Questa notte è morta l'astrofisica Margherita Hack.
Se un giorno mai avrò una figlia, questo sarà uno degli esempi che le porterò: una donna tenace, intelligente e spiritosa. Di immensa cultura. Una che ha rispetto di se stessa. Una che non ha timore di parlar chiaro e dire cose - anche scomode - secche sul muso.
In un paese nel quale abbondano esempi di donnucole che mi fanno vergognare di essere donna io stessa, che sbattono le tette in faccia al mondo a favore di telecamera solo per un quarto d'ora di celebrità, che la smollano a destra e a manca a questo o quel titolare di conto in banca milionario facendo merce di se stesse per vivere senza pensieri una vita di lusso, Margherita - e Rita Levi Montalcini, non dimentichiamola - erano luci.
Brillavano, rischiarando le tenebre di questo becero ritorno alla cultura della donna-oggetto, esempi di dignità: la dimostrazione vivente che si può essere qualcosa di più di
portatrice sana di tette e vagina.
Che si deve essere qualcosa di più che una portatrice sana di tette e vagina.
Non ci sono più.
E chi, come me, pensa che sia più importante essere intelligenti, consapevoli e acculturate che belle, belle e ancora belle, in questo buio si sente più sola. E molto triste.
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