martedì 17 febbraio 2015

L'abbandono delle serie TV - perché mi rifiuto di guardare il Dottore.

Durante il periodo di pausa del blog, ho avuto la costanza - o forse lo spirito di sacrificio, non lo so - di guardare anche l'ottava serie del Dottore.
Alla fine della quale ho preso la solenne decisione che no, io non ne voglio più sapere. E infatti lo special di Natale non l'ho guardato.
Farò finta che il Dottore sia finito con Russell Davies.
Che l'Undicesimo non mi fosse granché gradito si sapeva. Per questo avevo grandissime speranze sul Dodicesimo, specie dopo aver visto Peter Capaldi come Richelieu.
Speranze deluse? Sì e no.
Non da Capaldi, che è un ottimo attore, mangia la pappa in testa a Matt Smith e ci riporta a livelli degni.
Il problema, a mio modesto avviso, è, come sempre, la scrittura.
Non amo Moffat, non l'ho mai amato da quando ha preso in mano la main storyline. Bravo con gli episodi singoli, pessimo nel resto.
Questa ottava serie, purtroppo, è forse - ma dico forse - peggio della settima.
Sconclusionata, piena di buchi di trama, colpi di scena messi lì per fare sensazione e svegliare lo spettatore assopito, con una Clara che non sembra più neanche se stessa, trasformata in una petulante palla al piede, con il Dottore che si è rigenerato in un vecchio perché è innamorato di lei (ma da quando?) e quindi non può permetterselo...
Presi come singoli, alcuni episodi raggiungono livelli addirittura imbarazzanti.
Il primo, Deep Breath, cerca di puntare alto schiaffando un T-Rex nella Londra vittoriana (T-Rex che sputa il TARDIS) e rimettendo in scena gli automi di The girl in the fireplace, senza un briciolo del fascino originale. Tanto per non sbagliare, ci sono anche Madame Vastra, Jenny e Strax che, di tutto cuore, hanno anche un po' scassato l'anima.
Nella strategia del "facciamo sensazione così la gente guarda", il secondo episodio Into the Dalek riprende il trucchetto già visto in Salto nel buio: miniaturizziamo il dottore e spariamolo, sempre con Clara a rimorchio più un tot di soldati sacrificabili, dentro un dalek difettoso perché capace di provare sentimenti.
Dovrebbe essere interessante? Anche no.
Ma le cose possono sempre peggiorare e, a dispetto dell'ottimo livello che di solito è associato al nome di Mark Gatiss, proprio lui firma il pessimo Robot of Sherwood, in cui la guest star dell'episodio, Tom Riley, il Leonardo di Da Vinci's Demons, interpreta Robin Hood facendo il verso a Errol Flynn, con tanto di risata stentorea. (Scusate, se qualcuno deve citare Errol Flynn, tutta la vita Cary Elwes e Robin Hood in uomo in calzamaglia!) Come se non bastasse, Clara si comporta da bimbaminkia fangherleggiante e sarebbe da strozzare non appena apre bocca e il Dottore si impegna in un duello a chi è più testosteronico proprio con Robin (dovrebbe far ridere, invece è penoso). Mettiamoci anche un cattivo "perché sì" e siamo a posto.
In Listen, sembra che il Dottore si cerchi apposta qualcosa su cui indagare, perché altrimenti si annoia. Tipo "ma quando parliamo da soli, siamo veramente da soli?". Sul serio, fa questa domanda a Clara. Che una sana di mente dovrebbe solo che rispondergli: "non hai nulla di meglio cui pensare?"
Nel disperato tentativo di invertire la rotta, Moffat cala il carico di briscola: in Time Heist il Dottore deve rapinare una banca! Peccato la motivazione assolutamente cretina del misterioso soggetto che costringe il nostro Timelord preferito a infrangere la legge. I paradossi temporali si sprecano e non fanno altro che ingarbugliare le cose.
In realtà, il peggio deve ancora arrivare. Intanto, passa The Caretaker, in cui il Dottore lavora nella scuola in cui insegnano Clara e l'aMMore suo Danny (sì, in questa stagione Clara si trova un fidanzato) e sventa la minaccia di una specie di super robot da guerra alieno impazzito. Senza infamia, senza lode.
E il peggio, puntuale, arriva. Kill the Moon è, in una parola, stupido. Sembra preso pari pari da un racconto di fantascienza anni '60, con tanto di ragni lunari orridi e, cosa che mi ha fatto davvero girare le scatole, la nostra Luna che è, in realtà, un gigantesco uovo che sta per schiudersi. Tutto si gioca fra "faccio detonare la Luna, uccido il cucciolo e salvo la Terra" o "faccio vivere il cucciolo e tanti saluti al genere umano" con tanto di referendum planetario in diretta Terra-Luna (manco nei cartoni più scemi o nei più biechi film catastrofici di serie Z) e un finale che è un "statevene buoni, me la spiccio da solo, firmato: l'universo".
Spinto moltissimo dalla pubblicità, Mummy on The Orient Express cerca di riguadagnare terreno con un Orient Express spaziale che sembra preso da Matsumoto e ci ficca pure una mummia assassina per buona misura. Direi che questo è l'unico episodio decente di tutta la serie e no, non perché c'è la mummia e si sa che sono monomaniaca per l'antico Egitto, ma perché, effettivamente, ha un bel ritmo e una bella tensione.
Flatline parte da un presupposto che mi ha irritata: il TARDIS si è rimpicciolito! E il dottore c'è intrappolato dentro! Ci sono i soliti alieni cattivi questa volta bidimensionali che trasformano la gente in graffiti per studiare come diventare in 3D e conquistare il mondo... insomma, una noia.
L'episodio successivo In the forest of the night è forse il più brutto. Se la batte bene con Kill the Moon e quello di Gatiss (e, comunque, non che gli altri siano tanto meglio). Abbiamo una Londra ricoperta dalla foresta, che (si scopre alla fine) è cresciuta solo per proteggere gli umani dalle radiazioni. E i governi che vorrebbero disboscare tutto! Kattyvi Kattyvi governi! Meno male che ci pensa il dottore!
Ma siamo arrivati (stremati e frustrati e scusate la rima) ai botti finali: episodio in due parti. La prima Dark Water mette in scena la morte - purtroppo per lui cretina - di Danny. Quale modo migliore per agganciare i fan dell'inaspettato schiattamento di un beniamino? Lacrime e stridor di denti (e voragini di trama, visto che in Listen ci era stato fatto conoscere un lontano pronipote della coppia Danny-Clara) ma: Danny è vivo? È morto? È così-così? Perché lo ritroviamo catapultato in una specie di ufficio? E soprattutto, si deciderà Moffat a dirci chi è quella tizia che si fa chiamare Missy e che compare con fastidiosa regolarità a chiunque sia schiattato nel corso della serie? La risposta è sì, si deciderà. E, fidatevi, non vorrete veramente saperlo. Giusto perché durante tutta la serie non si è celato abbastanza il penoso vuoto di idee con l'omaggio (scopiazzatura) degli episodi iconici, ecco qua: alla fine dell'episodio non solo i cybermen sono, serviti, ma Missy si rivela essere la rigenerazione del Maestro. Dice ma era morto. Checcefrega, Moffat può.
Tuttavia il gran finale di serie epico (nelle intenzioni), Death in Paradise riserva ben altro, compreso il resuscitare versione cyberman il Brigadiere Letherbridge-Stewart.
Danny è eroico che più guardi signora non si può, Missy muore ma forse anche no, Clara e il Dottore si dicono addio.
E Gallifrey? No, perché sul finire del Cinquantenario ci era stato dato ad intendere che non era mica esploso! E in quell'orrido special natalizio 2013 "qualcuno" gliel'aveva fornito, al Dottore, un pack da 12 rigenerazioni in pronta consegna che manco i corrieri Amazon. Bene, di Gallifrey ci si ricorda solo ora. Missy fornisce le coordinate al Dottore, che si precipita e... ciccia. Così torna da Clara, ma ecco qui la traggedia perché il Dottore pensa che Danny sia tornato in vita e invece nisba, Clara pensa che lui abbia trovato Gallifrey e invece nisba e i due si salutano per salvaguardare la (supposta) felicità altrui.
Una coppia di dementi.
Arrivata alla fine, con un giramento a vortice di cosiddetti, ho realizzato di essere un tantino stufa di concedere attenzione e tempo solo perché una volta la serie mi piaceva. Sono tre stagioni che non è più così. Perciò mi dispiace ma basta.
Se e quando cambierà lo sceneggiatore principale, ci riproverò.
Ma per quanto mi riguarda, per adesso ho chiuso.

4 commenti:

  1. Io credo che all'inizio la gestione di Moffat sia servita alla BBC per scrivere storie più leggere e meno cupe rispetto a quelle della gestione di Russel T. Davies (che obiettivamente verso gli ultimi episodi erano state parecchio apocalittiche) in maniera da risultare più accette sia ai fan storici che ai nuovi spettatori. Se ci fai caso ci furono diverse lamentele da parte dei fans storici contro Davies,.
    Però obiettivamente Moffat forse ha esagerato col suo restyling, ricordo varie incongruenze storiche - mi fece morire dal ridere la puntata "veneziana", con abitati della serenissima di colore o chiaramente asiatici, non credo che ci fossero molti coreani nell' Italia del rinascimento- Diciamo che la scelta di Capaldi è stata una delle scelte migliori di Moffat, a parte per la bravura dell'attore ma anche perché così si è interrotto quel processo di ringiovanimento del Dottore che era andato troppo avanti. Se così non fosse stato dopo Matt Smith mi sarei aspettato un Dottore bambino.
    Tutto sommato però sono meno negativo di te, magari in futuro Moffat cambierà in corso d'opera le cose.

    RispondiElimina
  2. Guarda, Nick, io sono la prima a dire che Moffat ha scritto singoli episodi notevoli. Ma ha fatto disastri con tutto il resto. Al di là delle incongruenze storiche, ci sono buchi di trama e paradossi ovunque. E personaggi francamente opinabili, per esempio River Song. A me manca molto il senso dell'avventura che c'era con Davies (anche se concordo con te, gli ultimi ep. erano particolarmente catastrofici e strappalacrime). L'andata a zonzo per lo spaziotempo e poi incappare in avventure... questo in Moffat non c'è.

    RispondiElimina
  3. Purtroppo, hai ragione dalla prima all'ultima parola. Bye bye, Doctor :-(

    RispondiElimina
    Risposte
    1. No, bye bye Moffat. Adesso sono al punto di provare fastidio fisico quando mi arrivano le notifiche delle pagine FB dedicate, con gli spoiler della prossima stagione e le interviste dell'esimio sceneggiatore. Tipo "ehi, gente, guardate che Missy ritorna!".
      Ma và?! Non ci se lo aspettava proprio.
      E poi rilevo anche un'altra cosa: nel corso dell'ottava stagione, Moffat più di una volta ha dovuto rispondere - mediante interviste - alle critiche mossagli dai fan. Ecco, se devi difenderti o devi spiegare le tue scelte narrative, caro Moffat, mi sa che non stai facendo bene il tuo lavoro...

      Elimina