Che il secondo mito della Parietaria fosse questo era abbastanza prevedibile.
Rimpiango molto di non averlo in casa, ma, quando è mancata mia nonna, gran parte dei suoi libri è stata data in beneficenza. In mezzo c'era anche questo.
Il primo ricordo che ho, riguardo quando l'ho letto la prima volta, è una sensazione di perplessità.
Già, perché il protagonista si imbarca da clandestino su una nave. Una nave che levita sull'acqua, anziché fenderla con lo scafo. Non sapevo cosa fosse la fantascienza, all'epoca, e siccome non si tratta di hard SF, non avevo capito, a tutta prima, che la storia si svolgesse nel futuro.
Le porte dell'Oceano è, per certi versi, una storia molto classica, quasi dickensiana nelle sue premesse. C'è un orfano (Johnny) che viene allevato in casa degli zii. Loro non lo amano, lui si sente rifiutato. E così, come nei più classici libri d'avventura, una notte fugge. C'è una nave, una enorme nave container, ormeggiata a poca distanza da casa e lui la osserva alla luce della luna. Ci vuole poco: esce da una porta finestra e via. Sembra che tutto gli sia favorevole: nessuno lo ferma, nessuno lo scopre mentre sale a bordo. Si nasconde in una scialuppa e si addormenta. Quando si risveglia, i potenti motori vibrano sotto di lui: la nave è in movimento e casa degli zii ormai è lontana.
Ma le avventure per Johnny sono appena cominciate: la nave fa naufragio e lui si ritrova disperso in mare, con il coperchio di legno di una cassa a fargli da scialuppa. Dopo giorni in balia delle onde, ormai mezzo morto per la disidratazione e il sole, viene salvato. Viene salvato dai delfini.
E finisce così su un'isola nella Grande Barriera Corallina, dove c'è un Istituto dove si studia la comunicazione con i delfini guidato dal professor Kazan. Lì, dopo essere stato accudito da un'enorme infermiera - accidenti, non mi ricordo il nome! -, si ristabilisce. Fa amicizia con Mick, un ragazzo un po' più grande e soprattutto con i due delfini dell'Istituto, una femmina, Susie, e il suo piccolo, Sputnik.
Contattati dal professore, gli zii di Johnny se ne sbarazzano senza pensarci nemmeno un secondo e il ragazzino rimane a vivere nell'isola, lavorando con i delfini, nuotando e andando a zonzo con Mick e dando una mano al progetto che il professore sta seguendo: insegnare alle orche a non mangiare i delfini (Mick lavora con una femmina di orca che si chiama Nivea). Tutto va bene finché un tifone non si abbatte sull'isola, devastandola e ferendo gravemente, oltre agli altri, il professore. Toccherà a Johnny e alla sua "invenzione", un'imbragatura che permette ai delfini di rimorchiare la sua imbarcazione, tentare di arrivare in tempo sulle coste dell'Australia e cercare soccorsi.
Tutto questo, ve lo preciso, lo sto scrivendo a memoria. Considerato che sono come minimo dieci anni che non lo rileggo, potete capire quanto mi sia rimasto impresso. Fra i punti che mi piacevano - e che sono marchiati a fuoco nel mio cuore - la traduzione del racconto fatto dai delfini, una storia che gli animali si tramandano oralmente, dell'impatto sulla terra di un'astronave aliena che ha causato una tremenda moria e quello, fatto invece da Mick, della disavventura di una donna bianca e del suo bambino, ultimi superstiti di un naufragio, con i cannibali.
Il mio consiglio è riassumibile in: leggetelo.
Dove lo trovate?
In italiano, frugate nelle bancarelle: è stato pubblicato da Urania non meno di due volte (l'edizione "mia" è quella che vedete in foto, ma ce n'è una più recente). In alternativa, usate ebay, non è difficile trovarne una copia. In inglese, invece, lo trovate sia in cartaceo che in digitale con il titolo Dolphin Island. A questo proposito vi segnalo che ce ne sono due versioni, una - che trovate solo su Amazon - a circa sette euro (che sono un prezzo folle, per un ebook). Kobobooks ne ha anche un'altra a 3.99 euro. Me lo sono appena comprato, se avevate qualche dubbio.
Arthur C.Clarke - Le porte dell'Oceano, 1963
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