mercoledì 10 ottobre 2012

La sventurata rispose.

Yep. That's me.
Ci sono cascata come un pollo. Non ho riconosciuto uno di quei b-reading da allarme rosso e non sono fuggita in tempo (fuggire de che, poi: me l'hanno recapitato di persona, in ufficio, il paccotto da leggere).
E mi ha preso pure a tradimento: non è un fantastico, non è un fantasy - tantomeno urban con qualche mostro ripulito e azzimato. A detta dell'autore, non è nemmeno un romance. (E qui ne ho imparata una nuova: mai fidarsi degli scribacchini quando definiscono la loro opera. Never!).
Oh, date retta: certi - argh - pilastri che hanno fatto la storia del romance (quella brutta, ovviamente), rispuntano sempre fuori, quasi identici. Che li piazziate in un giallo o in un mainstream (presunti tali, meglio)... eccoli là che fanno ciao ciao.
E io non.li.reggo. Che dire? Sono una vecchia gallina cinica: evidentemente, ho qualcosa in comune con il mio diavoletto. (A proposito, ieri sera, mentre andavo avanti a leggere, sempre più basita, irritata e ringhiante, lui si rotolava dalle risate. No, fa piacere vedere qualcuno che si diverte mentre tu perdi tempo.)
In ogni caso, la (brutta) esperienza mi ha fatto riflettere ed ecco qua le cinque cose che in assoluto non reggo delle storie d'aMMore.

1. Il Lui (con la elle maiuscola) e il Lei (sempre con la elle maiuscola) di turno che restano mutuamente impressionati dal reciproco primo ingresso in scena. Impressionati dall'aspetto fisico, intendo. Datemi una frase del tipo "ed eccolo/a là, sulla soglia. È bellissimo/a" (segue descrizione omologata: ha i capelli così e gli occhi cosà, è alto/a, ha il sorriso Durbans) e io vi relego nell'angolo dei Tappami Levante senza passare dal via (e senza ritirare le ventimila lire!).
2. Le dichiarazioni mielose d'amore eterno, specie se i due si conoscono da tipo cinque minuti. "Ah, non ho mai incontrato uno/a come te, non faccio altro che pensarti". Non è straordinario, baby. Capita a tutti: hai solo il cervello fatto di dopamina e altra roba. Diciotto mesi, massimo trenta e passa.
3. I fraintendimenti scemi. Quelle cose evitabilissime che la gente normale (quella, cioè, che per portare a casa la pagnotta non deve tirare avanti una trama per X pagine) risolve con una domanda diretta e ben piazzata all'interessato/a. Nei romance, ovvio che non se ne parli proprio. Meglio andare avanti con le pippe mentali a oltranza.
4. Quando si tenta di farmi credere che la protagonista, una Mary Sue con livelli di spaccamento palle stellari, sia una desiderabilissima partner di vita. Certo, e chi non vorrebbe passare l'eternità con una che è Miss Perfezione, ne va dannatamente fiera e non perde occasione per farti notare l'una e l'altra cosa? (E anche, en passant, che è molto, ma molto meglio di te, povero scemo).
5. I dialoghi insulsi di Lui&Lei al primo appuntamento, ma anche oltre. La coppia di sciagattati non ha nulla da dirsi ed è palese a tutti tranne che a loro: sono destinati, nel senso più letterale del termine, a stare insieme. Innamorati a prescindere. Ora, non avendo bisogno di conoscersi, riempiono il silenzio con chiacchiere più melense di quella vecchia pubblicità "Ma mi ami? Ma quanto mi ami?" mentre il lettore, poveraccio, è costretto a subirsi i pensieri di uno (o di tutti e due, se l'autore pacciuga con il punto di vista) su quanto il diletto aMMore sia bello, perfetto e - sigh - intelligente.
Messa così la questione, sarebbe meglio ficcarli in un letto e lasciarli a divertirsi, nella speranza che stiano zitti. La cosa, tuttavia, presenta notevoli insidie, perché l'autore (ma qui più che altro a fare il patatrac sono le autrici) di solito coglie l'occasione per generose lodi all'attrezzatura, diciamo così, e alla, ehm, propensione alle acrobazie... anche quando il lettore farebbe volentieri a meno di conoscere certi dettagli.

Ecco, quando mi trovo davanti a 'sta roba, edita o meno, attraverso tutta una serie di impulsi quasi irrefrenabili e piuttosto... violenti.
Il primo è tirare il libro (se leggi sul reader e su pc è una pessima idea. In ogni caso, la mia dolce metà apprezza poco il vedere i volumi volare per casa). 
Il secondo è prenderlo, infilarlo nel gabinetto e tirare lo sciacquone (non una mossa furba anche quando hai fra le mani il cartaceo. Ci manca solo rompere il cesso per un libro di cacca). 
Il terzo è strangolare l'autore (escluso a priori: l'omicidio è reato).
Infine, incazzata come una biscia, faccio l'unica cosa sensata: pianto lì e trovo qualcosa di buono con cui addolcirmi la bocca, la mente e cuore: un bel pezzo di cioccolata, un libro decente e qualche coccola.

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