I control freak non amano essere impreparati.
Il problema è che devi affrontare un mondo che ti spaventa, perché pieno di casualità e incidenti, del tutto privo di ordine e (spesso) anche di logica.
Ti ci senti perso, in quel mondo.
Ti senti piccolo, tenero e molto appetibile per grossi predatori zannuti. Il famoso vaso di coccio in mezzo ai vasi di ferro? Oh, non rende proprio l'idea!
Quindi, il tuo problema principale è proteggerti.
Vuoi uno scudo. Vuoi un sistema di difesa. Se più d'uno è meglio.
In una parola, hai bisogno di essere preparato. Quanto più sei preparato, anche nei confronti delle circostanze più improbabili (e intendo improbabili in senso statistico, perché spesso classifichi il "cosa mi può accadere?" in termini di probabilità), quanto meno ti senti vulnerabile.
Nel mio caso, dato che oltre a essere una control freak ho anche la sindrome della prima della classe, questo significa che mi serve un manuale per qualsiasi cosa.
Ne ho bisogno. Gandalf aveva il suo bastone, io ho i miei manuali e wikipedia.
Ho la compulsione a informarmi. Capire. Sapere. Studiare.
Quando Mina è arrivata in casa, la prima cosa che ho fatto dopo aver acquistato tutti gli ammennicoli necessari - cassettina, ciotole, giochini, ecc - è stato comprare un manuale. Il titolo è esemplare: Cosa fare se il tuo gatto...
Perfetto, no? Qualsiasi cosa fosse successa, avevo qualcuno che poteva dirmi cosa-diavolo-fare.
La spiegazione razionale era: non ho mai avuto un gatto, vorrei evitare di commettere errori. La verità profonda era che senza un supporto, senza poter attingere alla conoscenza di qualche esperto, mi sentivo persa. (L'altra cosa che ho fatto è stata iscrivermi a un forum specializzato.)
Perfetto, no? Qualsiasi cosa fosse successa, avevo qualcuno che poteva dirmi cosa-diavolo-fare.
La spiegazione razionale era: non ho mai avuto un gatto, vorrei evitare di commettere errori. La verità profonda era che senza un supporto, senza poter attingere alla conoscenza di qualche esperto, mi sentivo persa. (L'altra cosa che ho fatto è stata iscrivermi a un forum specializzato.)
Questa è la ragione per la quale ho scoperto My Cat From Hell.
My Cat From Hell è un reality che va in onda su Animal Planet e mostra il comportamentista Jackson Galaxy alle prese con gatti difficili. Gatti aggressivi, gatti che sporcano in giro, gatti che fanno del male e si fanno del male. All'inizio avevo un po' di dubbi, visto quel che è successo con Dog Whisperer, ma ci ho messo molto poco a capire che l'approccio di Galaxy - sì, si chiama legalmente così - è del tutto differente da quello di Millan.
E se i primi tempi guardavo cercando di assorbire input perché 'metti che la Mina faccia così e cosà', dopo un po' ho iniziato a cambiare atteggiamento: non guardavo più per essere preparata ad eventuali disastri-circostanze sfavorevoli-drammi-imprevisti. Guardavo per imparare a rendere la mia gatta un animale più felice.
Mi sono fatta fuori cinque stagioni in pochissimo tempo.
Quando ho scoperto che esisteva anche questo libro, ovviamente l'ho comprato. E ti credo, pensavo fosse un manuale! Anzi, IL manuale!
L'ho finito ieri sera. Piangendo senza ritegno.
Cat Daddy non è un manuale.
E non è nemmeno la storia dell'amicizia fra uomo e gatto.
E non è nemmeno la storia dell'amicizia fra uomo e gatto.
Cat Daddy è sostanzialmente l'autobiografia di un essere umano pieno di difetti, debolezze, complessi e problemi. E no, non è una lettura facile, né piacevole. Se vi aspettate un libro con gatti tenerosi che fanno ronron e salvano l'umano di turno, o con gatti matti che danno sfogo a tutta la divertente pazzia felina, lasciate perdere: Galaxy non ha pudore nel raccontare i suoi eccessi, il suo essere fondamentalmente un addict (droga, alcool, psicofarmaci e cibo, in sequenza). Non si vergogna - o forse sì, ma lo fa lo stesso - di raccontare quanto in basso sia arrivato e vi posso garantire che leggere alcune cose è imbarazzante.
Leggendo sono arrivata a pensare che essere addict è una forma mentis indipendentemente dalla sostanza di cui scegli di abusare. Un eroinomane non è differente, come atteggiamento, da chi, per dire, fa shopping compulsivo. Il problema è che non sei equipaggiato per affrontare il mondo esterno: ti manca qualcosa e colmi quell'assenza con la dipendenza. Hai bisogno di un puntello e poco importa che questo sia cocaina, valium o la compulsione a comprare alle televendite. Un addict - oltre a un sacco di altri meccanismi tipici - è anche e soprattutto un egoista: i suoi problemi, i suoi disastri, le sue insoddisfazioni contano molto di più di quelle di qualsiasi altro. Il disagio e la sofferenza sono così profonde che ti rendono totalmente incapace di empatia. Senza contare che, proprio come i gatti con problemi di territorio che si ritirano nella lettiera puzzolente perché almeno quella è totalmente loro, c'è una sorta di rassicurante piacere nell'ammantarsi dei propri problemi. Quelli, almeno, sono tutti tuoi e li conosci.
E, all'inizio del libro, Jackson è proprio così: avvolto nei suoi problemi e nei suoi - contemporanei - sogni di gloria. Nell'arco di dieci anni, il mondo, l'universo, il destino o il karma, fate un po' voi, prende questa persona, la distrugge fino alle fondamenta e, nello stesso tempo, gli mette in mano tutti gli strumenti per ricostruirsi. Il lavoro in un rifugio per animali - scelto perché poco impegnativo e poco stressante - diventa il primo gradino di una lunga scala che lo porta fino a essere Cat Daddy, a superare - con riluttanza, con errori tragici e ricadute prevedibili - il suo egoismo e a capire cosa significa dedicare se stesso agli altri. E un ruolo fondamentale in tutto questo ce l'ha Benny.
Benny, che una mattina viene scaricato senza troppe cerimonie proprio in braccio a Jackson, che in quel momento è di turno.
Benny, che gli viene affidato perché almeno una volta tutti i ragazzi che lavorano al rifugio devono fare da foster parent a un gatto e Jackson ancora non l'ha fatto.
Benny, condannato all'amputazione di una delle zampe, che viene riabilitato quasi per scommessa.
Dopo anni di convivenza, quando Jackson ha già una discreta fama di comportamentista (dopo essere stato licenziato dal rifugio si è 'messo in proprio' con l'aiuto della direttrice stessa), Benny, che ha sempre avuto problemi comportamentali, comincia a diventare ingovernabile. Quel che è peggio, non risponde a nessuno degli approcci che Jackson tenta. Tutto ciò che funziona alla grande con i suoi clienti è un fallimento nella sua stessa casa.
Bel bagno di umiltà, no?
Alla fine, Benny, proprio come fanno tutti i gatti, costringe Jackson ad arrendersi e gli dimostra una verità semplice e complessa al tempo stesso.
Se vuoi capire un gatto, devi pensare come un gatto.
Applicare parametri umani al suo comportamento non è solo sbagliato: è dannoso. E comunque non funziona. I gatti non impareranno mai a parlare un linguaggio umano - probabilmente perché non interessa loro - sono gli uomini che devono imparare a parlare il linguaggio felino.
Il libro non arriva a raccontare il successo, la televisione, la fama.
Perché Jackson è diventato famoso, anche se probabilmente in un campo che mai avrebbe immaginato. Il libro parla di Benny e finisce con Benny, nell'unico modo in cui una persona che ama davvero il proprio gatto può dimostrare sul serio i suoi sentimenti: lasciandolo andare per non condannarlo a un'inutile agonia.
Sì, piangevo senza ritegno. Ma è stato bello.
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