giovedì 27 settembre 2012

L'editor

Lo ammetto: qualche anno fa ero molto più divertita di oggi dalle discussioni fra autori e lettori, specie se si trattava di geGni nostrani. Oh, okay, vuoto proprio il sacco: ho lurkato qualcuno dei match più sanguinolenti.
Il diavoletto che è in me ha appena sputato per terra dicendomi che sono noiosa. Non ha usato esattamente questo termine, però. È che ho smesso di interessarmi a questi litigi e lui non l'ha presa bene.
Fra i vari pomi della discordia - ce n'erano e ce ne sono a bizzeffe - uno dei più grossi riguarda l'editor.
Vi faccio due esempi.
Caso n.1: "Non è colpa mia se non so mettere gli apostrofi, non ho avuto un editor!"
Caso n.2: "Ma questo personaggio è morto nel capitolo scorso! Com'è che ora se ne va in giro come niente fosse? Cosa cavolo faceva l'editor, invece di controllare quel pasticcione dell'autore?"
(Diavoletto, piantala con quell'aria nostalgica. Di rimettersi a leggere risse virtuali non se ne parla, fattene una ragione.)
Oggi che di editor ed editing so qualcosina di più, penso sia giusto mettere qualche puntino sulle i.
L'editor non riscrive il testo. 
In prima battuta, quando si lavora sulla struttura della storia, è quello che aiuta a tirare fuori gli aspetti interessanti che magari non hai sviluppato a dovere, a eliminare lungaggini, a scoprire buchi logici o punti deboli nella trama.
Il suo punto di vista resta sempre esterno. Ti può chiedere di chiarire meglio qualcosa - e allora ti viene un'idea azzeccata cui non avevi pensato - o può farti notare che in un certo punto la storia non si capisce bene, o perde la direzione e gira in tondo, oppure che, molto onestamente, il personaggio X fa delle cose a caso. Ma chi si mette lì e scrive è sempre e comunque l'autore.
Fra parentesi: se hai la fortuna di avere un editor - un professionista, non un beta-reader, senza nulla togliere - non è una mossa furba fare lo Scvittove che non vuole toccare il Sacro Testo. L'ultima parola è sempre la tua. 
Nessun editor serio ti imporrà le sue scelte, men che meno un editing fatto senza la tua collaborazione, ma le sue proposte vanno ascoltate con attenzione e ponderate, prima di decidere cosa fare.
L'editor non corregge gli strafalcioni in italiano.
Cioè, poi lo fa lo stesso, ma non è lì per quello. Nella fase due, quando lavori "di fino" sul testo, sbroglia periodi arzigogolati, scova le ripetizioni, suggerisce alternative.
Non è la Maestrina dalla Penna Rossa.
Lo scrittore, o chi si reputa tale, deve - e sottolineo deve - conoscere l'italiano. Che, fra l'altro, non è una lingua semplice: qualche scivolone può capitare a tutti. Ma ortografia, consecutio, apostrofi, coniugazioni e ausiliari,  concordanza soggetto-verbo e sostantivo-aggettivo vanno maneggiati con assoluta sicurezza. Un errore a quel livello non è accettabile. All'autore che li sbaglia non serve un bravo editor: urge uno stage di grammatica alle elementari.
L'editor non è tenuto a controllare il tuo livello di documentazione.
Prima credevo che alcune delle più plateali prove di assoluta mancanza di documentazione - vedi il famigerato architrave con chiave di volta e il tiro con l'arco che è facile e poco faticoso, ambedue by Troisi - fossero da imputarsi a mancanze da parte dell'editor.
Cavolo! Non ha controllato che l'autore conoscesse effettivamente quello di cui stava parlando.
Sbagliato.
L'editor non è un tuttologo: se scrivi una storia d'avventura con protagonista una cozza, non puoi pretendere che il poveretto si vada a studiare tutto lo scibile umano su questi simpatici molluschi al posto tuo. (Comoda la vita, eh?)
Se si tratta di cultura generale - vedi la stupidaggine del tiro con l'arco: non serve essere un arciere, basta ricordarsi di Ulisse e dei Proci, un bell'esempione classico - può evitarti una figuraccia (nel caso della Troisi evidentemente non è successo), ma quando si va sullo specifico - e ci si deve andare, perché l'autore deve documentarsi - lui alza le mani e spera in bene che lo scrittore abbia fatto tutto il lavoro preparatorio da bravo ragazzo.
Cos'è l'editor?
È l'altro genitore del tuo romanzo.
È quello che ti sopporta quando ti fai delle paranoie sul testo che non va bene, sul protagonista che, rileggendo, non ti convince poi così tanto, sul personaggio Y che "cielo, è inutile, potremmo anche tagliarlo del tutto", oppure sul "sai, ho pensato, magari potremmo aggiungere un giorno alla timeline" (quando gli fai 'sto scherzetto a pochissimi giorni dalla consegna del file al correttore bozze è probabilmente quello che ti vorrebbe strozzare, ma ha il buon gusto di non dirtelo).
Aiuta, e molto. Moltissimo.
Ma.
Non è onnipotente. Non è onnisciente. Soprattutto: non lavora al posto tuo.
Se c'è uno che deve sfinirsi per migliorare il testo è l'autore: nessuno può sperare di conoscere meglio la storia e ogni suo retroscena.
Nessuno può amarla più di chi l'ha scritta.
Lavorare per migliorare le proprie storie è un atto d'amore, forse più che scriverle. E gli atti d'amore, amore vero, non funzionano per procura.

3 commenti:

  1. C'è molta confusione dietro queste figure: editor, redattore, correttore, consulente. La redazione (editor e/o redattore, dipende) si occupa anche dei riscontri, ad esempio (ovvero: se scrivi che i re di Roma erano nove, la redazione verifica e dice "to', erano sette: segnaliamo all'autore che dobbiamo correggere". E questo lo si fa anche con i libri stranieri, contattando autori esteri per dire "ciccio, hai scritto che Milano è in Piemonte, ma guarda che è in Lombardia; frega niente se in altri ventordici Paesi è uscito con un errore, noi correggiamo). Ma effettuare i riscontri su dati oggettivi come nomi, date, città e così via non significa, come dici tu, che l'editor/il redattore siano tenuti a sapere tutto dell'argomento di cui tu stai parlando, che si tratti di pesca o d'uncinetto, e che siano tenuti a correggere le tue argomentazioni.
    Idem, mi dà molto fastidio quando gli strafalcioni di grammatica vengono scusati con un "sai, il mio libro è uscito per un microeditore, non ho avuto editing". La grammatica la devi sapere tu per primo, Autore caro.
    Per quanto riguarda invece il lavoro su trama, struttura, personaggi, che sì, è solo dell'editor... uno scrittore che conosciamo entrambe mi ha detto un giorno "quando l'editor propone un cambio, pensaci su tre giorni. Se dopo tre giorni ti sei convinto, aveva ragione lui; se ancora non vuoi saperne, allora difendi le tue scelte."

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  2. Sono d'accordo, tranne forse sul fatto della documentazione. Di sicuro, secondo me, l'editor dovrebbe dire, per esempio, allo scrittore: "tu qui hai scritto che per sparare con una balestra bisogna eseguire queste operazioni, ne sei sicuro?" Altrimenti, resta il fatto che è la casa editrice ad aver pubblicato un romanzo in cui ci sono affermazioni errate.

    Credo - ho paura, anzi - che in qualche caso l'editor "riscriva" parti del testo, anziché consigliare/discutere con lo scrittore. Aspetto che non accetterò mai.

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    1. Di sicuro, secondo me, l'editor dovrebbe dire, per esempio, allo scrittore: "tu qui hai scritto che per sparare con una balestra bisogna eseguire queste operazioni, ne sei sicuro?"

      Ma un conto è seminare un dubbio, un altro essere in grado di rilevare e correggere errori di documentazione veri e propri ("tu hai scritto che la balestra si usa così, invece no, si usa cosà"). Se si tratta di cultura generale, ci può stare, ma quando si va sullo specifico, secondo me è oltre le competenze.

      Altrimenti, resta il fatto che è la casa editrice ad aver pubblicato un romanzo in cui ci sono affermazioni errate.
      Però la figura dell'ignorante la fa l'autore, se ci pensi bene. Non la casa editrice. Ed è anche giusto: ognuno si deve prendere le proprie responsabilità.

      Credo - ho paura, anzi - che in qualche caso l'editor "riscriva" parti del testo, anziché consigliare/discutere con lo scrittore. Aspetto che non accetterò mai.

      Un editor serio, questo te lo garantisco, non lo fa. Anzi, non solo non lo fa, ma una delle prime cose che ti specifica è: "stai tranquillo, l'ultima parola sul testo è sempre la tua."
      Poi non viviamo in un mondo perfetto: a me è capitato che tentassero di farmi accettare a scatola chiusa l'editing di un mio racconto (fra le clausole del contratto c'era l'avallo del "miglioramento del testo", senza nemmeno la presa visione delle bozze). E ci avevano messo le mani sopra senza neanche avvisare. Inutile dire che ho preteso di vedere il mio testo editato, non ero d'accordo su alcune scelte e ho puntato i piedi. Ho fatto la figura della rompiballe, lo so, ma è il mio nome quello sul frontespizio e preferisco sbagliare con la mia testa: infatti, il racconto è in antologia nella versione originale.

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