Lo sono sempre stata, fin dai tempi della scuola, ma adesso lo sono ancora di più.
Dall'ultima volta che ho postato, sono cambiate un po' di cose, scrittoriamente parlando. Ho preso la decisione - non facile - di mollare Kismet. Stavo andando avanti ("trova il tuo modo, piantala di lamentarti e mettiti a lavorare, cretina", ve lo ricordate?), ma non era quel che volevo.
Ci stavo male, era frustrante e per nulla divertente. E, scusate, ma io scrivo se mi diverto: se deve diventare peggio di una colonscopia anche no, grazie.
E Kismet stava diventando decisamente peggio di una colonscopia, visto che si portava dietro strascichi di auto-fustigazione del tipo appendi la penna al chiodo, non scriverai mai più nulla di buono. Oltretutto, continuavo a bisticciare con quei cavolo di personaggi.
Così, non senza aver ringhiato e provato a evitare l'inevitabile, mi sono arresa. Ho ripreso in mano altro.
Un'altra storia, quella finita subito dopo Ultimo Orizzonte, un'altra prima stesura incasinatissima da riscrivere di sana pianta. Ma questa volta sono più a mio agio. Perché i personaggi sono i miei personaggi e li maneggio bene e perché la trama è più nelle mie corde.
Quando ho deciso di dedicarmi a questo progetto - e stavolta non ci sono santi, lo si porta in fondo - la prima cosa che ho fatto è stata rileggere tutti gli appunti che avevo preso in merito alla riscrittura: ambientazione, trama, temi... tutto quanto.
E mi sono accorta che avevo per le mani un sacco di lavoro. Avevo fatto un sacco di lavoro per poi mollarlo lì a fare non si sa bene che cosa.
A volte penso che a fregarmi sia la maledetta fretta: non mi concedo il tempo per pensare alle cose, deve essere tutto perfetto alla prima (bella stupidaggine, lo so) e se non è così... terremoto e tragggedia.
Così, eccomi qua: a ricominciare, stavolta prendendomi il tempo che mi serve. Facendomi delle domande - mi faccio sempre un sacco di domande, quando pianifico una storia, a volte mi infastidisco da sola.
Ho una specie di elenco, su un foglio a parte: le cose importanti da sapere (rischio di perderne qualcuna per strada, se non me le scrivo!). I perché i percome. E le risposte arrivano, in ordine sparso, quando meno me lo aspetto - tipo, quando sono mezza addormentata - e magari sono davvero molto semplici (io sono per il keep it simple) e mi meraviglio: come ho fatto a non pensarci prima?
Dovrei proprio imparare ad avere pazienza...
Ci stavo male, era frustrante e per nulla divertente. E, scusate, ma io scrivo se mi diverto: se deve diventare peggio di una colonscopia anche no, grazie.
E Kismet stava diventando decisamente peggio di una colonscopia, visto che si portava dietro strascichi di auto-fustigazione del tipo appendi la penna al chiodo, non scriverai mai più nulla di buono. Oltretutto, continuavo a bisticciare con quei cavolo di personaggi.
Così, non senza aver ringhiato e provato a evitare l'inevitabile, mi sono arresa. Ho ripreso in mano altro.
Un'altra storia, quella finita subito dopo Ultimo Orizzonte, un'altra prima stesura incasinatissima da riscrivere di sana pianta. Ma questa volta sono più a mio agio. Perché i personaggi sono i miei personaggi e li maneggio bene e perché la trama è più nelle mie corde.
Quando ho deciso di dedicarmi a questo progetto - e stavolta non ci sono santi, lo si porta in fondo - la prima cosa che ho fatto è stata rileggere tutti gli appunti che avevo preso in merito alla riscrittura: ambientazione, trama, temi... tutto quanto.
E mi sono accorta che avevo per le mani un sacco di lavoro. Avevo fatto un sacco di lavoro per poi mollarlo lì a fare non si sa bene che cosa.
A volte penso che a fregarmi sia la maledetta fretta: non mi concedo il tempo per pensare alle cose, deve essere tutto perfetto alla prima (bella stupidaggine, lo so) e se non è così... terremoto e tragggedia.
Così, eccomi qua: a ricominciare, stavolta prendendomi il tempo che mi serve. Facendomi delle domande - mi faccio sempre un sacco di domande, quando pianifico una storia, a volte mi infastidisco da sola.
Ho una specie di elenco, su un foglio a parte: le cose importanti da sapere (rischio di perderne qualcuna per strada, se non me le scrivo!). I perché i percome. E le risposte arrivano, in ordine sparso, quando meno me lo aspetto - tipo, quando sono mezza addormentata - e magari sono davvero molto semplici (io sono per il keep it simple) e mi meraviglio: come ho fatto a non pensarci prima?
Dovrei proprio imparare ad avere pazienza...
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