lunedì 3 dicembre 2012

Le case stregate

Sono una fifona.
Sono quella che non ha (e probabilmente non avrà mai) il coraggio di guardare L'esorcista (ma il libro l'ho letto e già mi ha spaventata a sufficienza).
Sono quella che si è messa a strillare, quando leggevo per la prima volta Le notti di Salem, perché mia mamma aveva appeso una vestaglia alla finestra e io, svegliandomi di soprassalto e vedendola lì, ho pensato a Danny Glick che svolazza fuori dalla finestra di Mark.
Nella mia personale classifica delle robe spaventose ci sono:
  1. Le possessioni demoniache.
  2. Le case stregate.
  3. Gli zombie.
(No, i vampiri no, se si escludono quelli di King. E anche lì, non è tanto il vampiro in sé e per sé a spaventarmi, quanto la viralità della minaccia, il suo espandersi troppo velocemente, il suo essere di fatto inarrestabile. E, di conseguenza, il sentirsi impotenti di fronte ad essa. In questo senso, che siano i vampiri de Le Notti di Salem o Captain Trips de L'ombra dello scorpione fa poca differenza. È la stessa ragione per cui mi spaventano gli zombie).
Per le case stregate il discorso è un po' diverso.
Non c'è viralità, non c'è moltiplicazione fuori controllo, ma una minaccia molto concreta e nello stesso tempo evanescente, per cui sei vulnerabile ai suoi attacchi e non hai alcun modo di contrattaccare. Senza contare il "comparto soprannaturale" che a me, da sempre, fa molta paura.
Dal punto di vista della lettura, la mia prima esperienza è stata Shining. Le atmosfere cupe, allucinatorie dell'Overlook Hotel mi hanno regalato ben più di un brivido. Ancora adesso ricordo con particolare chiarezza il giardino con le siepi a forma di animale. (Ho udito vociferare di un seguito con Danny adulto, ma non sono molto convinta di volerlo leggere...)
Poi mi sono imbattuta in La casa d'inferno, di Matheson.
Sebbene il buon Richard esageri nel descrivere orge e nefandezze, devo dire che Casa Belasco è un incubo  molto ben riuscito. Da qualche parte ho letto che è proprio a questo romanzo che King si è ispirato nel creare l'Overlook. Non so se sia vero, ma, nel caso, ha imparato proprio bene.
Ieri ho iniziato a ficcare il naso in L'incubo di Hill House, di Shirley Jackson, romanzo classe 1959. Sono curiosa innanzitutto di vedere se c'è - o meno - una qualche differenza nell'horror scritto da una penna femminile, piuttosto che da una maschile e poi, insomma, si tratta di un libro che comincia ad avere un'età. Voglio vedere come invecchiano, libri di questo genere.
E magari imparare qualcosa di come si struttura un romanzo horror.

2 commenti:

  1. Voglio una casa stregata :-D

    Vale, ti segnalo che ho messo su un GiveAway natalizio per regalare Nix a qualche *fortunato* lettore: ti lascio il link! Spammami un po' in giro!
    http://elisabettaossimoro.blogspot.it/2012/12/giveaway-natalizio-vinci-una-copia-di.html

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  2. Quelli della Jackson sono libri che non invecchiano.
    Sospesi come sono in una specie "atemporalità" voluta dall'autrice non possono invecchiare in alcun modo.
    "L'incubo di hill house" è bello ma "Abbiamo sempre vissuto nel castello" ti dice di più dell'autrice e del suo modo di intendere la paursa.
    Evita i racconti nel volume "la lotteria" sono evitabilissimi.

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