delirii di un ex-dj ammuffito e di una starlette posata, senza dargli neanche la possibilità di replicare. (By the way, Red Ronnie si è dedicato anche alle scie chimiche, ultimamente. Chiamando a supporto della sua tesi... il cantante degli smashing pumpkins, la principessa saudita - non altrimenti specificato -, Beck, Prince, i Muse e non so chi altri. Tutta gente che ha fatto della scienza una carriera, certo).
E dall'altra parte dello schermo - e dall'altra parte del monitor - c'è una pletora di gente che non è in grado di comprendere un testo scritto, né quello che gli si sta dicendo. Gente che non aspetta altro se non l'imbeccata facile, la pappa predigerita, senza sforzare (non sia mai!) il cervello.
Queste persone vivono. Queste persone votano. Queste persone fanno danni.
E io sono stufa, sono spaventata, sono disorientata. Perché i figli di questa gente saranno i futuri compagni di scuola di Davide e come faccio a impedire che venga trascinato al loro livello?

"I social media hanno dato diritto di parola a legioni di imbecilli, i quali prima parlavano solo al bar dopo due o tre bicchieri di rosso e quindi non danneggiavano la società [...]. È gente che di solito veniva messa a tacere dai compari e che adesso invece ha lo stesso diritto di parola di un Premio Nobel."

Avevi ragione, Umberto. Come sempre.




mercoledì 25 febbraio 2015

Un ragazzo qualsiasi


L'immagine viene da qui
Una delle cose che mi fanno escludere a priori l'acquisto di un libro - ma stiamo larghi, pure l'occhiata all'estratto gratuito - è questa frase:

Tizio è un ragazzo qualsiasi

Buona parte della letteratura in vendita - e sto parlando di generi che spaziano dallo young adult al paranormal romance, passando per cinquanta sfumature di fentasi idiota - ha una sinossi che inizia con quelle parole.
Ecco, no.
E vi spiego anche perché.
Perché siamo tutti diversi e ciascuno di noi - senza eccezione - ha in sé qualcosa di speciale. Qualcosa che lo distingue e lo rende unico. Magari è una cosa piccola, come un particolare bernoccolo per, che ne so, fare decorazioni da tavola, non è che serva essere un genio della matematica o un artista eccezionale.
Ma ce l'hai solo tu. Siamo oltre sei miliardi, su questa terra... e non c'è un altro uguale a te.
Se definisco una persona "qualsiasi", è come se dicessi che è trasparente. Si confonde nella massa. Non ha niente, ma proprio niente di speciale. Triste, vero?
Adesso applichiamo la cosa a un personaggio.
I personaggi, per quanto ben delineati siano, devono - devono proprio - avere qualcosa di unico, direi di paradigmatico.
Non leggiamo storie per sentirci raccontare del macellaio sotto casa e della sua vita noiosa fra negozio, casa e serate di fronte ai telequiz. Leggiamo storie che parlano di esperienze fuori dal comune che capitano a persone che hanno in sé qualcosa di diverso, che magari neanche loro all'inizio sanno di avere, per cui le esperienze finiscono per cambiarle. 
Magari in peggio, ma le cambiano.
Se lo scrittore - o la scrittrice - mi dice, già dalla sinossi, che il protagonista è qualsiasi, mi sta dicendo che è uguale a mille altri. Che non ha nulla che lo distingua, neanche l'abilità di fare centrotavola.
Penso che sia uno dei peggiori modi di presentare un personaggio.
Non è ancora entrato in scena, di fatto il lettore non ha ancora aperto il libro, e già è stato bollato.
Ma che razza di credibilità posso attribuirgli?
A me non interessano le vicende di un tizio, o di una tizia, uguale a mille altri! A me interessano le vicende di una persona che ha un carattere ben definito, delle abilità, dei gusti. Che magari cucina malissimo ma è un genio a fare i centrotavola (sì, ora la smetto, coi centrotavola).
Quindi, anche solo per questo, senza andare a considerare l'errore di utilizzare aggettivi generici e che non dicono nulla, lo scrittore ha toppato. Dimmi che tizio è un impiegato insoddisfatto, dimmi che fa il gelataio e sogna di sbarcare a Hollywood, dimmi che è un buttafuori con la passione dei gatti, o uno studente liceale che scrive di nascosto per non essere preso in giro.
Abbi pietà di 'sto poveraccio, evita di dirmi che è qualsiasi. Se tu per primo, autore, lo tratti così, come pensi che lo tratteranno i lettori?
Che poi, mettiamoci pure un corollario.
Il povero personaggio, molto spesso, in realtà qualsiasi non lo è, ma nel senso peggiore. 
Perché, ad esempio, è un ragazzo qualsiasi che vive solo perché gli è morta tutta la famiglia fino alla settima generazione in un ciclone di sfiga tale che uno, così per pietà, gli consiglia immantinente un viaggetto a Lourdes, mentre si dà una discreta toccatina o caccia fuori il cornetto portafortuna. O la nostra ragazza qualsiasi la famiglia ce l'ha, ma niente niente sarebbe meglio che non l'avesse, perché la trattano in un  modo che, a paragone, Cenerentola era una viziata del cavolo.
Questo perché l'autore, o l'autrice non ha né gli strumenti né la preparazione per calare il suo personaggio in un ambiente familiare che sia anche un minimo dotato di senso.
E, visto che in fondo quel che gli interessa è solo la storia d'aMMore, non fa né uno, né due ed elimina il problema alla radice: stermina la famiglia del protagonista (o la rende così spregevole che il poveraccio ci passa, e con giusta ragione, meno tempo possibile) e si toglie dai piedi una complicazione.
Tornando al disgraziato aggettivo "qualsiasi", mi sono chiesta: ma perché uno scrittore dovrebbe svalutare in modo così maldestro la sua propria creazione? E, soprattutto, perché lo fanno così tanti scrittori?
La risposta non mi è piaciuta.
Al di là della crassa incompetenza - e di scrittori incompetenti ce ne sono a iosa - il fatto è che si cerca di spingere il pubblico - quel pubblico fatto da adolescenti in piena crisi ormonale, diciassettenni tutte ciccia e brufoli che sognano il principe azzurro e così via - a identificarsi con il personaggio stesso.
Si dà un/a protagonista qualsiasi a gente che si sente qualsiasi.
E ci siamo passati tutti, più o meno, nel sentirsi qualsiasi. Voglio dire, ho ritrovato i diari del liceo svuotando la stanza per creare la cameretta di Davide e, sì, quella fase è toccata pure a me.
Poi finisce, eh. Si sopravvive e si cresce.
Volete un esempio? Ve ne faccio due - che poi in realtà è uno solo - prendete quell'idiota della protagonista di Tuailait e prendete la sua omologa delle sfumature.
Sono qualsiasi nel senso più bieco del termine. Insipide, uguali a mille altre.
Le due autrici, bontà loro, quando devono tirare fuori una ragione plausibile per la quale il fico di turno le insegue manco fossero gelati nel deserto, se ne escono rispettivamente con: "ha un odore che mi attira" e "si morde il labbro".
Hey, laggiù, io avrei detto plausibile!
Queste due sono al limite dell'impedito sociale, neanche troppo simpatiche, non dimostrano né carattere né intelligenza, non hanno una conversazione interessante, non hanno opinioni proprie, non sono neanche delle bellezze stratosferiche da giustificare - almeno - un'attrazione fisica... ma insomma, in quale angolo del mondo reale due così attirerebbero l'attenzione non dico del maschio alfa, ma di un qualsiasi maschio in generale? In nessuno, siamo sinceri.
Solo che non siamo nel mondo reale. Siamo nel "tanto è fantasia". E così, legioni di adolescenti (e donne) che si sentono qualsiasi sognano e sbavano su questa favoletta sentendosi consolate, quasi prendendosi una rivincita sulla bella della classe o sulla vicina di casa magra e truccatissima che pare una delle desperate housewives.
Sì, anche questo è molto triste.
Lasciate perdere le storie di gente qualsiasi. Sentitevi speciali. Sentitevi unici. 
 Lo siete.

L'immagine viene da qui

sabato 21 febbraio 2015

All Along The Watchtower

Sapete?
Io le odio, le etichette. Non quelle con i prezzi, eh, quelle che oggigiorno la maggior parte degli scrittorucoli, specie nell'italico panorama, appiccicano ai propri personaggi.
Mi fanno incazzare a morte.
Sono stufa. Sono stanca. Mi sono proprio rotta le palle.
Non ne posso più di elfe "crudeli e procaci", giornaliste spaziali "inguainate in tutine", fantasy "a tinte fosche" e via di questo passo.
Caro scrittorucolo dei miei stivali, che infarcisci di etichette il tuo scritto, lasciatelo dire: il tuo capolavoro non vale la carta sul quale è stampato, non vale i byte dell'ebook e no, non me ne frega niente se ti ha pubblicato una grande CE, questo poi non ti garantisce certo un bollino di qualità. Anzi.
Il tuo libro non vale il mio tempo.
Perché come scribacchina sono nessuno, come lettrice ho gusto, intelligenza e un palato raffinato.
In altre parole, una come me, fra il tuo pubblico, te la sogni.
Vuoi sapere perchè?
Ma te lo dico subito e in termini non equivocabili.
Se la prima informazione che vuoi dare al lettore è che la tua protagonista ha le tette grosse o che se ne va in giro strizzata in un indumento abbastanza stretto perché le si possano contare i peli, vuol dire che non hai proprio capito niente.
Queste sono le importantissime informazioni che, per prime, vuoi passare ai tuoi lettori? Lo stato delle ghiandole mammarie e il gusto (volgare) nel vestire?
Complimenti, sono davvero di importanza capitale.
Non so, caro scrittorucolo, se ti rendi conto di quanto sia umiliante.
Ma lo dico per te, eh. Perché, se scrivi in questo modo, è segno che pensi in questo modo. Posso permettermi? Forse, ma dico forse, è il caso che tu riveda le tue priorità e il concetto di "importante".
E poi, piccolo effetto collaterale, sarebbe umiliante per il pubblico. Non per tutto, eh, per questo ho messo il condizionale. Per quei pochi non lobotomizzati ancora in giro.
Non so se ti rendi conto di quello stai facendo. Spero per te di no, perché è una roba abbastanza disgustosa: stai rigurgitando nel loro gargarozzo del cibo predigerito.
Quando lo fanno, per esempio, i pinguini con i loro pulcini è pure carino. Ma lo scrittore con il lettore? Not so much.
Tu, a questo ipotetico lettore, non  permetti di farsi un'opinione sua: prendi il primo stereotipo che capita - o meglio, quel che va di moda al momento - gli appiccichi quattro caratteristiche (semplici, per carità) e poi dici che è così.
E magari non capisci neanche per quale ragione qualche lettore più spaccaballe della media - oh sì, eccomi qui - dovrebbe lamentarsi.
Morale della favola, ci ritroviamo con donne crudeli che però di crudele non fanno nulla, con personaggi intelligenti che però non si dimostrano mai tali.... cosa chiedi, in fondo, al lettore? Neanche uno sforzo piccino picciò. Deve solo mettersi comodo, smettere di pensare e limitarsi, invece, a credere a quel che gli dici.
Sai che c'è? No, grazie, comunque no grazie, per quanto mi riguarda risparmiati pure la fatica.
Se mi accorgo, e me ne accorgo al volo, che il tuo libro è di questo tipo, io lo butto. Non lo compro. Non lo leggo. Non me lo proporre nemmeno, via Fb o nei milioni di modi messi a disposizione dai social network. Oppure provaci, se hai coraggio, ma non lamentarti se ti prendo a male parole.
Perché?
Perché mi sento trattata come una cretina e, caro scrittorucolo che ti credi tanto geniale, come una cretina vai a trattarci qualcun altra.
Io voglio capire da me com'è un certo personaggio. Voglio capirlo da come parla, si comporta, pensa.  Queste sono le cose che devi dirmi. Non se porta la sesta di reggiseno o John Holmes a confronto è afflitto da invidia del pene.
Quindi muovi il culo e fai il tuo dovere, cioé scrivi e scrivi come dio comanda.
Le tue caratteristiche preconfezionate stile elenco della spesa... puoi ficcartele dove non batte il sole.
Mi dispiace per te: non me ne frega niente se la protagonista ha le tette grosse, o il protagonista ha grosso dell'altro (che qua siamo in par condicio). Evita di sbrodolare per pagine e pagine su pettorali scolpiti, cosce snelle e turgidi seni, è pure squallido.
Fra l'altro, non so se te ne sei accorto, finisce che i personaggi sono tutti uguali. Si chiama omologazione e no, non è un complimento.
Di protagonista bellobellobello in modo assurdo ce n'è soltanto uno!
Non mi frega un accidente se il lui di turno è biondo o bruno, alto o basso, né mi interessa di che colore ha gli occhi. E, per favore, evita anche una descrizione minuziosa di come lei è vestita, se non è funzionale alla storia. Invece che sprecare tempo a immaginarne il guardaroba, perché non ti impegni a renderla il più possibile sfaccettata e tridimensionale?
Se voglio vedere dei vestiti, mi sfoglio una rivista di moda (era per dire, non lo faccio neanche se sto morendo di noia in coda dal dottore). 
Da un libro, voglio altro.
Altro che, almeno in Italia, non ottengo.
Perché il triste rovescio della medaglia - ci siamo resi conto in una interessante discussione con i miei compagni del blocco C della blogosfera - è che, a stare a guardare dati come popolarità e vendite, siamo come Robert Neville in Io sono leggenda (il libro, maledizione, non il film!): una razza in via d'estinzione in mezzo a mutanti caratterizzati da analfabetismo funzionale e crassa ignoranza. 
Quelli che vogliono usare cervello e fantasia soccombono a una schiacciante maggioranza, composta da coloro i quali "buona la pappa predigerita e rigurgitata al momento"
Eh, guarda, una delizia...
Gente che vuole la protagonista imbranata ma in fondo in fondo figa, oppure crudele e dominatrice ma sotto sotto con un cuore di panna, e una controparte maschile che sia, oltre che di splendido aspetto, anche uomo che non deve chiedere mai, ma accudente, ma bisognoso di essere salvato e poi ricco. Ricco è irrinunciabile.
Ma siete mai andati a leggere le recensioni su Amazon di classici della letteratura fantastica?
Io l'ho fatto, ma una volta per non ripetere mai più. Gente che appioppa una stellina a Dracula perché non c'è la storia d'amore con Mina! Gente che recensisce negativamente dei capolavori dicendo che mancano le descrizioni fisiche o che sono noiosi perché le frasi sono troppo lunghe.
Cioé, fatemi capire, se non sapete per filo e per segno che aspetto ha un personaggio non siete in grado di immaginarvelo? Scusate, da quale pianeta siete atterrati?
Questo stato di cose mi mette i brividi e ha conseguenze disastrose.
Ad esempio, un'omologazione vergognosa della produzione letteraria. 
Libri tutti uguali, mal scritti, mal pensati, stupidi e banali, ma che alle CE vanno bene, perché il libro ormai è solo un prodotto, viene fuori da una specie di catena di montaggio e deve fare solo una cosa: deve - e sottolineo deve - rispondere a determinati standard.
Non importa che sia bello. Non importa che sia originale, né ben scritto. Anzi, il fatto che sia originale e ben scritto, semmai, è uno svantaggio.
Perché deve vendere. E per vendere deve dare al pubblico - un pubblico ormai disabituato alla buona scrittura, nutrito di schifezze, che non è neanche più in grado di seguire una trama appena un pelo più complessa della favoletta di Cenerentola (che ci narrano e rinarrano in tutte le salse) - quello che il pubblico chiede.
Che è questa roba qui. Che sono le etichette sbattute in quarta di copertina, così capisci subito con cosa hai a che fare, le trame tutte uguali, i personaggi tutti uguali, l'attenzione a dettagli insignificanti - come l'aspetto fisico - perché così non deve neanche fare lo sforzo di immaginare (che, fra l'altro, è la parte divertente del leggere, ma questi poveri idioti non lo sanno), una sintassi che definire scolastica è un complimento, perché il lettore non deve smarrirsi fra le proposizioni del periodo, quindi limitiamoci a soggetto - verbo - complemento, con qualche aggettivo, ma generico, non sia mai che il poverino debba metter mano a quella cosa, com'è che si chiama?, ah, sì vocabolario.
E noi lettori forti? Noi da oltre cento libri l'anno, quelli con il gusto della lettura, quelli che la fantasia la usano eccome?
Noi ci attacchiamo e tiriamo, per dirla in modo popolare. Non siamo abbastanza importanti, non giustifichiamo l'investimento necessario a portare in Italia buona letteratura fantastica.
Meglio coltivarsi le legioni di lobotomizzati e spacciare loro cartacei a venti euro ed ebook a tredici. Che magari ne comprano uno all'anno, ma sono tanti.
Davvero tanti.
Sapete qual è l'altra, disastrosa conseguenza? Che il serpente che si morde la coda, perché buona parte di questi si metterà a scrivere
E, proprio come siamo quel che mangiamo, loro scriveranno quello che leggono, cioè stupidaggini e andrà già di lusso se useranno un italiano corretto.
Privi di una cultura di genere scriveranno, per esempio, convinti che fantasy = signore degli anelli, senza avere la minima consapevolezza che forse, ma dico forse, l'idea del predestinato e del signore oscuro non è proprio questa novità sconvolgente e che i mondi simil-medioevali hanno anche un po' scassato i cosiddetti.
O che i vampiri siano tutti belli, tormentati e alla ricerca dell'aMMore, oppure che una storia d'amore non abbia senso se priva di massicce dosi di sesso il più possibile presunto sadomaso (ma in realtà all'acqua di rose).
E si autopubblicheranno - ormai è facile - e spammeranno ovunque pretendendo di essere letti e infestando gruppi Fb, aNobii e Twitter, oppure si faranno fregare da una CE a pagamento, perché non hanno né l'intelligenza né il senso critico per capire che l'aver scritto qualcosa non lo rende automaticamente degno di pubblicazione - convinti pure, nella loro presunzione infinita, che tanto tutti pagano, per pubblicare.
Qualche Cenerentola, poi, approderà a una grande CE che la mungerà ben bene, spacciandola come caso letterario ad altri lobotomizzati (i quali, a loro volta, si faranno venire velleità letterarie), per poi gettarla nel dimenticatoio non appena avrà esaurito la sua utilità (squisitamente economica, se ancora ce n'è una, in questi tempi di crisi nera).
Se proprio volete sapere come la penso, gli starà bene, se la saranno cercata. 
Il problema è che sono tanti. Sono troppi.
Come direbbe qualcuno dei miei compagni del blocco C, è una fottuta invasione.
E noi lettori forti siamo sempre meno. Siamo sempre più stanchi, sempre più assediati. 
E sempre più scazzati.
Stufi di entrare in una libreria e trovare cumuli di stupidaggini che non toccheremmo neanche con un bastone, stufi di sentirsi proporre, dall'amico di turno, l'ennesima schifezza con un "ho letto un libro bellissimo, guarda, lo devi leggere" e per poi dover spiegare che quel libro, che lui ha tanto apprezzato, è in realtà un'immonda cagata e che, se solo si prendesse la briga di guardare al di là delle nostre sponde, ci sono libri davvero meravigliosi, che però ti devi leggere in lingua originale perché tanto qui non li tradurrà nessuno.
Quando oltre che lettori si è scrittori, è pure peggio.
Ti fai un culo come una capanna e vedi il frutto delle tue fatiche alla pari con le peggio schifezze. Ti confronti con un pubblico che non è in grado di riconoscere la buona scrittura neanche se questa si mettesse lì a sputargli in faccia. Ti impegni, ma ti dicono che il tuo libro è troppo complicato. Che non c'è una storia d'amore. Che non ci sono le descrizioni fisiche. Che il finale aperto non va bene, ci vuole il lieto fine.
E, nei momenti più neri, ti chiedi chi diavolo te lo faccia fare.
È dura essere assediati. Ti manca l'aria.