Boo Radley non esce mai di casa.
E la sua casa è vecchia, cadente, con il giardino mal curato e le imposte sgangherate. È un posto strano, malevolo. Sul retro, un vecchio albero di noci allunga i suoi rami oltre il muro di cinta, nel cortile della scuola. Ma lo sanno tutti che, se mangi quelle noci, muori avvelenato.
Per Jean Louise, detta Scout, suo fratello maggiore Jem, che abitano tre porte più a nord e per il loro amico Dill, Casa Radley è una continua sfida.
Chi ha il coraggio di attraversare il prato maltenuto e andare a toccare la porta?
Chi ha il coraggio di sgusciare sotto la rete dell'orto per sbirciare dalla finestra?
E anche una fonte di divertimento: perché non mettere in scena il modo in cui il vecchio signor Radley rinchiuse Boo in casa, per sempre, senza mai più lasciarlo uscire?
Nella cittadina di Maycomb, in Alabama, negli anni Trenta del Novecento, non c'è molto altro da fare, per passare il tempo: niente cinematografo, né altro. Solo strade rosse e polverose.
Ma presto un caso eclatante scuote la vita sonnolenta: un negro, Tom Robinson, viene accusato di aver picchiato e violentato una bianca, Mayella Ewell. E Atticus, il padre di Scout e Jem, viene nominato suo difensore d'ufficio.
E a questo punto, i giochi e le fantasie dell'infanzia si intrecciano a questa storia sporca, ingiusta, una storia di razzismo e intolleranza, nella quale un innocente - no, non una innocente - finirà per essere condannato e perdere la vita nonostante la sua innocenza sia stata provata oltre ogni ragionevole dubbio. E nella quale i due bambini rischieranno la vita, per essere salvati da qualcuno che li ha sempre osservati, dal buio della sua casa.
I vicini portano cibo in caso di morte e fiori in caso di malattia e qualche piccola cosa fra l'una e l'altra. Boo era nostro vicino. Ci aveva regalato due bambole di sapone, un orologio rotto, un paio di monetine portafortuna e la nostra vita.
Questo è Il buio oltre la siepe, uno dei libri più belli di sempre.
Una lezione sull'infanzia, sulla tolleranza, sull'amore. E sul coraggio.
Aver coraggio significa sapere di essere sconfitti prima ancora di
cominciare, e cominciare egualmente e arrivare fino in fondo, qualsiasi
cosa succeda. È raro vincere, in questi casi, ma qualche volta si vince.
Da leggere. E ri-leggere. E ri-leggere ancora.
Copiona: http://tuttobenenellamiatesta.blogspot.it/2012/04/il-buio-oltre-la-siepe-harper-lee.html
RispondiEliminaNon è che c'hai l'esclusiva, eh! XD
Eliminatsk!
RispondiEliminatsk!
tsk!
tsk!
tsk!
vado a vestirmi da babbo natale per i giovani virgulti!