lunedì 11 marzo 2013

Io che scopro Tsui Hark - Detective Dee e il mistero della fiamma fantasma.

Se si esclude la passione - che svanisce lentamente - per anime&manga, non ho molto a che fare con l'Oriente. Mi piacerebbe andare in Giappone e mi affascina la storia cinese, ma non ne ho una conoscenza degna di nota.
Similmente, non sono un'esperta di cinema (ma quello in generale).
Però alcune sere fa mi è capitato di vedere un film che mi ha colpito molto: Detective Dee e il mistero della fiamma fantasma
Sorpresa, fra l'altro, dal fatto che fosse doppiato, e bene, in italiano (!) e che fosse davvero ben recitato (per una che ha guardato qualche live action giapponese non è una cosa così scontata), sono andata a cercare notizie in rete e ho scoperto che il regista è Tsui Hark, del quale mi sono ripromessa di approfondire la conoscenza. Ma parliamo del film.
Cina, 690 a.C. 
Nell'imminenza della controversa incoronazione di Wu Zetian, prima imperatrice della storia cinese, mentre un gigantesco Buddha con le sue sembianze deve venire ultimato (e dico "deve" perché se non sarà finito per il giorno dell'incoronazione tutti coloro che ci lavorano, dalla bassa manovalanza ai progettisti, verranno messi a morte), due ufficiali di stato muoiono per autocombustione, proprio dopo essere stati in visita a questo enorme cantiere. Per investigare viene chiamato - ma sarebbe meglio dire tirato fuori di prigione - Di Renjie, un ex-ispettore reale imprigionato otto anni prima proprio per essersi ribellato all'imperatrice.
Di Renjie è davvero un tipo strano: estremamente intelligente e acuto, nonché ottimo combattente, non ha timore di dire in faccia quel che pensa, a nessuno - nemmeno all'imperatrice - e non si lascia sorprendere da nulla. Tuttavia, ha un modo di fare così sciolto da risultare immediatamente parecchio simpatico. 
Come dire... ha una notevole faccia tosta.

Al suo fianco, l'ufficiale Shangguan Wan'er, la donna di fiducia dell'imperatrice stessa, cui è stato affidato il compito di assistere Di Renjie (in realtà, è lì per spiarlo, come è ovvio per tutti fin dall'inizio).
Nel corso delle indagini, ai due si unisce, più o meno suo malgrado, anche l'albino Pei Donglai, l'attendente di uno dei due funzionari morti. Donglai, che è testimone oculare della seconda autocombustione, è spietato, incline a scoppi di collera e decisamente poco amichevole. 
Lui secondo me è il migliore!
[Ma è interessante vedere come, dopo un inizio alquanto burrascoso, si sviluppi - senza che questo venga esplicitato con sequenze introspettive o spiegoni - un rapporto di piena collaborazione, se non di grande fiducia, fra lui e i suoi due improvvisati compagni. Perché sarà anche quello più rapido a sfoderare le armi, ma è anche quello che, quando uno degli altri rimane indietro durante la parte più movimentata, torna indietro, a dispetto del fatto che la priorità per la risoluzione del caso è andarsene e che potrebbe fregarsene grandemente perché l'indizio che conta, quello che erano venuti a cercare, l'hanno trovato. Sì, Donglai è il mio preferito. Si nota?]
Questo trio così particolare e mal assortito - ciascuno ha i suoi scopi che non rivela agli altri - sbroglia il mistero, fra inseguimenti, colpi di scena, trasformazioni e scenografie da paura.
Non vi dirò cosa succede, né come finisce. Guardatelo, perché è bello e merita.
Di questo film mi hanno colpita positivamente parecchi aspetti.
Tanto per cominciare, ma è abbastanza ovvio, la ricchezza visiva perché ve lo dico proprio: è una gioia per gli occhi, sia per quel che riguarda l'ambientazione che le scene di combattimento. Mi ha conquistata alla prima ripresa interna del grande Buddha, ma quando siamo arrivati al Bazar Fantasma ciao. Sono partita completamente.
Poi, il suo essere a cavallo fra generi diversi. Si tratta infatti di un bel giallo - complicato e solido al punto giusto - ambientato in un mondo nel quale la commistione fra elementi della tradizione (miti, leggende, credenze religiose) si scontra e in uno strano modo fa da contraltare alla modernità dei tre protagonisti che, ben lungi dall'attribuire a cause sovrannaturali i misteriosi omicidi della fiamma fantasma, sono decisi a scoprire invece l'assassino cercando di innanzi tutto di capire chi ne trae beneficio.
Infine, ho apprezzato - e non sono un'esperta di cinema, eppure è risultato evidente anche a me - la leggerezza con la quale vengono tratteggiati i personaggi. Non ci sono grandi dialoghi fra loro, né scene strappacuore della serie "oh, come ti avevo mal giudicato", anche perché il ritmo è molto accelerato, non ce n'è nemmeno il tempo, ma, da come si guardano e da quello che fanno, si capisce come cambia l'opinione che hanno l'uno dell'altro.
Si ha una sensazione di rigore e di misura, nella regia, che rende tutto molto funzionale. Non c'è una sbavatura, né un punto morto.
Insomma, tanto di cappello.
[Ah, un appunto: l'imperatrice e Di Renjie sono personaggi storici.]

Nessun commento:

Posta un commento