A volte, durante delle sequenze asana in particolare, il maestro che ti guida ti chiede di sentirti "grato".
Come ho detto nel post sullo yoga, lo stato emotivo è importante quanto quello fisico, durante la pratica.
Quando fai il Saluto al Sole, per esempio, la disposizione d'animo è quella di essere grato al sole per la luce e l'energia che danno la vita. Ci sono sequenze che hanno come scopo la rigenerazione e la rinascita - una è il Saluto alla Luna - nelle quali si dovrebbe essere grati a se stessi.
A me, però, la gratitudine non è mai riuscita, specie quella verso me stessa. Livia, la mia insegnante, dice 'sta cosa della gratitudine e io, immediatamente, penso dentro di me: "grata a chi? a me stessa? e per cosa? ma guardami!"
Altro che gratitudine! Lo schifo misto ad irritazione e insofferenza. Di solito, succede che arrivo - a tempo di record - in quello stato d'animo in cui mi prenderei a ceffoni.
Fino a ieri.
Come al solito, inizia tutto a partire da una roba stupida o insignificante. Nel mio caso, dall'autoradio. Perché ieri ero in macchina, il tragitto era abbastanza lungo, avevo l'autoradio accesa, stavo cantando (e non sono granché come cantante, anzi, sono proprio scarsa) e mi accorgo di una cosa: che sto usando il diaframma. Per la prima volta nella mia vita, non sto cantando di gola.
A fare due più due ci ho messo un attimo: la respirazione. Ho imparato a usare il diaframma per respirare, così adesso mi viene naturale usarlo anche per cantare. Non è poco: cantare è una delle cose che mi piacerebbe saper fare e per le quali sono negata.
Così ho iniziato a pensare a quello che è cambiato, a quello che sta cambiando... e, sì, mi sono sentita grata a me stessa.
Non la gratitudine solo positiva che vedi nei film e leggi nei libri, no. Una gratitudine velata d'amaro, perché starò anche percorrendo una strada un passo alla volta (e di questo non devo dire 'grazie' a nessuno ma solo a me), perché sto testando le mie forze e scoprendo che ci sono, perché è qualcosa di unicamente mio, perché la tendenza all'inazione regredisce - ringhiando e soffiando, ma regredisce -, insomma, un sacco di perché positivi... ma è comunque un percorso che ha dei lati oscuri, spaventosi e dolorosi.
Però sì, sono grata a me stessa. E questo tipo di gratitudine sembra più vero, di quella patinata che ho cercato di evocare invano per mesi.
Così, eccomi qua, un altro passetto fatto. E c'è un pensiero rivoluzionario che mi frulla in capo da un po': magari, perdere il controllo non è tutto 'sto gran male.
Magari è divertente. Di sicuro è un'avventura. Forse vale davvero la pena di bruciare le bussole...
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