venerdì 14 dicembre 2012

Wilfred

Si può guardare una serie in cui uno dei protagonisti è un uomo travestito da cane? Se questa serie è Wilfred sì, decisamente si può.
L'ho scoperta da pochi giorni, per caso, quando un'amica oltremodo perplessa mi ha raccontato di averla incocciata in non so bene quale canale di Sky (no, io non ce l'ho Sky. Non saprei che cosa farmene di preciso, visto che evito la tv come la peste). 
Comunque, mi ha raccontato di un giovane avvocato che tenta di suicidarsi - ovviamente toppando in maniera clamorosa - e che fa amicizia con la bionda vicina di casa e il cane di lei. E qui ho scoperto che:
1. no, Wilfred non è il giovane avvocato che, per inciso, si chiama Ryan (interpretato da un Elijah Wood troppo stralunato per essere vero) ma il cane;
2. il suddetto cane, in realtà, non è proprio un cane. O meglio lo è per tutti, a parte Ryan. Lui lo vede - con suo sommo disappunto - come un uomo travestito da cane e lo sente parlare, anche.
Stravolto dopo il fallito suicidio - e dall'aver appena appreso che la sorella, medico, gli ha spacciato per sonniferi quelle che in realtà sono caramelline di zucchero - Ryan si ritrova sullo zerbino questa appetitosa vicina che gli chiede, per favore, se può lasciargli il cane in cortile, visto che ha avuto un disguido e deve scappare al lavoro. Lui acconsente, un po' perché lei è davvero carina e un po' perché è rincoglionito dopo una notte di ansia e insonnia passata a capire perché l'overdose di sonniferi non ha funzionato - ed è allora che finalmente vede l'animale in questione. Che però è tutto tranne che canino e gli parla - con un buffo accento - e finisce per diventare una sorta di life coach.
Però non fraintendetemi. Wilfred non è mica Lassie!
Wilfred è cinico, manipolatore, dedito a fumare sigarette ed erba - vizio nel quale coinvolge Ryan quasi immediatamente - e a molestare sessualmente più o meno chiunque (o qualunque cosa) gli capiti a tiro. Wilfred è viziato, capriccioso, ha una costante necessità di attenzione, senso di colpa di durata massima cinque secondi e una storia di sesso (anche estremo) con un orso gigante di peluche che si chiama Bear.
E se pensate che sia tutto rose e fiori e che il fragile Ryan tragga beneficio dal life coaching del cane, beh, sbagliate. E di grosso. Da questa specie di convivenza ricava più guai che altro. 
Ma anche una serie di "insegnamenti". Per un assurdo ribaltamento di ruoli, non è l'uomo ad addestrare il cane, ma il cane ad addestrare l'uomo.
Il tono generale della serie è comico, ma è un umorismo nero, che spesso ti fa ridere a denti stretti. E quando decide di affrontare temi scomodi - come quello delle molestie che Wilfred subisce da uno zoofilo - lo fa in un modo talmente serio e talmente credibile che ti fa stare male. Anche perché quel che hai sotto gli occhi sono i sintomi tipici di un essere umano abusato. Del resto, un abuso è un abuso, che lo si compia su un uomo o su un animale ed è sempre, sempre, spregevole.
Spesso, nei film e nelle serie, abbiamo animali talmente intelligenti che sembrano umani. Ecco, Wilfred sembra umano, ma è un cane. 
È evidente dai ragionamenti, dalle cose che fa (come quando usa il metal detector in spiaggia, ma non per trovare tesori. Per trovare avanzi di cibo avvolti nella carta stagnola), dalle sue abitudini.
Ora, ci sono delle serie che adoro senza se e senza ma. Quando mi succede, so perfettamente di non essere in grado di giudicarle in modo obiettivo. Firefly - a parte che è un capolavoro, c'è poco da discutere - è un esempio di come io riesca a fangherleggiare. 
Con Wilfred non sono a quei livelli.
Mi piace e mi diverte - prova ne è il fatto che mi sono già sparata tutta la prima serie e metà della seconda. Ed è scritta anche superbamente bene: avete presente quanto si deve essere bravi per giocare con le motivazioni e il background dei personaggi in modo da ribaltare l'opinione che lo spettatore si è fatto di loro?
Tanto bravi. Ma proprio tanto. Specie quando hanno a che fare con un personaggio come Wilfred che non è positivo nemmeno per sbaglio. Eppure, proprio nel bel mezzo di una qualche azione cinica, o di un qualche capriccio, gli sceneggiatori ti servono su un piatto d'argento la motivazione per la quale lui fa o dice certe cose e tu rimani lì, come un salame.
Insomma, intelligente e scritta benissimo, dicevo. Recitata altrettanto bene.
E volete un consiglio? Guardatela in lingua originale: l'accento australiano di Wilfred merita!

4 commenti:

  1. Ho visto le prime due puntate su Sky (io ci guardo i film, le serie TV e i documentari) e mi è piaciuto davvero un sacco ammazza un bel po'. L'ho visto doppiato ma seguirò il tuo consiglio e lo guarderò in lingua originale, voglio l'esperienza a immersione totale. :D

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    1. In genere, preferisco andarmi a cercare le cose in lingua originale, perché di solito i doppiaggi fanno ohibò (un esempio è quello - orribile - di Once Upon a Time), quindi evito la tv e mi rivolgo a San Torrent protettore dei teledipendenti! XD
      Guarda Wilfred in inglese e poi dimmi che ne pensi!

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  2. Mi piace molto questa serie TV, davvero particolare e dissacrante :D
    Concordo sull'accento di Wilfred xD

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