Sono abbastanza vecchia da ricordarmi un mondo senza internet (e anche senza telefonini, ma questo è un altro discorso).
Un mondo in cui i cd si compravano nei negozi - perché masterizzarli non era possibile o era ancora appannaggio di pochi - e, diciamolo, costavano anche un botto.
In quel mondo, prima di comprare un cd, ci pensavi.
Sono anche abbastanza vecchia da ricordarmi Napster e il primo avvento del Mulo.
La rete era arrivata come il Paese del Bengodi.
Improvvisamente, potevi avere tutto quel che volevi.
Film, musica, giochi. Per i libri digitali era ancora presto, ma tutta l'altra roba era lì.
Gratis.
Sembrava troppo bello per non approfittarne. Cioé, tutto il mondo a portata di mano e tu che fai, scemo? Stai a guardare?
Siamo sempre alle solite. Italian way of thinking.
Se evadi le tasse non sei un criminale. Sei furbo. Sei ganzo. E se le paghi non sei onesto. Sei uno scemo senza rimedio.
Con la pirateria in rete è la stessa cosa.
Se scarichi musica, film o libri non sei un criminale. Sei furbo. Se te la compri - o vai al cinema (al mercoledì, che costa meno) - sei proprio un fesso.
E fiera di esserlo.
Perché oggi mi sono comprata - e sottolineo comprata - due album che volevo.
L'ultimo dei Dream Theater - che si chiama Dream Theater - e anche il nuovo degli Alter Bridge, Fortress.
E me li sto ascoltando tutta contenta.
Ve l'ho detto che sono fessa.
Ma li ho pagati.
Non li ho rubati.
E li sento miei.
Si tratta di dare dignità al lavoro altrui.
RispondiEliminaMa anche di egoismo.
Se io faccio guadagnare soldi agli artisti che stimo, loro continueranno a lavorare.
Un ragionamento semplicissimo, che ai furbetti continua a sfuggire...
Per i furbetti, se questi artisti non fanno una lira e smettono, ce ne saranno altri.
RispondiEliminaNon solo mancano di intelligenza, mancano di empatia.
Tutto è "solo un prodotto".
Io non ne posso più dei furbetti. Purtroppo la tendenza, anzi no, il desiderio di molti nostri connazionali di far parte della categoria ci sta rovinando. In tutti i campi.
RispondiEliminaE non si vedono vie d'uscita.
RispondiEliminaNon c'è sensibilizzazione che tenga, oppure hanno sempre fatto campagne sbagliate per inculcare questi semplici concetti nella zucca della gente.
Per la musica da tempo ho optato per spotify, con però un bel abbonamento da 10 euro al mese.
RispondiEliminaOrmai è difficile trovare anche solo la concezione dell'acquisto, troppi "furbi" e poca coscienza. Ma è facile intuire che, prima o poi, le cose dovranno cambiare.
O implodere...
Non c'è via d'uscita.
Napster è entrato nella mia vita come un fulmine a ciel sereno, quel fair use che in Italia non è mai stato introdotto come legge. A scuola. Poi hanno messo una tassa (i cui introiti vanno a un ente privato che non ha mai speso una lira per supportare gli artisti) su tutti i dispositivi di memorizzazione.
RispondiElimina(E prima giravano VHS e musicassette copiate, nonché parecchio denaro.)
Scusa la stringatezza, ma stavo scrivendo praticamente un post e ho optato per un commento più sobrio. Fai bene a essere orgogliosa, anch'io spendo ancora parecchi soldi che potrei furbescamente risparmiare, ma in ambito musicale, purtroppo, l'unico vero modo di supportare un artista (tolti i soliti noti) è andare ai concerti e acquistare il merchandise. E non è un problema solo italiano, perché la flessione dell'industria musicale (di cui gli artisti sono una componente minoritaria) c'è stata globalmente e, dopo 12 anni di declino, sembra che il delta abbia finalmente cambiato segno.