Continuano le mie avventure con l'inglese, fra perplessità, errori e qualche divertente fraintendimento. Per ora ho ricevuto due feedback e sono abbastanza positivi - il che mi rende felice, chevvelodicoaffà.
La decisione di partecipare a questo corso, per quanto azzardata, si sta rivelando quella giusta: mi sono sbloccata e sto riscrivendo la storia in un modo finalmente "mio".
Doverla riscrivere in un'altra lingua mi costringe la me stessa attaccata come una cozza al testo originale a lasciarlo andare: non posso conservare le frasi così come sono. Sono costretta a ripensarle e, nel far questo, finisce che ripenso tutto quanto. Considerato che prima faceva pietà, direi che è altamente positivo.
I cambiamenti che ho apportato sono tanti, ho appena cominciato e sono/saranno radicali. Già un personaggio è volato nel paradiso dei personaggi esclusi, come successe a Kevin Costner per Il grande freddo e un altro si appresta a seguirne le orme.
Ho pensato che farla semplice può essere un'ottima idea.
Finalmente, la Kismet ha iniziato a prendere forma davanti ai miei occhi: la vedo, la sento, la annuso (e non è un odore molto piacevole). I personaggi - anche se uno alla volta - hanno iniziato ad agire per conto loro, come è giusto che sia.
Le lezioni di Sanderson sono appassionanti e divertenti e ho scoperto di non essere l'unica che usa un intero first draft semplicemente come outline. Lo so, è roba da matti. Però ti fa sentire meno strana. Oggi dovrebbe andare on line la seconda, il che vuol dire che ho tempo fino a lunedì prossimo per postare altre mille parole.
Oltretutto, saranno mille parole scritte direttamente in inglese: avendo cambiato il plot, per questa parte, ho bisogno di un paio di scene di raccordo.
A questo punto, la vecchia me avrebbe detto: "Speriamo bene".
La nuova me invece dice...
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