mercoledì 3 aprile 2013

Just...


Oggi è mercoledì.
Sarebbe giorno di W.W.W. Wednesday.
Però sapete che c'è?
Sono scazzata. Very scazzata.
E lo scazzo è dovuto a una constatazione: perché capita che l'autore di un libro contatti qualcuno che conosci e gli chieda una recensione. Vai a vedere: il solito fantasy stra-cliché e, oltretutto, scritto da cani. Compatisci il povero disgraziato e ringrazi che nessuno abbia chiesto a te una cosa del genere.
Poi capita anche che ti fai un giro in libreria, così, mica perché vuoi comprarti qualcosa, solo perché le librerie ti piacciono, hanno un buon odore e ti ci senti a casa.
E finisci nel reparto dedicato al fantastico.
Che:
1. dire "reparto" è fare un complimento, è uno scaffaletto alto un metro e mezzo e lungo uno e ottanta (a voler esagerare).
2. di fantascienza non ce n'è. Un solo libro. Di Dick. UNO. Figlio unico di madre vedova.
3. ci sono quattro fentasi in croce. (Troisi, Martin, un paio di imitatori di Martin, spacciati come "il nuovo Martin" che, scusate, fossi io m'incazzerei. Che significa "il nuovo qualcun altro"?. Un autore dovrebbe avere una sua identità. Non essere l'imitazione di uno più famoso. Vabbé).
4.  paranormal romance vampirico come se piovesse. Copertine declinate in tutte le versioni di nero-rosso-viola con donzelle poppute in tenuta gothic-loli semistracciata e bellimbusto dall'addominale tartarugato in costume semi-adamitico.
Va bene, nessuno nasce imparato. Okay. Ma possibile mai che sia sempre la stessa pappa?
E non è mica colpa degli autori. Chi pubblica - chi sceglie cosa pubblicare - si attesta su schemi preconfezionati di desolante piattezza.
Sì, mi girano, mi girano da lettrice, perché ho fame di bei libri e non ne trovo (non nella mia lingua e dei generi che mi piacciono).
quindi vi lascio con uno dei dieci (ottimi) consigli di Joss Whedon - non il primo tizio che passa, no - sulla scrittura.
(Lui parla di scriptwriting, ma andateveli a leggere e poi ditemi se non li trovate validi anche nel caso di racconti e romanzi).

9. DON’T LISTEN
Having given the advice about listening, I have to give the opposite advice, because ultimately the best work comes when somebody’s fucked the system; done the unexpected and let their own personal voice into the machine that is moviemaking. Choose your battles. You wouldn’t get Paul Thomas Anderson, or Wes Anderson, or any of these guys if all moviemaking was completely cookie-cutter. But the process drives you in that direction; it’s a homogenising process, and you have to fight that a bit. There was a point while we were making Firefly when I asked the network not to pick it up: they’d started talking about a different show.

Il resto lo trovate qui (e, come sempre, grazie a Marina che scova queste perle).

6 commenti:

  1. La "colpa" è di tutti - degli autori (scarsi, spesso molto scarsi - ma anche maledettamente a buon mercato... c'è gente disposta a pagare per farsi pubblicare!), degli editori (irrispettosi di pubblico e autori, interessati solo al quattrino), dei lettori (ignoranti e pigri, terrorizzati dalla novità), dei critici (i pochi che ci sono si possono avere per denaro), dei recensori (spesso spocchiosi idioti).
    Poi, grazie al cielo, non è tutto così - ma in linea di massima, è l'intero sistema editoriale ad essere morto, ed in stato di avanzata decomposizione.

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    1. Mah, sul fatto che la "colpa" sia anche degli autori non sono molto d'accordo.
      Certo, se non si documentano, se non conoscono l'italiano, se non hanno un briciolo di cultura di genere e il libro è una schifezza, possiamo dire che, sì, è una "colpa" loro. Ma se non hanno talento, se non arrivano a capire che per scrivere una bella storia non basta mettere in fila una serie di parole, oh, non è che sia "colpa" lora. Non ci arrivano, punto.
      Lasciando da parte l'editoria a pagamento - che non è nemmeno editoria - e l'idiozia di pagare per avere il dubbio privilegio di vedere il proprio nome sul frontespizio di un libro che, a conti fatti e rapportandolo ai costi normali dell'editoria, è costato come una Mercedes, il fatto è: questi sono scarsi, è verissimo. Spesso in maniera imbarazzante, non solo per le trame, ma anche per la qualità dell'italiano.
      A volte leggo strafalcioni che avrebbero causato una sincope alla mia maestra delle elementari. E questa è gente che non solo si spaccia in giro con l'etichetta "scrittore/scrittrice" appuntata bene in vista sul petto, ma si lancia a dare consigli agli altri. O, peggio ancora, si ricicla come editore, editor o sedicente esperto del genere X.
      Il problema è che se questi non avessero un mercato la smetterebbero (o migliorerebbero). Perciò, per come la vedo io la colpa primaria è di chi crea loro un mercato. E in questo mettiamoci le case editrici che li spingono e tutto quello che sta intorno al libro una volta uscito (battage pubblicitario, critiche più o meno pagate, recensioni discutibili). Sulle qualità dell'italico lettore, meglio tacere. Meno di un libro l'anno. Detto questo, detto tutto.

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  2. Ti capisco, Vale. è la stessa sensazione che provo anche io quando passo vicino allo scaffale del fantastico: un nerume e pseudo-goticheggiamento che fa tristezza. Manca solo un cartello che dice "prendine uno a caso tanto sono tutti uguali", per il resto il messaggio non potrebbe essere più chiaro.

    Qualche settimana fa sono andata ad Asiago, e passeggiando per il centro mi sono imbattuta in un luogo che ormai ritenevo mitologico: una libreria indipendente. Dall'esterno pareva una cartoleria, ma in vetrina c'era "Le favole di esopo": sono entrata e mi ha accolta un ambiente piccolo e curato, con scaffali pieni di libri divisi per tema, scelte sensate, e il centro della sala più grande era occupato non da un espositore di best-seller (che non c'erano), ma da quattro poltroncine e un tavolino pieno di libri da sfogliare.
    Ho passato un'ora a chiacchierare col proprietario, e sarei rimasta più a lungo se non ci fosse stata gente che mi stava aspettando.
    Anche lì, però, lo scaffale fantasy era una tristezza. Licia Troisi e altre porcate simili a go-go. Una delle poche note positive, un libro per bambini di Catherynne Valente. Me ne sono andata promettendo al proprietario di mandargli una lista di fantasy decenti, e dicendogli che la prossima volta che vado non voglio più vedere porcherie simili sui suoi scaffali. Tristemente, in un paese gnorri come il nostro, già si fatica a trovvare buoni libri: l'idea che il fantastico non sia esclusivamente per decerebrati o bimbi deve ancora prendere piede, temo. Del resto, quando le vendite danno ragione... =_= Temo sarà una lunga triste guerra :/

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    1. Temo sarà una lunga triste guerra :/
      Temo che sarà una battaglia contro i mulini a vento.

      Poi, Spezia non è l'ideale, per chi ama leggere, perché di libreria-libreria ce n'è una e non è molto orientata sul fantastico, è specializzata più per quello che riguarda il mare (e la storia della città, fatto per la quale la adoro).

      Del resto, quando le vendite danno ragione...
      Sì, ma io mi domando: quanto danno ragione?
      Ora, Troisi a parte, quanto bene vende, 'sta roba? Intendo il fantasy, non il paranormal romance, eh. Che quello vende bene si sa.

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  3. Sono secoli che snobbo brutalmente il reparto fantastico delle librerie: tutte le volte che lo guardo mi viene il maldistomaco. Ed è notizia di oggi una nuova trilogia uuuuurban scritta da una tizia italica, che verrà pubblicata dal gruppo Gems: http://www.touchedsaga.com/?fb_comment_id=fbc_427851813973126_2645619_427870683971239#!gruppo-edit-mauri-spagnol/c8q

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    1. Cosa vuoi che dica? Leggerò sempre meno in italiano e sempre più in inglese. Perché sono stufa-stufa-stufa di angeli-vampiri-licantropi-zombie innamorati, di storie in cui lui deve uccidere lei (o viceversa) ma invece si innamorano e poi vivono felici e contenti dopo mille peripezie. Voglio altro dalla lettura. Solo che questo altro non si trova più qui (se mai c'è stato).

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