lunedì 4 marzo 2013

Come smarrire una storia e vivere felici lo stesso (ma quando mai?)

"Nel mio disordine, io trovo tutto".
Una solenne ceppa.
Nel mio disordine non trovo un cazzo (e scusate il francesismo).
Perché la mia maledetta voglia di scrivere - quella scioperata - dopo mesi di languori e cartoline dalle Bahamas con spiagge bianche, mare cristallino, palme, cocchi - non quelli tirati da cavalli, quelli che si mangiano - e dietro la scritta "sì ti amo, ma forse non torno che qua sto tanto bene" (e sticazzi), finalmente sabato mattina arriva.
Alle sette, notate bene.
Un sabato mattina perfetto: talmente perfetto da non credere. 
Perfino la piccola scimmia urlatrice di fianco (no, non la dolce metà, povero Cristo, la babbuin... la bambina di quelli dell'appartamento accanto, che spicca nel panorama psicopedagogico come pessimo esempio di educazione, o magnifico esempio di cosa i genitori devono assolutamente evitare, se vogliamo vederla alla Pollyanna) non aveva rotto i cosiddetti. E di solito lo fa, eh. Puntuale come la morte si desta - e, che è peggio, ti desta - a suon di crisi isteriche ogni giorno che Dio manda in terra. Festivi inclusi.
Che ti vien voglia di nell'ordine:
  • sfondare la porta a calci, entrare a kalashnikov spianato e farla tacere per sempre;
  • fare un minicorso accelerato alla madre, una roba che si intitola: "Tu sei il genitore, vedi di comportarti come tale";
  • consigliare - sempre alla madre, la quale - va da sé - non brilla per intelligenza - il numero di un bravo esorcista.
Comunque, ero lì che me la ronfavo, quando la voglia di scrivere è arrivata, gigatrolley a rimorchio, e, con un garbatissimo calcio in culo, mi ha costretta ad alzarmi. La storia NaNosa chiamava - quella sì che mi interessa, mica la stupidaggine da mille parole a sera che uso come allenamento.
E così, fuori dalla branda soldato.
Mi sono messa a fare un po' di ricerche, perché mica è facile, quello che sto scrivendo. Cioè, non è facile per me.
Comunque, un bel po' di nozioni - e una cheesecake infornata - dopo, arriva la sensazione.
Quella della serie "Luce verde, pronti al decollo".
Amo quella sensazione, che ve lo dico a fare?
Avvio Scrivener.
E la storia NaNosa non c'è.
O meglio, per esserci c'è.
Incompleta. Ridotta a meno della metà.
Perché? Perché per quella ho usato il netbook. Quello piccolino, carino, tutto rosa confetto e bianco.
Quello che attualmente si trova in Cadore. Con i miei, ai quali l'ho prestato senza prima verificare - perché sono una maledetta idiota - di avere tutto quanto a disposizione per - sai mai la vita - lavorarci su.
Morale della favola: i miei vengono giù domani. Il che significa niente netbook fino a mercoledì.
Ma c'è di peggio. Perché se il dannato Dropbox si è sincronizzato, mi ha sovrascritto i backup. Quelli vecchi sopra quelli nuovi, ovviamente.
E se non ho più il file .odt di sicurezza, creato dopo l'ultima crisi di sparizione della storia e forse cestinato, ciao bambina.
Non si tratterà più di editare. Ma di riscrivere, nel vero senso della parola.
Perciò ditemelo pure tutti in coro: "Sei un'idiota."

4 commenti:

  1. Abbiamo in comune la bambina, nel mio caso sta nell'appartamento di sopra. Corre tutto il giorno, anche la domenica mattina e il soffitto trema.
    Ogni tanto, per fortuna, cade rovinosamente e la smette. Solo che poi inizia a frignare. Se magari si rompesse una zampa per 3 mesi... Non mi pare di chiedere poi molto... ;o)))

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  2. Non hai idea delle incazzature. Perché questa fa i capricci e la madre - quella cretina! - gliele dà tutte vinte. Con il risultato che, alla minima contrarietà, la babbuina attacca la sirena e la dura delle ore. E poi non ho mai visto al mondo - ma proprio mai! - una bambina che piange tutte le sacrosante volte che deve salire in macchina. Funziona così: inizia a urlare dentro casa, esce nelle scale (e le urla rimbombano), poi entra nell'ascensore (temporaneo attutimento delle onde sonore) che riprendono con uguale intensità quando esce dall'ascensore e si avvia per andare nel parcheggio. Ma porca miseria, quando si allontana senti l'effetto Doppler! E non è che non ci siano mai stati bambini piccoli in quell'appartamento, eh. Questa è la terza. Ma spaccamaroni così mai. E comunque, la colpa è dei genitori. Perché quando abitavamo al quinto piano - e all'epoca io e mio fratello eravamo piccoli - mia mamma si raccomandava di far piano a giocare perché sotto abitava gente. Ma mi pare anche il minimo!

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    1. Anche i miei genitori si raccomandavano di non correre in casa perché dava fastidio a quelli che stavano di sotto. Oggi capisco davvero quanto possa essere fastidioso. Nel mio caso è la seconda famiglia con bambina velocista, quelli di prima ogni tanto almeno venivano a scusarsi ma questi proprio per niente. Anche nel mio caso questo mostriciattolo spesso piange per le scale con immancabile effetto cattedrale (carino l’effetto doppler… ;o)))
      Inoltre con la bella giornata di ieri la famigliola è stata tutto il giorno chiusa in casa, passa più tempo di fuori il mio cane che quella bambina. Se uscisse per un po' almeno potrebbe sfogarsi (forse) e invece niente...

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  3. Inoltre con la bella giornata di ieri la famigliola è stata tutto il giorno chiusa in casa, passa più tempo di fuori il mio cane che quella bambina. Se uscisse per un po' almeno potrebbe sfogarsi (forse) e invece niente...
    Anche questi rimbambiti qua la tengono sempre in casa. Ieri c'era da portarli in spiaggia, i bambini, altro che. Invece nisba. E la settimana scorsa, quand'è venuta la neve, mica ce l'hanno portata, al parco a giocare, figurarsi.

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