Anche se sono più o meno secoli che non scrivo qui dentro, ho continuato a leggere.
Un mucchio di roba a spizzichi e bocconi, tipo Great North Road, di Peter F.Hamilton, di cui ha parlato Davide qui e che è ancora più fico di quanto la recensione faccia supporre (non perché la recensione non sia abbastanza lusinghiera, ma perché è davvero-davvero fico).
Un mucchio di roba a spizzichi e bocconi, tipo Great North Road, di Peter F.Hamilton, di cui ha parlato Davide qui e che è ancora più fico di quanto la recensione faccia supporre (non perché la recensione non sia abbastanza lusinghiera, ma perché è davvero-davvero fico).
E, ovviamente, ho continuato con la mia folle idea di sciropparmi la Cosmo Oro bella intera.
Come avevo scritto alla fine dell'ultima recensione, ero entusiasta di rispolverare Dune.
Tanto entusiasta che l'ho letto tutto in tre giorni. (Ri-letto, in realtà, perché il ciclo di Dune è stato una delle mie monomanie adolescenziali, ma insomma, considerate che si tratta di un tomo bello denso).
In poche, lapidarie parole posso solo dire: Dune è immenso.
Normalmente, io sono una di quelle persone che si incazza a morte quando incontra qualcuno, uno di quei personaggi accultuVati che ci tengono a fare distinzione fra 'letteratura' e 'fantascienza'. Di solito, specificano subito che non si interessano di fantascienza (come se il leggere quest'ultima fosse uno sporco piccolo segretuccio da non lasciar assolutamente trapelare).
Però, nel caso di Dune, una cosa va detta: rispetto alle fantascienza precedente ha un respiro molto più ampio. Molto più da letteratura.
Forse è meglio spiegare con un esempio. Prendiamo Aarn il gioviano.
A me come personaggio stava un po' sulle, ma lasciamo perdere, per adesso. Quel che intendo è che il 99.9% del libro è centrato su quel che Aarn fa.
E lo fa a prescindere da dove si trova. Intendo dire che non c'è una relazione di mutuo interscambio fra il personaggio Aarn e l'ambiente in cui vive le sue avventure. Su un'astronave o su un pianeta sconosciuto, Aarn è Aarn, punto.
L'ambiente in cui si muove non lo influenza e non lo condiziona è più che altro uno sfondo statico, creato per destare meraviglia in chi legge.
Come la giungla per Tarzan: ora, a me Tarzan è un personaggio che piace un sacco, ho letto un po' di libri del suo ciclo (non tutti) e mi ci sono divertita un mucchio, ma la 'giungla' non è altro che un insieme di alberi con animali che ci vivono in mezzo.
Gli alberi sono solo... 'alberi' e lo scopo che hanno è fare in modo che il protagonista ci si arrampichi sopra. Non c'è... specificità, in questa descrizione. Non si parla di clima caldo-umido, né di come l'ambiente influenzi il modo di vita del protagonista.
Quello che Herbert fa, invece, è del tutto opposto. Invece che stringere l'inquadratura sui protagonisti, la allarga e costruisce un mondo intero, sotto tutti gli aspetti: ecologia, geografia, sociologia, politica.
E il rapporto che i personaggi hanno con l'ambiente è uno di mutuo scambio: lo influenzano nell'esatta misura in cui lui influenza loro.
Basta pensare alle Tute Distillanti e alla precisione con la quale ci vengono descritte. Non ci si limita a dire che Dune è un pianeta deserto, ma si ricostruisce una società plausibile per quell'ambiente, ritrovati tecnologici inclusi.
Non solo, il trovarsi in un certo tipo di ambiente ha, per i non-nativi, effetti anche a livello psicologico. L'importanza dell'acqua è difficile da capire per qualcuno che proviene da un mondo nel quale essa è estremamente abbondante.
A me come personaggio stava un po' sulle, ma lasciamo perdere, per adesso. Quel che intendo è che il 99.9% del libro è centrato su quel che Aarn fa.
E lo fa a prescindere da dove si trova. Intendo dire che non c'è una relazione di mutuo interscambio fra il personaggio Aarn e l'ambiente in cui vive le sue avventure. Su un'astronave o su un pianeta sconosciuto, Aarn è Aarn, punto.
L'ambiente in cui si muove non lo influenza e non lo condiziona è più che altro uno sfondo statico, creato per destare meraviglia in chi legge.
Come la giungla per Tarzan: ora, a me Tarzan è un personaggio che piace un sacco, ho letto un po' di libri del suo ciclo (non tutti) e mi ci sono divertita un mucchio, ma la 'giungla' non è altro che un insieme di alberi con animali che ci vivono in mezzo.
Gli alberi sono solo... 'alberi' e lo scopo che hanno è fare in modo che il protagonista ci si arrampichi sopra. Non c'è... specificità, in questa descrizione. Non si parla di clima caldo-umido, né di come l'ambiente influenzi il modo di vita del protagonista.
Quello che Herbert fa, invece, è del tutto opposto. Invece che stringere l'inquadratura sui protagonisti, la allarga e costruisce un mondo intero, sotto tutti gli aspetti: ecologia, geografia, sociologia, politica.
E il rapporto che i personaggi hanno con l'ambiente è uno di mutuo scambio: lo influenzano nell'esatta misura in cui lui influenza loro.
Basta pensare alle Tute Distillanti e alla precisione con la quale ci vengono descritte. Non ci si limita a dire che Dune è un pianeta deserto, ma si ricostruisce una società plausibile per quell'ambiente, ritrovati tecnologici inclusi.
Non solo, il trovarsi in un certo tipo di ambiente ha, per i non-nativi, effetti anche a livello psicologico. L'importanza dell'acqua è difficile da capire per qualcuno che proviene da un mondo nel quale essa è estremamente abbondante.
Arrakis, detto Dune, il pianeta deserto diventa quindi qualcosa di pressoché tangibile, che, leggendo, puoi quasi sentire.
Dune, i suoi giganteschi Vermi delle Sabbie, la Spezia e la costante ossessione per il recupero dell'acqua sono forze con cui i personaggi devono fare i conti... e che condizionano e mutano le loro vite. Impossibile ignorarle. Così come impossibili da ignorare sono le trame politiche che mettono letteralmente in moto la vicenda e che portano a conseguenze inevitabili, soprattutto per Paul.
Dune, i suoi giganteschi Vermi delle Sabbie, la Spezia e la costante ossessione per il recupero dell'acqua sono forze con cui i personaggi devono fare i conti... e che condizionano e mutano le loro vite. Impossibile ignorarle. Così come impossibili da ignorare sono le trame politiche che mettono letteralmente in moto la vicenda e che portano a conseguenze inevitabili, soprattutto per Paul.
C'è molto in Dune, ma questo molto non è mai troppo perché Herbert, espertissimo giocoliere, tesse una trama complicata, ordisce molti fili e non ne perde nessuno per strada, portando con sé il lettore in una cavalcata folle su uno dei Grandi Creatori, alla fine della quale ti ritrovi senza fiato... e pronto a ricominciare.
Ma qui non si può ricominciare, bisogna andare avanti...
Cosa mi aspetta? Alfred Elton Van Vogt: Non-A
Cosa mi aspetta? Alfred Elton Van Vogt: Non-A
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