Avevo circa vent'anni quando, in modo del tutto fortuito, scoprii che il fidanzato (dell'epoca) meditava, per il secondo anniversario, di regalarmi un anello.
Gli ho ringhiato: "Non ti azzardare!" e poi sapete cosa mi sono fatta regalare? Un modellino del Millennium Falcon.
True story.
True story.
I miei amici, quando l'hanno scoperto, si sono sbellicati dalle risate, mi hanno soprannominata "la Spaziale" e hanno cercato di farsi dare, con l'intento di piazzarmelo in camera, un cartonato pubblicitario di Guerre Stellari con Darth Vader a grandezza naturale che era in esposizione da MediaWorld, sul quale sbavavo da mesi in modo inverecondo. (Non ci sono riusciti, peccato.)
Libri, film, serie Tv, fumetti, non ha importanza: la fantascienza mi piace in ogni sua forma e declinazione. Leggo e guardo di tutto, e sono pure un po' contraria al concetto di "genere", ma, ecco, se dovessi dire qual è il mio preferito, non avrei dubbi: fantascienza.
E in questo periodo ci sguazzo dentro in perfetta, soddisfatta e rotonda felicità.
Tanto per cominciare, sono in arrivo: Gateway, dal quale mi aspetto davvero moltissimo (astronavi come se piovesse!) e Serenity Omnibus, per nutrire un po' la Firefly-fangirl che in me. Avrei preferito prenderlo in inglese, ma in italiano è raccolto in volume unico e la differenza di prezzo è notevole. Spero che la traduzione sia buona.
Poi, sto leggendo diversi libri interessanti.
Il primo, il più ponderoso a livello di pagine, è Il codice dell'invasore, di Alessandro Vietti. L'ho trovato sulla mia bancarella preferita l'anno scorso (oltre a tutti e tre i volumi della raccolta Cyber, sempre edita Nord, due volumi di Tanith Lee, l'introvabile La corona nascosta di C.S. Friedman e un sacco di altre cosucce carine. Insomma, sono arrivata a casa con almeno cinque chili di libri). L'ambientazione mi piace moltissimo: l'ultima colonia umana rimasta - su Europa, gelido satellite di Giove. Cupa, miserabile, estrema.
La temperatura non può superare lo zero e la gente vive alla meno peggio, costretta a indossare sempre la tuta spaziale, campando di cibo clonato e alghe autoctone modificate per renderle commestibili.
Tutto è fatiscente, rattoppato, precario: mancano gli impianti per fabbricare in loco pezzi di ricambio e dalla Terra non ne arriveranno.
Perché? Beh, perché laggiù la razza umana è stata sterminata, settant'anni prima, da un misterioso Morbo che, nell'arco di un giorno, ha spazzato via miliardi di persone. Su Europa ci sono solo undici astronavi, ormai obsolete, e va da sé che non se ne costruiscono di nuove. L'unica che abbiano provato a mandare in esplorazione per vedere cos'è rimasto sulla Terra, la StarWind, ha fatto una bruttissima fine. E nessuno si è mai più azzardato neanche a proporre una missione.
Blade Runner e Il Quinto Elemento in versione polare. Ci vado a nozze!
Una lettura piacevole, che parte un po' lenta, ma sale di giri e sta diventando davvero adrenalinica.
Poi c'è, in formato digitale, The Coming of the Terraphiles, una storia con protagonista il Dottore e scritta nientepopòdimeno che da Michael Moorcock. Questa lettura mi sta mettendo un po' più a dura prova, perché l'inglese di Moorcock, per me, è un tantino complicato, perciò procedo con lentezza.
La cosa bella è che prende in giro, con garbata ironia, gli stereotipi e i cliché sugli inglesi di oggi e di ieri e sciorina una serie di situazioni davvero surreali, mentre il Dottore e Amy, coinvolti in un improbabile torneo celebrativo dei costumi della Vecchia Terra (un pasticcio tremendo di malintesi), cercano di sventare l'ennesima minaccia all'intera Galassia. Posso dire che Bingo Locksley, nobile di schiatta inglese, mi sta oltremodo simpatico?
Libri, film, serie Tv, fumetti, non ha importanza: la fantascienza mi piace in ogni sua forma e declinazione. Leggo e guardo di tutto, e sono pure un po' contraria al concetto di "genere", ma, ecco, se dovessi dire qual è il mio preferito, non avrei dubbi: fantascienza.
E in questo periodo ci sguazzo dentro in perfetta, soddisfatta e rotonda felicità.
Tanto per cominciare, sono in arrivo: Gateway, dal quale mi aspetto davvero moltissimo (astronavi come se piovesse!) e Serenity Omnibus, per nutrire un po' la Firefly-fangirl che in me. Avrei preferito prenderlo in inglese, ma in italiano è raccolto in volume unico e la differenza di prezzo è notevole. Spero che la traduzione sia buona.
Poi, sto leggendo diversi libri interessanti.
Il primo, il più ponderoso a livello di pagine, è Il codice dell'invasore, di Alessandro Vietti. L'ho trovato sulla mia bancarella preferita l'anno scorso (oltre a tutti e tre i volumi della raccolta Cyber, sempre edita Nord, due volumi di Tanith Lee, l'introvabile La corona nascosta di C.S. Friedman e un sacco di altre cosucce carine. Insomma, sono arrivata a casa con almeno cinque chili di libri). L'ambientazione mi piace moltissimo: l'ultima colonia umana rimasta - su Europa, gelido satellite di Giove. Cupa, miserabile, estrema.
La temperatura non può superare lo zero e la gente vive alla meno peggio, costretta a indossare sempre la tuta spaziale, campando di cibo clonato e alghe autoctone modificate per renderle commestibili.
Tutto è fatiscente, rattoppato, precario: mancano gli impianti per fabbricare in loco pezzi di ricambio e dalla Terra non ne arriveranno.
Perché? Beh, perché laggiù la razza umana è stata sterminata, settant'anni prima, da un misterioso Morbo che, nell'arco di un giorno, ha spazzato via miliardi di persone. Su Europa ci sono solo undici astronavi, ormai obsolete, e va da sé che non se ne costruiscono di nuove. L'unica che abbiano provato a mandare in esplorazione per vedere cos'è rimasto sulla Terra, la StarWind, ha fatto una bruttissima fine. E nessuno si è mai più azzardato neanche a proporre una missione.
Blade Runner e Il Quinto Elemento in versione polare. Ci vado a nozze!
Una lettura piacevole, che parte un po' lenta, ma sale di giri e sta diventando davvero adrenalinica.
Poi c'è, in formato digitale, The Coming of the Terraphiles, una storia con protagonista il Dottore e scritta nientepopòdimeno che da Michael Moorcock. Questa lettura mi sta mettendo un po' più a dura prova, perché l'inglese di Moorcock, per me, è un tantino complicato, perciò procedo con lentezza.
La cosa bella è che prende in giro, con garbata ironia, gli stereotipi e i cliché sugli inglesi di oggi e di ieri e sciorina una serie di situazioni davvero surreali, mentre il Dottore e Amy, coinvolti in un improbabile torneo celebrativo dei costumi della Vecchia Terra (un pasticcio tremendo di malintesi), cercano di sventare l'ennesima minaccia all'intera Galassia. Posso dire che Bingo Locksley, nobile di schiatta inglese, mi sta oltremodo simpatico?
Infine, oggi, convinta da questa recensione e dal fatto che nel volume è compreso un racconto del mio collega WePub Sergio Donato, ho comprato l'uscita di agosto della collana Urania Collezione: Crociata Spaziale.
Ne ho letto poche decine di pagine, ma, alla descrizione degli inglesi che si imbarcano (con armi, bagagli, mogli, amanti, figli, capre, cavalli, galline e tutto quanto) a bordo dell'astronave, mi è venuta in mente la fantozziana partenza per Roma dei compaesani di Asterix e ho cominciato a ridere come una deficiente.
La storia di questi aspiranti crociati, che vorrebbero conquistare la Terra Santa con un'astronave e si ritrovano ad andare in giro per lo spazio, nasce da un'idea decisamente stramba, ma che funziona e soprattutto diverte.
Non solo per il contrasto fra antico e futuribile, fra arretrato e tecnologico, per cui immaginarsi un branco di soldatacci che bivaccano in un hangar sollevando orci di birra, menando vanterie, giocando a dadi, ammazzando pulci di fronte a un falò acceso ad hoc è spassoso, ma anche - e secondo me è ancora meglio - per i contrasti di tipo ideologico.
Anderson sceglie come voce narrante quella di padre Parvus, un chierico, prende tutti i capisaldi del pensiero scolastico (non solo quelli religiosi, ma anche in merito all'essenza e alla natura fisica dell'universo) e li sbriciola, uno a uno.
Come si fa a non ghignare quando, alla partenza dell'astronave, padre Parvus chiude gli occhi e si infila le dita nelle orecchie per non venire assordato quando ci fossimo schiantati contro la prima delle sfere cristalline che sorreggono i pianeti?
Ma la cosa davvero particolare - che diverte e fa riflettere, man mano che le convinzioni medievali cadono sotto i colpi dell'evidenza - è che il nostro modo di pensare, il modo di pensare di chi legge, è molto più simile a quello degli alieni - i wersgorix - piuttosto che a quello degli umani.
Ad esempio, quando si tratta di rispondere a una domanda che per padre Parvus, incaricato di comunicare con Branithar, l'unico wersgor sopravvissuto al disastroso primo incontro con gli inglesi, è di estrema importanza: i wersgorix ce l'hanno o no, un'anima?
Il povero chierico si affanna a spiegare cos'è l'anima, incartandosi e spremendo fuori, alla fine, un: l'anima è ciò che sopravvive anche dopo che il corpo è morto e affronta il giudizio per quanto il corpo ha fatto durante la vita. Il wersgor risponde: ah. Voi allora credete che la personalità sopravviva dopo la morte. Un problema interessante. Se la personalità è uno schema, piuttosto che un oggetto materiale, come sembra ragionevole, allora è teoricamente possibile che questo schema possa essere trasferito in qualcos'altro; lo stesso sistema o insieme di relazioni, insomma, ma in un'altra matrice fisica.
Come penso sia ovvio, Parvus non ci capisce un accidente e, dopo avergli detto che parla a vanvera peggio di un albigese, pretende una risposta secca: insomma, Branithar, l'anima ce l'hai o no? E ottiene un perfetto, agnostico, non-lo-so.
Ma la battuta che finora mi ha fatto lollare di più è questa:
- Chi sono i cristiani?
Scandalizzatissimo, Parvus obbliga il wersgor a recitare il Pater Noster, sai mai che sia un demonio, ma, con suo sommo disappunto, quello non svanisce in una nube di fumo. E Branithar: Oh, credo di capire, ti riferisci a qualche primitivo pantheon tribale.
Al che il chierico: Oh no, non è una cosa così pagana!
Really?
Non solo per il contrasto fra antico e futuribile, fra arretrato e tecnologico, per cui immaginarsi un branco di soldatacci che bivaccano in un hangar sollevando orci di birra, menando vanterie, giocando a dadi, ammazzando pulci di fronte a un falò acceso ad hoc è spassoso, ma anche - e secondo me è ancora meglio - per i contrasti di tipo ideologico.
Anderson sceglie come voce narrante quella di padre Parvus, un chierico, prende tutti i capisaldi del pensiero scolastico (non solo quelli religiosi, ma anche in merito all'essenza e alla natura fisica dell'universo) e li sbriciola, uno a uno.
Come si fa a non ghignare quando, alla partenza dell'astronave, padre Parvus chiude gli occhi e si infila le dita nelle orecchie per non venire assordato quando ci fossimo schiantati contro la prima delle sfere cristalline che sorreggono i pianeti?
Ma la cosa davvero particolare - che diverte e fa riflettere, man mano che le convinzioni medievali cadono sotto i colpi dell'evidenza - è che il nostro modo di pensare, il modo di pensare di chi legge, è molto più simile a quello degli alieni - i wersgorix - piuttosto che a quello degli umani.
Ad esempio, quando si tratta di rispondere a una domanda che per padre Parvus, incaricato di comunicare con Branithar, l'unico wersgor sopravvissuto al disastroso primo incontro con gli inglesi, è di estrema importanza: i wersgorix ce l'hanno o no, un'anima?
Il povero chierico si affanna a spiegare cos'è l'anima, incartandosi e spremendo fuori, alla fine, un: l'anima è ciò che sopravvive anche dopo che il corpo è morto e affronta il giudizio per quanto il corpo ha fatto durante la vita. Il wersgor risponde: ah. Voi allora credete che la personalità sopravviva dopo la morte. Un problema interessante. Se la personalità è uno schema, piuttosto che un oggetto materiale, come sembra ragionevole, allora è teoricamente possibile che questo schema possa essere trasferito in qualcos'altro; lo stesso sistema o insieme di relazioni, insomma, ma in un'altra matrice fisica.
Come penso sia ovvio, Parvus non ci capisce un accidente e, dopo avergli detto che parla a vanvera peggio di un albigese, pretende una risposta secca: insomma, Branithar, l'anima ce l'hai o no? E ottiene un perfetto, agnostico, non-lo-so.
Ma la battuta che finora mi ha fatto lollare di più è questa:
- Chi sono i cristiani?
Scandalizzatissimo, Parvus obbliga il wersgor a recitare il Pater Noster, sai mai che sia un demonio, ma, con suo sommo disappunto, quello non svanisce in una nube di fumo. E Branithar: Oh, credo di capire, ti riferisci a qualche primitivo pantheon tribale.
Al che il chierico: Oh no, non è una cosa così pagana!
Really?
Faccio del mio meglio! XD
RispondiEliminaScherzi a parte, siccome è sempre valida l'offerta di spedirti Firefly, posso fare un pacco unico e mandarti su anche questo (e magari metterci la copia di Sanctuary di Ais, che ho in casa da due anni)!
Appena lo finisco, impacchetto e mando!
RispondiEliminaIl finale non è dei migliori, forse "chiuso" tutto troppo in fretta, ma i Crociati ne hanno combinate dlele belle anche tra le Stelle! Diego
RispondiEliminaPer ora sono arrivata al negoziato con i wesgorix e mi sto capovolgendo dalle risate. Voglio proprio vedere che cosa succederà.
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