venerdì 24 maggio 2013

The Good Always Wins. Maybe.

La bella notizia (per me, ovvio) è che ho ricominciato a scrivere: ho ripreso in mano una storia cui tengo tanto e che avevo lasciato a metà. 
Siccome era passato davvero molto tempo, ho riletto la stesura. Dopodiché ho stilato la timeline. 
Amo le timeline.
Non servono solo a evidenziare se hai incasinato la scansione temporale, per cui Tizio parla di cose che non sono ancora successe (no,  non si può fare... non è mica il Dottore!) o incontra Caio morto dieci pagine prima (e non è né zombie, né vampiro, né altro di soprannaturale). La timeline serve a mettere in evidenza con quanta efficacia stai percorrendo le varie tappe che costituiscono la trama.
Nel mio caso, dopo cinque giorni i personaggi erano ancora lì a girare in tondo, senza aver fatto l'unica cosa che dovevano. 
Cinque giorni di dialoghi, di spostamenti ma, stringi stringi, cosa succedeva, ai fini della trama? Un accidente di niente. Nulla.
Ci sono rimasta male. E non perché mi tocca rimboccarmi le maniche e buttare un sacco di pagine. Ci sono rimasta male perché è (era) colpa mia: quando loro girano in tondo è perché io non so dove andare a parare. 
Perché non sono capace di pianificare
Questa volta, però, non posso permettermi di andare a braccio, anche adesso che so con buona approssimazione dove sto andando.
A causa dell'antagonista.
L'antagonista di Ultimo Orizzonte era facile da gestire: i suoi bisogni erano semplici, anche se francamente disgustosi, e non aveva troppi problemi perché, essendo una divinità, poteva contare su, come dire, un vantaggio naturale.
Questa storia ha un antagonista piuttosto complicato. 
Tanto per cominciare, è un manipolatore. Secondo, ha passato parecchio tempo a studiare e progettare le proprie mosse. Ha un piano e intende portarlo alla piena realizzazione. E poi ha una facciata da mantenere, il che vuol dire che, qualsiasi cosa succeda, lui deve uscirne immacolato. Quindi, deve trovare qualcuno che faccia il lavoro sporco al posto suo (e poi toglierlo di mezzo).
Per me, voglio dire la me scribacchina, questo significa piantarla di piagnucolare "no, a pianificare non ci riesco" e progettare le sue mosse nei minimi dettagli (mosse e motivazione, of course. La motivazione è fondamentale). Perché, per quasi tutta la prima parte della storia, è lui che fa il bello e il cattivo tempo. E lo fa in modo così sottile che gli altri neanche se ne accorgono.
Proprio per questo, oggi, mentre facevo brainstorming con l'insostituibile Babi, riflettevo e prendevo appunti mi è venuto in mente Once Upon A Time.
Lo so che apparentemente non c'entra, ma seguitemi.
Oltre al (melenso) I will always find you, l'altra catch-phrase è The good always wins.
Un caposaldo di qualsiasi storia: miti, fiabe, storie per ragazzi, narrativa di qualsiasi genere. Nella maggior parte dei casi, il bene trionfa.
E io oggi mi chiedevo: ma sul serio?
No, voglio dire, è lodevole, ma guardiamoci bene nelle palle degli occhi: quante volte ci è capitato di incontrare, nei libri o nei film, un supercattivo stra-organizzato e dotato di esercito che viene fregato da una compagnia di quattro sciagattati senz'arte né parte, che non hanno dalla loro il conforto del calcolo delle probabilità?
Forse sarò io ad essere superficiale - e chiedo perdono per questo - ma prendiamo l'eroe che è lì che vive la sua vita. A un certo punto, viene coinvolto in qualcosa - o perché ficca il naso dove non deve, oppure perché qualcuno lo coinvolge - ma il punto è: capita all'improvviso e lui viene sbalestrato all'interno di una vicenda che comporta, va da sé, una certa dose di rischio personale, per non parlare della posta in gioco. Non è mentalmente preparato, all'inizio.
Il cattivo no. Il cattivo, di solito, è quello che ha un piano. Che vuole qualcosa, o qualcuno, ma che, insomma, si rimbocca le maniche e cerca di raggiungere il suo scopo. Si impegna. A fare il male, d'accordo, ma si impegna. Chessò, recluta un esercito, rapina una banca, rapisce qualcuno, ruba componenti militari (ho ancora rigurgiti da Fast&Furious 6). Non viene buttato in mezzo ai casini: sa cosa sta facendo, dove, come, perché, a chi. Ha tutto quanto sotto controllo. (Deve essere un cattivo intelligente, eh, sia chiaro, quindi teniamo presente questa lista).
A me sembra logico che chi è in partita fin dall'inizio abbia maggiori possibilità di vincere. Infatti, ogni tanto, per compensare lo svantaggio si ricorre a qualche sporco trucchetto. Ed è proprio quello che non voglio fare.
I miei "buoni" hanno di fronte una luuuunga strada. E non è mica detto che vincano, eh.

6 commenti:

  1. Mi piace questa riflessione. E poi, mi hai incuriosita. Rimboccati le maniche che adesso questa storia voglio leggerla! ;)

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    1. Se continua così ci vorrà un mucchio di tempo prima che possa finire. E non voglio pensare a quanto ce ne vorrà per renderla leggibile. :(

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  2. Ehi non vale... Nella lista ci dovevano essere le top 100 ma sono ben 215... ;o)))

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    1. Meglio! Più ce n'è, meglio è: così evitiamo di cadere sempre nei soliti vecchi... chiamiamoli errori, và!

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  3. La citazione alla lista dell'Evil Overlord ti vale 1 milione di punti U.U

    Scherzi a parte, è vero, tecnicamente il cattivo dovrebbe vincere. Però spesso è la sua organizzazione meticolosa che gli impedisce di vedere le *sorprese* (chiamiamole così, non mi piace come termine però), ovvero le azioni totalmente inaspettate degli eroi. Almeno, solitamente funziona così.

    Poi non dico che una storia in cui il cattivo ha la meglio non sarebbe interessante da leggere, eh! Mi aggiungo all'elenco di curiosi :P

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    1. L'Evil Overlord è una conoscenza obbligatoria e imprescindibile! (Grazie per il milionuccio di punti!).

      Però spesso è la sua organizzazione meticolosa che gli impedisce di vedere le *sorprese* (chiamiamole così, non mi piace come termine però), ovvero le azioni totalmente inaspettate degli eroi. Almeno, solitamente funziona così.
      Sai cosa mi suona male? Il fatto che il cattivo è organizzato e gli eroi si affidano ad azioni inaspettate. A parte che un Evil Overlord che si rispetti dovrebbe cercare di anticipare quanto più possibile le mosse avversarie, per minimizzare i rischi che le cose vadano a
      signorine di bassa morale.
      Non è tanto che il cattivo dovrebbe vincere... è che a volte i buoni vincono a dispetto di ogni probabilità logica. Cioè, questo si fa un mazzo a tarallo per conquistare il mondo e poi arriva il primo prescelto che capita (e oggi ce ne sono talmente tanti che devono essere diventati merce in saldo) e gli fa saltare tutti i piani. Messa così mi fa quasi pena, 'sto povero cattivo.

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