Van Vogt è stato uno dei miti della mia adolescenza, quando decisi che basta fantasy.
In pochissimo tempo, divorai l'intero scaffale fantascienza della biblioteca. Non è che fosse uno scaffale così fornito, comunque. Qui siamo penosamente scarsi, quanto a biblioteca (sigh).
Poi, per anni, non ho più letto nulla di suo, fino a che, un paio di anni fa, non mi è capitato sott'occhio un Urania, in bella mostra sulle rastrelliere dell'edicola sotto l'ufficio.
Slan.
Botta di nostalgia canaglia, mi sono detta 'perché no?' e l'ho comprato.
Non mi è piaciuto affatto.
Ma la settima uscita Cosmo Oro è proprio Slan ed è stata anche la mia prima rilettura: ho deciso che si meritava un altro tentativo.
[Incidentalmente, il protagonista, Jommy, mi ha riportato alla mente un altro ragazzo con poteri speciali, Jomy, dell'anime Toward the Terra (titolo originale: Terra e). Mi domando se Slan sia stato in qualche modo fonte di ispirazione perché, pur con notevoli differenze, ci sono degli elementi comuni. Se avete voglia, guardatelo, a me è piaciuto molto.]
Ora, alla fine non posso dire di aver provato quel misto di irritazione e nervosismo che mi aveva accompagnata durante la prima lettura. Non posso neanche dire, però, di averlo rivalutato del tutto.
Probabilmente è giusto inquadrarlo nella sua epoca storica: considerando che è stato scritto nel 1940 - quindi ben prima della bomba atomica - il suo puntare tutto proprio su questo tipo di energia risultava, per i lettori, una novità affascinante. E anche l'avere al centro di tutto un diverso - uno slan, appunto - e, non solo, un superuomo (perché gli slan, oltre ad avere una forza e una rapidità fuori dal comune e due cuori, hanno anche la capacità di leggere nel pensiero) era per l'epoca decisamente all'avanguardia.
A differenza, per esempio, dell'insopportabile Aarn Munro di Campbell, che ha doti eccezionali, fa di tutto per farcelo notare e, in virtù di esse, non solo è il leader maximo, ma è così cazzuto che nessuna minaccia, nessun pericolo e nessuna situazione disperata riesce a scalfire il suo aplomb, Jommy vive tutta la sua vita in clandestinità, costretto a nascondersi non solo dagli umani, ma anche da un nuovo tipo di slan senza antenne (sì, gli slan hanno sottili fili dorati sulla testa, che, in realtà sono le antenne mediante le quali captano i pensieri).
Anche Jommy ha poteri eccezionali, sia mentali che fisici, ma per tutta la prima parte del libro sono più un pericolo che un vantaggio. Perché gli uomini odiano gli slan e li cacciano peggio che se fossero animali: lo scopo è lo sterminio totale della razza e non si fermano neanche di fronte a donne e bambini. E gli slan senza antenne invece... pure. Anzi, gli slan senza antenne chiamano gli slan con antenne con un nomignolo adorabile: serpenti.
Un amore trascendentale, proprio.
La parte iniziale del libro, con Jommy bambino cui viene uccisa la madre e finisce 'preso in ostaggio' dalla nonnina ubriacona (no, non fa ridere, è una vecchia laida e infida di una malvagità rivoltante, forse il personaggio più riuscito), mi è piaciuta molto. Il tema è insolito, il protagonista molto ben reso, le situazioni incalzanti e i colpi di scena continui. Insomma, a 'sto poverino ne capitano di tutti i colori che a confronto il dolce Remì è un manifesto alla fortuna sfacciata...
Nella seconda parte, Jommy è ormani adulto e sfodera tutta una serie di invenzioni invincibili... e lì mi è piaciuto molto meno. Non so, forse la mia sospensione di incredulità ha iniziato a vacillare. O forse l'autore si concentra molto di più sulle mirabolanti scoperte scientifiche del protagonista che sul protagonista stesso... alla fine il personaggio di Jommy risulta... come appiattito.
Il lieto fine - sì, c'è - mi ha un po' rappacificata con questo libro, ma nel complesso non è fra i miei Cosmo Oro preferiti, quello no.
Mi consolerò ben presto perché, presa dalla curiosità, ho già sbirciato il prossimo.
E ho sparato trentasei colpi di cannone a salve dalla più alta delle mie torri perché il Cosmo Oro numero otto, signore e signori, è Dune. Letto, riletto, stra-letto.
Chissenefrega. Lo si rilegge ancora.
Ci vediamo ad Arrakis: sistematevi bene le tute filtranti e occhio ai vermi delle sabbie!
Ora, alla fine non posso dire di aver provato quel misto di irritazione e nervosismo che mi aveva accompagnata durante la prima lettura. Non posso neanche dire, però, di averlo rivalutato del tutto.
Probabilmente è giusto inquadrarlo nella sua epoca storica: considerando che è stato scritto nel 1940 - quindi ben prima della bomba atomica - il suo puntare tutto proprio su questo tipo di energia risultava, per i lettori, una novità affascinante. E anche l'avere al centro di tutto un diverso - uno slan, appunto - e, non solo, un superuomo (perché gli slan, oltre ad avere una forza e una rapidità fuori dal comune e due cuori, hanno anche la capacità di leggere nel pensiero) era per l'epoca decisamente all'avanguardia.
A differenza, per esempio, dell'insopportabile Aarn Munro di Campbell, che ha doti eccezionali, fa di tutto per farcelo notare e, in virtù di esse, non solo è il leader maximo, ma è così cazzuto che nessuna minaccia, nessun pericolo e nessuna situazione disperata riesce a scalfire il suo aplomb, Jommy vive tutta la sua vita in clandestinità, costretto a nascondersi non solo dagli umani, ma anche da un nuovo tipo di slan senza antenne (sì, gli slan hanno sottili fili dorati sulla testa, che, in realtà sono le antenne mediante le quali captano i pensieri).
Anche Jommy ha poteri eccezionali, sia mentali che fisici, ma per tutta la prima parte del libro sono più un pericolo che un vantaggio. Perché gli uomini odiano gli slan e li cacciano peggio che se fossero animali: lo scopo è lo sterminio totale della razza e non si fermano neanche di fronte a donne e bambini. E gli slan senza antenne invece... pure. Anzi, gli slan senza antenne chiamano gli slan con antenne con un nomignolo adorabile: serpenti.
Un amore trascendentale, proprio.
La parte iniziale del libro, con Jommy bambino cui viene uccisa la madre e finisce 'preso in ostaggio' dalla nonnina ubriacona (no, non fa ridere, è una vecchia laida e infida di una malvagità rivoltante, forse il personaggio più riuscito), mi è piaciuta molto. Il tema è insolito, il protagonista molto ben reso, le situazioni incalzanti e i colpi di scena continui. Insomma, a 'sto poverino ne capitano di tutti i colori che a confronto il dolce Remì è un manifesto alla fortuna sfacciata...
Nella seconda parte, Jommy è ormani adulto e sfodera tutta una serie di invenzioni invincibili... e lì mi è piaciuto molto meno. Non so, forse la mia sospensione di incredulità ha iniziato a vacillare. O forse l'autore si concentra molto di più sulle mirabolanti scoperte scientifiche del protagonista che sul protagonista stesso... alla fine il personaggio di Jommy risulta... come appiattito.
Il lieto fine - sì, c'è - mi ha un po' rappacificata con questo libro, ma nel complesso non è fra i miei Cosmo Oro preferiti, quello no.
Mi consolerò ben presto perché, presa dalla curiosità, ho già sbirciato il prossimo.
E ho sparato trentasei colpi di cannone a salve dalla più alta delle mie torri perché il Cosmo Oro numero otto, signore e signori, è Dune. Letto, riletto, stra-letto.
Chissenefrega. Lo si rilegge ancora.
Ci vediamo ad Arrakis: sistematevi bene le tute filtranti e occhio ai vermi delle sabbie!
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