mercoledì 20 marzo 2013

Il circolo vizioso dell'ignoranza

Un italiano su due non legge neppure un libro l'anno.
Non lo dico io. Lo dice Il sole 24ore, qui.
Dice: "E a te chettefrega? Se vuoi leggere, leggi. Gli altri facciano un po' come credono. Sono loro, a perderci."
Ehm sì, vero.
Sono loro a perderci. Ma anche un po' io.
Perché?
Ogni volta che vado in libreria (e meno male che non capita più tanto spesso da quando ho il reader) mi vengono i nervi. Pile e pile di - lasciatemelo dire - inenarrabile rumenta che riempie gli scaffali e, per di più, è venduta a caro prezzo.
Dice: "Eh, le case editrici pubblicano solo schifezze".
Sì. 
Però c'è un'altra cosuccia che noi lettori forti, amanti del fantastico e aspiranti scrittori non vogliamo vedere: le case editrici pubblicano quello che la gente legge.
E adesso dico una cosa snob: come fa una persona che legge un libro l'anno a giudicare se quell'unico tomo che s'è comprata è bello o meno, originale o meno, meritevole o meno?
Dice: "Eh, ma mica devo essere chef per giudicare se quello che mangio è cacca o Nutella."
Già, ma mangiare mangi tutti i giorni. Va da sé che distingui cosa è buono e cosa no.
Leggere invece? 
Se leggi un solo libro - mettiamo sui vampiri - non hai alcun termine di paragone e qualsiasi cosa leggerai ti sembrerà una fantastica novità.
Ed ecco che arriviamo al perché mi frega di questo branco di ignoranti: perché in libreria si trovano cose adatte al loro livello. 
Sì, al loro livello. Anche questo suona snob? Invece, è un dato di fatto. 
Non si può pretendere che chi legge più di cinquanta libri l'anno sia soddisfatto dall'offerta nelle librerie, calibrata su un pubblico che, se va bene, ne legge uno, due se è proprio festa grande.
Chi non si intende di fantascienza prende la prima boiata che si trova sottomano, basta che abbia una copertina un po' invitante, magari con su un'astronave, e la legge convinto di aver fatto chissà quale acquisto. Il lettore forte, proprio perché ha tanta esperienza, è più smaliziato e consapevole.
Perciò, se vuoi qualcosa di originale, un po' diverso, un po' più da intenditore (e mi riferisco al fantastico perché è quello che principalmente leggo io), due sono le cose: o rinunci, o lo ordini. In inglese, eh, perché certe cose non vengono nemmeno tradotte.
Evidentemente, un esercito di lettori deboli paga più che un manipolo di lettori forti e, quindi, vai col liscio: sempre le solite quattro boiate in salsa rosa.
L'altra ricaduta è che, come si leggono, si scrivono anche le solite quattro boiate in salsa rosa e da qui lo scarso livello della produzione fantastica italiana. (In realtà, a giudicare dall'ultimo libro di narrativa scritto dall'ennesima esordiente italiana spacciata per caso letterario, mi sa che anche sul non-fantastico stiamo messi maluccio.)
Un orrido circolo vizioso.
Come fare a spezzarlo? Non ho una soluzione generale - e chi sono, Wonder Woman? - però ho quella che va bene per me.
Emigrare, quantomeno mentalmente. Lasciarsi alle spalle le italiche lande e, sì, invece di sguazzare in questa polla, buttarsi nel mare magnum dei libri in inglese. Evitare le librerie e scegliere oculatamente, sfruttando la Rete e menomale che c'è. Fidandosi del giudizio di amici e colleghi blogger di fiducia e non delle recensioni prezzolate in rete: mai - dico mai! - credere ai casi letterari conclamati.
Magari non cambierà niente a livello globale, gli italiani sono un popolo ignorante che tale rimarrà, ma almeno noi lettori forti vivremo un po' meglio.

6 commenti:

  1. Condivido tutto.
    Aggiungo di mio: qui da noi si è persa la concezione della lettura come divertimento e passione. O è elitaria, esclusiva di pochissimi, oppure è rumenta, come dici tu.
    Inoltre ci sono pochi intermediari competenti tra il lettore e lo scrittore. Valee a dire: ci sono pochi editori che capiscono qualcosa di quel che pubblicano.
    Questo suona snob? Beh, è ciò che ho imparato da quando indago sul mondo dell'editoria italiana, ossia dal 2006 a oggi.
    Poi sì, c'è anche l'italiano medio, che non ha mai un guizzo di curiosità, che non legge più nemmeno un articolo intero (500 parole? ohhh, quante! Datemi una figura e un riassunto tweet di 140 caratteri!)
    Insomma, troppe convergenze, tutte negative.

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    1. Valee a dire: ci sono pochi editori che capiscono qualcosa di quel che pubblicano.
      E, se ci sono, sono schiacciati dalle logiche del mercato, per cui magari si rendono conto che un testo è bello e meritevole, ma, per mandarlo nel gargarozzo ai lettori, devono banalizzarlo, renderlo semplice e, magari, evitare certe tematiche. Il che è di una tristezza infinita.

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  2. Tresor, alcuni dati statistici:
    1: il libro è l'oggetto meno usato in assoluto nel giusto modo.
    2: il libro è l'oggetto più regalato in assoluto
    3: il libro è l'oggetto più usato come fermaporta
    4: il libro è anche un libretto di istruzioni che sfugge alla statistica.
    5: il libro... il libro... il lib... ro.. i..l ... l... i ...b... r... o...

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    1. In pratica, il libro è l'oggetto più frainteso dell'universo.

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    2. Oui!
      Ma non dirlo in giro ch questo fraintendimont è solo dell'universo italico.
      Ahpperò se regalassero i libri anche con telesette...

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    3. Ahpperò se regalassero i libri anche con telesette...
      Ma anche no. Non oso immaginare...

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