lunedì 25 novembre 2013

La pozzanghera italiana ovverossia... la seconda puntata di Masterpiece

Lo so, lo so, lo so.
Lo so, che sbaglio.
Lo so, che sarebbe meglio tacere, perché meno se ne parla, meglio è.
Ma stamattina ho visto la seconda puntata di Masterpiece - dal sito, col cavolo che perdo sonno per 'sta roba.
E, che vi devo dire?, va sempre peggio. 
Nel senso che si persevera alla ricerca della narrativa ombelicale (così chiamata perché l'autore è uso discorrere a lungo di cose di vitale e pregnante importanza quali, ad esempio, il suo ombelico) e del personaggio.
Meno disgrazie dell'altra volta - per fortuna, altrimenti ci sarebbe stato da consigliare una bella gitarella collettiva a Lourdes - ma la stessa qualità mediocre. Gente che parla di se stessa, trasponendosi nel proprio romanzo.
Con un po' di magic moments: 
1. il lancio del libro di De Carlo. Onestamente, di suo ho letto Due di Due e forse un altro tomo - e mi ha così impressionato che non ne ho nemmeno la certezza! - ma, a prescindere dal valore come autore, è l'atteggiamento a destarmi più di qualche perplessità. Perché la tizia si sarà, sì, presentata con una supponenza difficile da digerire (che poi, andando a vedere fino in fondo, non ha nemmeno tutti i torti: che gli frega, a questi, di chi sono io, se devono giudicare il mio testo?), e il suo libro avrà anche fatto cagare i sassi - scusatemi il cattivo francese se siete religiosi - ma, lo stesso, non si tira la roba dietro alla gente in quel modo. È maleducazione, plain and simple. E poi, lei è una sconosciuta, tu un personaggio pubblico. Certi atteggiamenti da rockstar non fanno tanto bene all'immagine. Oh, secondo me.
2. l'uscita - sempre di DeCarlo - "invece di andare a buttarsi nel fantasy lei dovrebbe attingere a se stesso, lei ha un mondo fantastico da raccontare". Ha pronunciato "fantasy", aborrita parola!, come avrebbe pronunciato "spurgo di fogna".
Già, perché la letteratura vera è fatta di vita, quella fantastica, invece, di stronzate. Andatelo a dire a King. Non mi dilungo, perché Germano ha detto tutto qui e io lo sottoscrivo.
3."lei sa usare l'italiano e non è una cosa comune". Concordo, con infinita tristezza, sul fatto, ma, da aspirante scribacchina che conta come il due di picche quando briscola è denari, mi viene da dire che non dovrebbe essere un punto di merito, questo. Per uno scrittore, la conoscenza della propria lingua non è optional, non è valore aggiunto. È (o dovrebbe essere) una dotazione di serie. In altre parole, tutti i concorrenti dovrebbero avere un livello più che sufficiente sotto questo punto di vista (e sto bassa, eh), quindi, perché sottolinearlo?
4. la prova immersiva nel matrimonio napoletano. Io vorrei sapere - lo vorrei tanto - chi ha partorito 'sta genialata. Puro populismo italiota al 100%. Mi sono vergognata come una ladra.

Infine, il Premio Strega.
Sì, perché stavolta, ad aspettare i concorrenti al varco, pardon, all'ascensore, c'era il vincitore del Premio Strega. E i due tizi, all'apparire di questo omino tondo, con i baffi bianchi, gli occhialetti e il cappellino e la sciarpa da pensionato in libera uscita, sono parsi debitamente reverenti e onorati.
Se al posto loro ci fossi stata io, probabile che mi sarei chiesta, con panico misto a disperazione: "Ma chi è, questo?" (E poi sarei stata zitta, onde evitare la madre di tutte le figure di cacca.)
Ci ho riflettuto su, sapete. Perché, se non lo sapevo io, che leggo, chi fosse 'sto tizio, immagino che non lo sapesse anche buona parte degli spettatori.
Non ho dimestichezza con i nomi della narrativa contemporanea italiana. Dovrei sentirmi ignorante e vergognarmi, ma non ci riesco.
Perché, quando Coppola ha regalato alla professoressa e al (futuro) vincitore della puntata Una cosa divertente che non farò mai più io ho pensato: "Bello, mi ha fatto ridere un sacco e ci ho pensato molte volte, mentre ero in crociera!", mentre quegli altri due avevano i punti interrogativi nelle pupille e scommetto che non hanno mai sentito nominare David Foster Wallace.
Del resto, è questione di dove vai a nuotare. C'è chi nuota nella pozzanghera italica e chi nell'oceano internazionale.
Indovinate dove preferisco stare, io?

4 commenti:

  1. Ahahahahaha! L'avessi visto io Walter Siti, avrei avuto la tua stessa identica reazione: ma chi cappero è? Ovviamente il nome mi suona famigliare, ma di qui a dire che faccia avesse, ne passa. C'è da dire che dello stesso De Carlo (di cui ho letto alcuni libri in adolescenza: unico apprezzato Due di due, per inciso) non avevo idea di come fosse fatto prima dell'inizio di Masterpiece. Forse perché le facce degli scrittori non sono così importanti, mi viene da dire.

    Quello che a me infastidisce di più (oltre alla fantasyfobia) è il controsnobbismo: uno spregio autentico nei confronti di chi ha studiato (chiunque ammetta, sottovoce, di avere una laurea) e per questo è "ingessato", "poco spontaneo" quando non "finto" e "bugiardo". E il fatto che si sappia usare l'italiano, come al solito, è un apprezzabile optional e non una conditio sine qua non.

    Ecco, a parte ciò penso che continuerò a seguire perché nutro la speranza che Masterpiece migliori e che tra i finalisti ci possa essere un certo sensato equilibrio tra casi umani, professionisti, giovani, vecchi, ricchi e spiantati, nella migliore democrazia televisiva. Giusto perché sperare che sia, a prescindere da provenienza e estrazione (come sarebbe giusto) tutta gente che ha scritto (bene) romanzi innovativi non è contemplato

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Sicuramente le facce degli scrittori non sono importanti! Ecco perché l'esasperata ricerca del personaggio in Masterpiece è, per dirla con terminologia manualistica, il suo fatal flaw (un altro è la convinzione che il lettore medio italiano abbia diritto, in merito a ciò che legge, alla stessa possibilità di scelta che una gallina allevata in batteria ha in merito a cosa mangiare e quando). Detto questo, io mi sono resa conto di essere completamente avulsa dalla narrativa italiana "seria" (vabbé, a parte Eco): non ne conosco gli autori di punta e, brutto a dirsi, non ho nemmeno la curiosità di conoscerli. E non riesco a vergognarmene.
      Per quanto riguarda il controsnobbismo... diciamola tutta: la verità è che molta gente fa fatica a capire quel che legge. La gente rimane perplessa di fronte a una consecutio temporum usata nel modo giusto e non va oltre l'indicativo. Quindi, cosa se ne possono fare, le CE, di autori laureati? Meglio l'uomo della strada che "parla come mangia", così nessuno si sente un idiota illetterato.
      Invece che educare la gente, si abbassa il livello.
      Io penso che lo seguirò a tempo perso, da internet e giusto per curiosità. Ma sono estremamente disillusa e penso che non ne uscirà niente di buono o di particolarmente innovativo, quindi lo guarderò per ridere a denti stretti.
      Credo che su cinquemila manoscritti ce ne fossero anche di validi: è statisticamente impossibile che non sia così. Ma, osservare le persone selezionate e quelle scartate ti porta alla dolorosa consapevolezza che c'è una tragica divergenza nei criteri di giudizio che separa CE e lettori forti. In altre parole, per noi non c'è speranza.

      Elimina
  2. Ammetto che non lo sto seguendo, ma ne sento parlare e questo tuo articolo mi piace un sacco :)

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Grazie! Ho visto le due puntate andate in onda, ma non sono sicura che guarderò la terza, è davvero avvilente.

      Elimina