sabato 4 maggio 2013

Il vampiro di New York (no, non sbrilluccica).

Come sia finito in casa mia non lo so. Giro bene alla larga dai vampiri, vista la disgraziata deriva buonista che hanno preso in questi anni. 
Però che dirvi? L'altra sera avevo bisogno di degradazione - sapete, quando siete depressi e vi rimpinzate di schifezze, immedesimandovi in Bridget Jones che sbafa cioccolatini mentre canta in lacrime All by myself davanti alla tv - ho frugato e ho trovato 'sto libro. Mi sono detta, massì, una bella vaccatona di quelle con storia d'aMMore insulsa compresa! Perché ve lo racconto (a parte il perché è sabato mattina e non ho voglia di mettermi dietro alle faccende)? Perché per me l'equazione era:
Dracula + trasferta a NY = emulo più o meno triste del già di suo triste Tuailait.
Guardate come quell'insulso aborto di libro ha modificato i miei pregiudizi: l'associazione vampiro-stronzata è partita automaticamente.
Invece il libro non era affatto come mi aspettavo. O meglio, sì e no.
Ci sono i vampiri? Tristemente, sì.
Sbrilluccicano? No.
C'è la storia d'aMMore? Boh.
Insomma, il discorso è questo: il libro si configura come un thriller. Sì, avete capito bene. 
E si muove su due piani temporali distinti: il primo decennio del Duemila - mi pare 2009, ma non ho voglia di controllare - e il 1863. Luogo: NY city, of course.
In pratica: in un cantiere trovano il corpo mummificato - non mummificato con le bende, no, la mummificazione naturale - di un uomo e, siccome 'sto cantiere è di proprietà della solita multinazionale con mani in pasta ovunque (che col cavolo che vuol farsi fermare i lavori), viene iniziata un'indagine. Non solo archeologica - la protagonista è archeologa, casomai ve lo steste domandando - ma proprio di Polizia, con tanto di investigatore assegnato al caso, perché tipo la multinazionale sostiene un candidato sindaco "dei ricchi" il quale (va da sé) è razzista, xenofobo e pure un po' bastardo e vuole evitare che il candidato dei poveri (ovviamente nero) sfrutti il disinteresse per il  morto in campagna elettorale. Perché il morto è un marinaio. Un marinaio di colore.
L'altro piano temporale è il 1863: il conte Draculia (sì, scritto così) sbarca a NY sotto il nome falso di Enoch Bale (dopo essere scampato a un naufragio, tanto per gradire) e dopo poco arrivano i fratelli Van Helsing, da poco orfani di padre, che inseguono il vampyr (sì, scritto così), per vendicarsi.
L'indagine e la caccia all'uomo alla fine si riveleranno strettamente connesse e l'una permetterà di svelare il segreto dell'altra.
Ora, normalmente io sono abbastanza rognosa con le rivisitazioni e il riutilizzare personaggi altrui (a meno che lo scrittore non sia Kim Newman. Lui può fare tutto!). Se poi parliamo di Dracula, lo sono ancora di più (a meno che lo scrittore non sia Kim Newman l'ho già detto?).
Mi aspettavo un orrido paranormal romance e no, non lo è. Almeno mi sono risparmiata la storia d'aMMore melensa. Si legge, eh. Voglio dire, mi aspettavo peggio.
Però:
  1. Draculia che è bravo ma ce l'hanno tutti con lui? No. Scusate, no. C'ha pure la tisi come Mimì. Gli manca solo qualcuno che gli canti che gelida manina.
  2. Il fedele servo cinese di Draculia. Really?
  3. I cattivi, anzi, kattyvi sono i dampiri, che sono brutti, sporchi e pure scemi.
  4. Il Kattyvo - notare la kappa maiuscola - che è fuori di testa come un poggiolo e pure vampyr rinnegato e serial killer no. Fra l'altro, Draculia lo insegue da 'na vita, non è mai riuscito a ucciderlo e lo fa fuori  l'archeologa in due - dico due - righe?
  5. La figlia di Van Helsing si chiama Echo. E gli altri come si chiamano, Charlie, Tango e Bravo? Mapperfavore!
  6. Che-diavolo-è-quel-finale?! Appiccicato con lo sputo, insulso, che non c'entra una ceppa col resto, ma perché? L'archeologa che si fa vampirizzare per vedere il futuro? Di tutte le cose sceme...
  7. In realtà, questa è una storia vera che Bram Stoker avrebbe sentito da Mark Twain che era parente di una delle tizie coinvolte con Echo Van Helsing? Ma anche no, grazie.
  8.  L'archeologa che discende da Echo Van Helsing? Ma anche no, grazie II la vendetta.
  9. Come mi suggerivano - a giusta ragione: Fanucci, la copertina con il tizio sbavato - fra l'altro il vestito non si può guardare e il cappello manco - è leggermente fuorviante. No, così per dire, eh.
Però un lato positivo c'è - a dire la verità ne ha diversi: non è eccelso, ma neanche indegno - la parte ottocentesca, combinata con la presenza di un assassino seriale, mi ha fatto venire voglia di rileggere uno dei miei libri preferiti di sempre. L'Alienista. Ve ne parlerò, prima o poi.

6 commenti:

  1. Rispettone-one per questa recensione vampirLica e complimenti per lo stomaco :-D
    Il timore è che veramente Tualett ci abbia rovinati tutti: io ho i conati premonitori appena sento parlare di vampiri, purtroppo. Fortuna che Dracula e Intervista col vampiro li avevo letti prima.

    Quest'anno ti vedo al Salone? Io ci faccio l'addetta stampa, il che in soldoni significa che entro e gironzolo aggratis.
    Sarò lì sempre tranne il sabato, perché faccio da relatrice a due brave autrici di un western che presentano al Salone Off, dall'altra parte di Torino (sono letture e presentazioni "decentrate", per valorizzare anche altre zone della città).

    Sono stradepressa in sto periodo, mai stata tanto disoccupata come ora, vorrei avere almeno l'ispirazione per scrivere ma non arriva...

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    1. No, vabbé, non è così pessimo, dai! Non mi merito i complimenti! Le vere pIrle, quelle che poi ti devi fare di Plasil, sono altre e noi lo sappiamo!
      Quest'anno niente Salone, un po' per mancanza di tempo, un po' per mancanza di soldi (argh), però il western, scritto da due donne mi interessa: come si intitola?
      E quanto alla depressione e alla non-scrittura... siamo in due, cara. E sai cosa prenderei in considerazione, se ancora avessi la tua età e un sacco di altri problemi al contorno in meno? Fuggire all'estero.

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    2. Eh, ma io sono un'italianista e non una geologa, non sono così versatile. E poi tendo ad oppormi per principio all'espatrio definitivo: esperienza all'estero sì, fuga no. Io sono qui e voglio restarci, ne ho in diritto.

      Il libro delle due autrici è questo qui, da me letto, recensito e intervistato http://www.diariodipensieripersi.com/2013/01/il-fascino-epico-del-western-il-destino.html
      . Uh, peraltro devo amicizzarti su facebook: sono Hildegard von Bingen, se ti trovi una richiesta d'amicizia a tale nome sono io :-D

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    3. Sicuro che ne hai diritto, ma... questo paese si merita il sacrificio di tanti giovani promettenti che cercano di restare? Non lo so, Eli.
      Il libro sembra molto interessante... c'è anche in digitale?
      (Hai fatto bene a dirmi della richiesta di amicizia, perché, se non conosco chi me le invia, non le accetto!)

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  2. Peraltro non ti trovo su FB! Dove sei? :-D

    Sì sì, l'ebook c'è e costa anche poco:
    http://www.ibs.it/ebook/Costantini-Laura;-Falcone-Loredana/il-destino-attende-a-can/9788895744797.html

    Io ce l'ho cartaceo (me l'hanno mandato dalla Las Vegas)

    Eh, lo so che sto paese non merita che ci restiamo; diciamo che per me restare è anche una questione affettiva e familiare. Quando ero single ho frequentato tutte le riunioni possibili per progetti di espatrio (SVE, stage Aiesec, Leonardo...), ma ti dirò che nessuno mi ha veramente convinto. Sono disorganizzati, poco professionalizzanti e non pagano. Senza contare che devi muoverti almeno un anno prima per partire un anno dopo, nel caso dello SVE. Io volevo partire dopo la laurea (prevista per febbraio 2013) ed ero andata alle riunione a ottobre 2012 e mi sono sentita dire "chi si applica oggi è per partire a settembre 2013". No comment.... Nel frattempo avevo trovato un nuovo moroso e momentaneamente messo in cantina l'idea. Perché è sempre dall'Italia che si deve espatriare, con tutti i problemi e le lungaggini del caso :-P
    In compenso a inizio giugno vado 10 giorni in Lettonia ad un piccolo scambio internazionale, giusto per ammazzare la noia.

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    1. Ti trovo io, su FB! XD

      Mmmm, prezzo interessante, in effetti! Ci sto facendo un pensierino...

      Espatriare è un qualcosa di estremo, lo so. In tutti i sensi e per tutte le implicazioni che ha. Io sono la prima che, alla fine, non l'ha fatto. Mi è andata bene lo stesso (più o meno).

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