lunedì 9 febbraio 2015

Broadchurch 2 - la vendetta

Un anno e mezzo fa ho scoperto Broadchurch quando ormai la serie era finita, ragion per cui mi sono potuta sparare tutti gli episodi di seguito.
Ne ero rimasta incantata (e ne avevo parlato qui).
Non si erano praticamente ancora spente le telecamere che avevano iniziato a circolare notizie in merito a una seconda stagione (anche perché, a chiusura dell'ultimo episodio, c'era un assai esplicito "Broadchurch will return").
Nonostante questo, si sapeva poco e niente e la cosa sembrava estremamente improbabile, specie dopo che David Tennant aveva categoricamente smentito di essere stato contattato.
Voglio dire, Broadchurch senza il DI Hardy?
In realtà, il dubbio amletico che era venuto a me era il seguente: un crimine come quello messo in scena nella prima serie, che accade in una piccola cittadina di provincia, certo fa scalpore. Ma quante probabilità ci sono - realisticamente - che succeda qualcosa di altrettanto "pesante" da giustificare una seconda serie? Non vorremmo mica cadere in una ambientazione stile Cabot Cove, paesino nel Maine con un tasso di criminalità che Detroit a confronto è il villaggio dei puffi!
Insomma, avevo una bella quantità di riserve e, in fondo, che poi l'avrebbero davvero girata, questa seconda serie, non ci credevo poi tanto.
E invece, quatti quatti, l'hanno fatto. E, da quando è stata data la conferma, mi sono messa ad attendere come un cagnolino fedele, lingua a penzoloni e coda che spazza frenetica il pavimento.
Mi sto gustando un episodio a settimana e, anche se non ho intenzione di farne una disamina puntuale, un paio di cosette mi va di dirle.
Ora, la prima cosa che uno si chiede è: ma di cosa parla, Broadchurch?
I temi, questa volta, sono due.
Il primo, va da sé, è strettamente legato a Danny: erché, inaspettatamente, il reo confesso Joe Miller si è dichiarato non colpevole e quindi, secondo la giustizia inglese, ha diritto a un processo.
Questo riporta sulla scena tutti i protagonisti, soprattutto, quella che - oltre Danny - è l'altra vittima sacrificale della situazione: Ellie, la moglie di Joe. Dopo la scoperta del colpevole, la cittadina le si è rivoltata contro: lei era il detective e non aveva capito che dormiva accanto all'assassino? Nessuno crede alla sua completa innocenza, tutti pensano che non poteva non sapere. Così è finita a fare l'agente di polizia stradale nel Devonshire, portandosi dietro il figlio piccolo. Il figlio grande, Tom, invece non vuole avere nulla a che fare con lei ed è andato a vivere con la zia materna (la mamma con problema di gioco d'azzardo dell'aspirante giornalista Ollie). Sul banco dei testimoni e sulle sedie degli spettatori sfilano quindi tutti i vecchi personaggi, alcuni alle prese con nuovi segreti - tipo Mark Latimer che, di nascosto da tutti, incontra Tom Miller per giocare con lui come avrebbe fatto con suo figlio.
E poi c'è il secondo, che invece ha a che fare con Hardy. Perché, se ci si pensa bene, c'è un gancio piuttosto evidente che è stato inserito nella prima serie. E cioé, gli accenni a Sandbrook, il caso che Hardy non è riuscito a risolvere, quello che gli ha rovinato la vita, la salute, il matrimonio e la carriera.
Nel primo episodio di questa seconda stagione, si scopre infatti che Hardy sta conducendo - da sempre! - una indagine in solitaria e proteggendo quella che lui pensa essere una testimone-chiave: Claire (l'ex-Doctor Who e Torchwood Eve Myles), la moglie di Lee Ashworth (James D'Arcy, il Sixsmith di Cloud Atlas) principale sospettato per gli omicidi della diciannovenne Lisa Newberry e della cuginetta Pippa Gillespie.
Il nascondere Claire è, in realtà, la ragione per la quale lui ha accettato il trasferimento a Broadchurch, soffiando, di fatto, la promozione ad Ellie.
Rincontratisi in occasione del processo, Ellie ed Hardy finiscono - a causa delle precarie condizioni di salute di quest'ultimo - a collaborare nell'indagine su Sandbrook.
Diciamo che, per quanto riguarda la riuscita, forse questa seconda serie risulta un pochino più dispersiva rispetto alla prima. È un'ottima cosa che Chibnall sia riuscito ad evitare la trappola della minestra riscaldata - soprattutto grazie alle new entries relative alla parte processuale sulle quali svetta una Charlotte Rampling immensa nelle vesti della pubblica accusa - e che abbia resistito alla tentazione di scavare alla ricerca di altri segreti dei personaggi (e quanti ne devono avere, poveracci?), concentrandosi invece su un altro crimine e i suoi protagonisti - Claire, Lee e la famiglia Gillespie.
D'altra parte, avendo due direzioni da seguire, ho un po' la sensazione che sei episodi siano pochi e, visto che, se non ho capito male, quello di stasera è l'ultimo, mi domando come farà a concludere tutto senza comprimere troppo. Ha messo molta carne al fuoco, seminato, nel corso degli episodi, dubbi sulla colpevolezza di Ashworth con grande maestria - e James D'Arcy è bravissimo a regalarci un colpevole designato che proprio non si riesce ad odiare - quindi... come farà in modo di quadrare il cerchio?
Non vedo l'ora di scoprirlo!

1 commento:

  1. Dovrebbero essere otto episodi, come nella prima stagione (almeno così dice Wikipedia). Interessante la tua disamina. Anch'io ho apprezzato il cambio di rotta (un caso giudiziario e un cold case) di questa seconda stagione, che di certo non poteva essere uguale alla prima. Ed adoro ogni personaggio.

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