sabato 11 maggio 2013

I miti della Parietaria 1: Piccole Donne - Louisa May Alcott.

Ho deciso di affliggervi con un'altra sottospecie di rubrica. La posiziono al sabato mattina, così perché mi va, e parlerà di libri: di quelli che mi sono piaciuti di più, quelli che per me hanno un valore particolare, che mi hanno segnata per qualche motivo.
Non potevo cominciare che da questo.

Ho detto spesso che il mio primo libro è stato Le porte dell'Oceano, Arthur C.Clarke. Ma quello che mi ha davvero segnata, ed ero proprio piccola, è stato questo. Penso che nessuna ragazza che ami leggere e scrivere non abbia desiderato, a un certo punto, di essere Jo March. Credo che pochi personaggi abbiano segnato - e segnino ancora, o almeno lo spero, - le lettrici come lei.
L'avevo relegato nei "libri per ragazzi", finché non mi è venuta voglia di procurarmi le versioni integrali di questo come di altri libri che sono stati importanti (e che, rassegnatevi, vi propinerò uno alla volta). L'ho riletto e, con assoluta sorpresa, ho scoperto che l'impressione che suscita è ancora forte.
Non è un libro per bambine, non appare stupido, o scontato, agli occhi di un'adulta, rimane tutt'oggi divertente e godibile, fresco e con personaggi non stereotipati, di sorprendente modernità, specie per il linguaggio rapportato all'epoca di pubblicazione.
Jo sovrasta tutti e rimane inarrivabile. Dopo centocinquant'anni o quasi, rimane intatto quel suo essere sbrigliata come un puledro, la sua aspirazione a fare il maschiaccio di casa e, soprattutto, il suo amore per la scrittura. Leggendo il romanzo, qualunque scribacchino si può riconoscere nelle fasi che attraversa durante la stesura, segnalate dal cappello con il ponpon rosso.
Perciò, ecco qua il primo mito della Parietaria: Piccole Donne, Louisa May Alcott (1868-1869).



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