mercoledì 18 giugno 2014

Un punto di vista maschile: Se vuoi davvero capire un uomo...

Per la prima volta la Parietaria ha un ospite.
Un po' di tempo fa mi è stato chiesto: "facciamo scambio di post?"
E io, che, fra le altre cose, mi sentivo in colpa per lo stato di abbandono in cui versava il blog, ho risposto: "Facciamolo!"
Così - in modo tutt'altro che epico - è nata l'iniziativa post scambievoli: ogni tanto -  non abbiamo definito una  cadenza regolare - troverete post non scritti da me.
Questo è il primo.
Ecco a voi Marco!


Io leggo qualsiasi cosa. Davvero. Non esiste stampato che non passi al vaglio della mia rete neurale senza essere guardato, letto, interiorizzato.
È più forte di me, lo è sempre stato e, credo, sarà così per sempre.
Mia madre racconta che, quando ero bambino e prendevamo l'autobus, io mi ostinavo a non voler sedere: c'era da leggere così tanto su quei tettucci, tra pubblicità di montascale, merendine e altre cose per me allora imperscrutabili, che percorrevo il corridoio centrale del mezzo senza nemmeno chiedere permesso pestando i calli degli altri avventori.
Cosa c'entra tutto questo con la comprensione maschile?
In realtà questo preambolo si ricollega al vecchio post intitolato Per capire veramente una donna…, in cui Valentina asseriva di essere schiava della parola scritta e raccontava del contenuto della sua borsa che conduce, inevitabilmente, alla conoscenza dell'universo femminile a cui questa appartiene. La borsa, non Valentina.
Non appena letto il suo post da bravo maschio mi sono subito detto E un uomo da che lo capisci? E subito mi si è accesa una lampadina. Più che una lampadina è stato un disagio: le tasche dei miei pantaloni sono sempre piene di qualsiasi cosa che mi impediscono di sedere comodamente, ma non sia mai che me ne privi. No, le tasche dei pantaloni si rivoltano solo davanti l'ineffabile e inespressivo oblò della lavatrice il cui giudizio pulente già a quaranta gradi può essere fatale.
Mi sembra perciò giusto indagare ora cosa c'è in queste benedette tasche e confrontare le esperienze con la padrona di casa del blog.
Se affondo la mano nella tasca destra trovo tre grossi sassi tondeggianti. Imbarazzante: qualcuno si sarà chiesto perché celi una grossa lepre nei pantaloni.
La sinistra, più accessibile, si dimostra maggiormente sorprendente. Superata la barriera delle chiavi di casa, trovo un piccolo involto composto da tre scontrini. Uno della gelateria (cono da € 1.50 due gusti e doppia panna), uno della grossa libreria palcoscenico delle mie pause pranzo e infine uno illeggibile. I tre pezzetti di carta contenevano dei semi. Dove, come e quando li avrò presi? O qualcuno me li avrà messi lì? Propendo maggiormente per questa ultima ipotesi.
Ma c'è altro che mi pungola; una chiave a brugola di media misura. Insomma non sarà un cacciavite sonico ma è altrettanto versatile: per riavvitare i bulloni della bici, le ruote dei carrelli delle nonnette in difficoltà, rimettere in riga i mobiletti di fabbricazione svedese e per fare il fico di quelli sempre pronti all'azione quando qualcuno chiede proprio Ah se avessi almeno una brugola per risolvere questo problema. Ora, non so, ditemi voi, ma non penso che dalle mie tasche si capiscano cose belle di me.

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